Il tragitto per l’aeroporto mi permise di rimettere insieme i pensieri, mi rilassai e cercai di trovare il lato positivo, di quella situazione. Finalmente lo rivedrò… non mi sembra ancora vero.
Il decollo fu meno traumatico, ma affondai ugualmente le unghie nei braccioli del sedile, chiusi gli occhi e aspettai che l’agonia avesse fine.
Alle 19,45 l’aereo atterrò a Buenos Aires. Secondo le indicazioni di Tamara, al mio arrivo ci sarebbe stato qualcuno ad attendermi all’aeroporto. Quando vidi il cartello con scritto il suo nome, ringraziai il Signore, corsi incontro all’autista, gli consegnai il biglietto che Tamara aveva preparato per me e lo seguii.
Nel parcheggio, con mio grande stupore, mi trovai davanti ad una limousine nera, lunga come il mio appartamento.
“Questo è troppo… se mi vedesse Barbara adesso… cazzo…”
L’autista mi aprì la portiera e io restai un attimo a fissarlo senza sapere cosa fare.
“Pardone…”
“Dìgame señorita, él necesita algo?”
“Si… ecco… yo… hablo solamente italiano…”
“No es un problema… yo comprendo… me dica”
Che culo, pensai.
“Io dovrei cambiarmi prima di andare all’appuntamento… alla cena… insomma… ha capito?”
“Si señorita… io ho l’ordine de portarla al suo hotel… li troverà una camera dove cambiarsi l’abito… bien?”
“Ah… scusi… non sapevo… va bene… grazie”
Dopo venti minuti arrivammo e quando l’autista, mi aiutò a scendere, mi trovai davanti ad una delle cose più spettacolari che avessi mai visto prima. L’hotel Alvear si ergeva davanti ai miei occhi, in tutto il suo splendore. Una quantità spropositata di luci lo rendevano quasi abbagliante e rimasi a fissarlo per qualche secondo, poi un facchino mi corse incontro e mi prese la valigia.
Lo seguii lungo il grande atrio, arrivai alla reception e diedi una busta ad un signore che si prodigò in mille sorrisi.
“Buenas tardes señorita, la Signorina Bernal mi ha telefonato nel pomeriggio per comunicarmi il suo arrivo… è un piacere averla qui… la sua camera è già pronta, la faccio accompagnare, prego… vuole che avvisi il signor Bernal del suo arrivo?”
“No… no la prego… questa è… una sorpresa. Se lei fosse così gentile da dirmi a che ora e dove si svolgerà la cena, io…”
“Ho capito… non si preoccupi… la cena avrà inizio alle nove e mezza… la chiamerò personalmente quando sarà ora… mi occuperò io di inserire il suo nome tra gli invitati e di farle trovare una macchina”
“Grazie”
“Per servirla Signorina… a dopo”
Il palazzo in cui mi trovavo era di una bellezza sconcertante. I pavimenti di marmo, riflettevano la luce di due enormi lampadari di cristallo. Dovunque mi voltassi vedevo colonne, poltrone, specchi e fiori.
Quando salii sull’ascensore, trattenni il respiro per l’emozione e quando entrai nella camera mi sentii mancare le forze. Aspettai d’essere sola e poi scoppiai a ridere istericamente.
“Non è possibile… dove sono finita? Questo è un sogno…”
Ma il tempo era poco, così andai in bagno e dopo aver arginato appena in tempo una crisi di panico alla vista di quello spettacolo in marmo e porcellana rosa, mi lavai.
Decisi di legare i capelli, presi tutto l’occorrente dalla mia valigia e dopo aver indossato il vestito iniziai a truccarmi.
In quel momento il telefono suonò: “Pronto?”
“Signorina, la sua macchina è arrivata…”
“Si grazie… scendo subito”
Indossai lo scialle, infilai le scarpe e presi dalla valigia una busta dove avevo conservato la foto che Marcello ci aveva fatto quattro mesi prima.
Arrivata all’ingresso dell’hotel, mi accorsi che stava piovendo. Uno dei portieri mi venne incontro con un ombrello e mi accompagnò alla macchina.
“Feliz velada segñorita”
“Gracias”
La macchina partì e ad ogni metro, sentivo il cuore stringermi sempre di più la gola, più mi avvicinavo a lui, più mi sembrava di non essere in grado di gestire la situazione, non mi sentivo abbastanza forte.
Dopo cinque minuti vidi in lontananza il bagliore dei flash e una massa di persone urlanti, accalcata dietro alle transenne. L’autista si fermò e venne ad aprirmi la portiera cercando di ripararmi con l’ombrello. Sentivo l’ansia accrescere, allungai il passo e, incurante della pioggia, proseguii da sola cercando di raggiungere la porta a vetri del palazzo, il prima possibile.
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UN TANGO CON GAEL
RomanceQuante volte ci si può mettere in gioco per amore? Quante volte ci è concesso sbagliare e ricominciare? Quante volte si può rischiare di perdere tutto in un attimo? Sono le domande che ritornano continuamente, con prepotenza, nella testa di Ale. Qua...