Alle 7 mi svegliai. Avevo convissuto per due giorni, con una sensazione fastidiosa, continua e sgradevole. La sensazione che fosse cambiato qualcosa.
Andai in bagno. Mi buttai sotto l’acqua bollente ma, a parte le solite ustioni, non riuscii a togliermi di dosso quel peso opprimente al basso ventre.
Cercai di resettare il cervello, gli impegni che mi aspettavano erano troppo importanti perché mi perdessi dietro a stupide fantasie.
“Infondo…” mi dissi “… ho impiegato tre anni per poter raggiungere un minimo di equilibrio. Non lo posso sputtanare così… sarebbe stupido”
Mi vestii, mi truccai, sistemai i capelli e dopo aver salutato la mia piccola Lola, uscii di casa con la stessa spinta di chi sta andando al patibolo.
Durante il tragitto per andare in ufficio, cercai di tenere la mente occupata ripensando agli appuntamenti che mi aspettavano, ma sapevo già che sarebbe stata una giornata lunga e difficile.
Quello che più mi faceva arrabbiare, era d’essermi inciampata su un’idea, una sensazione, un’immagine.
Un’immagine oltretutto illusoria, totalmente finta e priva di qualunque fondamento. Come avevo potuto cedere così rapidamente, facendo crollare quello che a fatica mi ero costruita intorno, quello che mi permetteva di affrontare le situazioni più difficili a testa alta, senza tentennamenti?
Un semplice, stupido imprevisto, un incontro inatteso. A volte le emozioni prevalgono sulla ragione senza preavviso, non necessitano di motivazioni fondate, si distaccano da ciò che ti mantiene razionale e ti trascinano via, per poi abbandonarti in uno stato di demenza da cui non sai riemergere.
Adesso la mia ragione, non combaciava più con le mie necessità. Mi sentivo divisa in due ed era una sensazione a dir poco tremenda.
Ma poi, dico io, necessità di cosa? Non stavo forse bene così? Sembrava non valesse più la regola di bastare a me stessa.
Arrivata in ufficio chiamai Barbara per sapere a che ora fosse l’appuntamento con il direttor Cordelli.
Dopo aver sistemato alcuni documenti, andai nell’ufficio del capo per aggiornarlo sui miei impegni.
“Complimenti Alessia. non te lo dico solo come capo, lo sai… ho sempre fatto affidamento su di te per qualunque cosa… a volte ti ho sobbarcato di lavoro, ma credo che ti sia servito. Sei diventata molto più responsabile, sei… indispensabile… lo so che non dovrei dirtelo… sono sempre il tuo capo… a volte certe cose sarebbe meglio non dirle, ma non penso che ti lascerai confondere da una mia semplice opinione. Ho molta stima di te… so che per te è lo stesso e ne sono orgoglioso”
“Grazie Luca, ma faccio solo il mio dovere… è un lavoro stupendo il nostro e credo d’essere fortunata ad averti come capo. Anche tu sei stato e sei indispensabile per me… ma come hai detto tu… lo sai già. Abbiamo affrontato spesso questo discorso negli ultimi anni… non finirò mai di ringraziarti… lo sai… mi sei stato vicino quando ne ho avuto bisogno e so che sarai sempre lì, se mai dovessi avere bisogno ancora”
“Ok… adesso basta… ho dimenticato i fazzoletti e non ho nessuna intenzione di mettermi a piangere davanti a te, quindi fila via… dai… io ho un sacco di lavoro e tu ne hai più di me”
“Ok capo… vado uccido e torno”
“Ciao Alessia e tienimi informato”
“Ciao Luca… e grazie ancora”
Arrivai all’appuntamento non senza difficoltà. Il traffico è il peggior nemico della fretta, ma feci in tempo a parcheggiare e a fumare una sigaretta prima che Barbara mi raggiungesse.
“Eccomi qui… non ti dico la fatica che ho fatto per trovare un parcheggio… hai portato tutto quello che ci serve vero?”
“Si, ma adesso andiamo che è già tardi!”
L’ufficio del direttore era semplicemente stupendo. Gli affreschi sul soffitto, le pareti color cipria, la luce che entrava da due finestre grandi come il mio salotto, era tutto perfetto. Il legno del pavimento, lucido, profumava di cera d’api e quando ci sedemmo provai una piacevole sensazione di calore.
“Cercherò, per quanto mi sarà possibile di esservi d’aiuto o, quanto meno, di agevolare il vostro lavoro. Mi rendo conto che sarà difficile per voi dover lavorare sul posto… ma non fatevi riguardo… per qualunque cosa, non esitate a chiedere. Infondo, interessa tanto a voi quanto a me che sia tutto perfetto per la prima… e mancano meno di due mesi”
“Non si preoccupi direttore, questa non è la prima volta che affrontiamo un lavoro simile, sarà impegnativo per tutti e se avremo bisogno non esiteremo, questo è certo. Anche noi vogliamo che tutto sia perfetto… e lo sarà”
“Bene allora… detto questo non mi resta che augurarvi buon lavoro. Spero che non vi crei disagio il fatto che gli attori vengano qui per provare direttamente sul posto… non accadrà spesso ma sapete… questo spettacolo è un evento del tutto nuovo… una specie di esperimento. Il regista si è raccomandato che prendessero confidenza col palco… non so nemmeno io cosa ne salterà fuori, ma la critica è stata a dir poco benevola con noi… forse tireranno fuori le unghie più avanti, ma per ora l’idea di rappresentare in forma teatrale un film di tale successo ha messo tutti d’accordo”
“Non si preoccupi direttore… saremo discrete, non daremo fastidio in nessun modo… le strutture più grosse verranno realizzate in laboratorio quindi cercheremo di creare il minor disagio possibile”
“Vi ringrazio e… a proposito… volevo farvi ancora i complimenti per la presentazione di venerdì… soprattutto lei signora… “
“Alessia… mi chiami Alessia”
“Signora Alessia… io…”
“No la prego… solo Alessia… mi sento più a mio agio… davvero…”
“Alessia… mi aspetto grandi cose da lei… perché grandi sono le cose che ha detto. Ma infondo Luca Bezzi oltre ad essere il responsabile del progetto è un mio caro amico da oltre quindici anni, e se si è preso tanta briga per lei, avrà avuto le sue buone ragioni”
“Cercherò di non deluderla direttore”
La giornata scivolò via senza che me ne rendessi conto e quando rientrai a casa mi accorsi che, infondo, era andata meglio del previsto.
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UN TANGO CON GAEL
RomanceQuante volte ci si può mettere in gioco per amore? Quante volte ci è concesso sbagliare e ricominciare? Quante volte si può rischiare di perdere tutto in un attimo? Sono le domande che ritornano continuamente, con prepotenza, nella testa di Ale. Qua...