44 - Panico

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Raggiungere quella porta, mi sembrava la cosa più difficile alla quale mi fossi mai sottoposta. Una violenza tale da lasciarmi stremata.

Forse sto sbagliano tutto, pensai. Forse mi ritroverò per l'ennesima volta a piangermi addosso, dopo aver capito quanto sia grande la cazzata che sto facendo. Forse, forse... come se nulla di certo possa far parte della mia vita.

Anche deglutire, sbattere le palpebre e portare un piede davanti all'altro, sembrava costarmi uno sforzo atroce, ma continuai a camminare e alla fine del tunnel salii la scaletta, oltrepassai il portellone e sprofondai nel sedile.

Niente di certo, nessuna sicurezza... sarà questo che mi aspetta.

"Non è così semplice..."

"Non ho mai detto che lo fosse... ma vuoi davvero negarti la possibilità di sapere se ti sei sbagliata?"

Le parole del Signor Mario mi entrarono con prepotenza nella testa, senza preavviso, senza possibilità di replica.

Poi fu il panico. Un'ondata improvvisa di paura mi attraversò la pelle e penetrò nel sangue nei muscoli e nelle ossa. Mi alzai di scatto e una delle hostess mi disse di sedermi.

"No... io devo scendere... io devo uscire..."

"Ma signorina, non è possibile... stiamo per decollare..."

"Aprite il portellone per favore! Aprite il portellone!!!"

"Adesso si calmi..."

"No... io non mi calmo... voglio scendere da questo aereo.... Adesso!!!"

Un'altra hostess corse verso la cabina di pilotaggio, probabilmente pensarono che la mia follia improvvisa, fosse dettata dalla paura, non so, fatto sta che dopo pochi attimi tornò da me e mi accompagnò verso l'uscita.

Scesi la scaletta, corsi verso il tunnel, oltrepassai il corridoio, le scale mobili e la porta a vetri.


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