10 - L'invito

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La mattina seguente, entrai a teatro con due valige cariche di colori, e un brusio attirò la mia attenzione. Nel retroscena del palco, Barbara stava parlando con uno degli attori e quando mi vide mi corse incontro.

“Ciao piccola… hai fatto tardi anche ieri sera vero?  Ma guarda che faccia… tu non puoi continuare con questo ritmo… ti fa male. Abbiamo tutto il tempo, non c’è bisogno che lavori così tanto… ho sentito Luca prima… è a dir poco entusiasta di come stanno procedendo i lavori”

“Lo so… me l’ha detto… ma non mi pesa stare qui di sera… davvero… è solo che stanotte non ho chiuso occhio… “

“Ti ci vorrebbe qualcosa per tirarti su… che ne so… una sorpresa…”

Aveva la stessa faccia di chi la combina grossa e poi sta a guardare cosa succede.

“Cosa c’è Barbara? Cosa sta tramando quel tuo cervello contorto? Non mi dire che l’hai puntato… come si chiama poi? Diego? Non mi sembra proprio il tuo tipo…cosa vi stavate dicendo?”

“Niente… niente di importante… comunque è carino… ah, a proposito… oggi ci sarà un po’ di trambusto qui… io devo tornare in ufficio per fare degli ordini urgenti… ma tu devi restare qui… capito?”

“E dove vuoi che vada? Sono quindici giorni che non vedo la luce del sole… se mi spuntano i canini tu sarai la mia prima vittima… te l’assicuro! E adesso vai, ma vedi di tornare presto… oggi dobbiamo fissare le strutture di fondo… dai!”

“Vado capo… vado… tu ti fermi a pranzo?”

“Si”

“Bene, a dopo allora!”

Appoggiai le valige sul pavimento in fondo al palco, tirai fuori i colori e cominciai a decorare dei pannelli.

Barbara aveva ragione, quella mattina c’era più confusione del solito, domandai se la mia presenza intralciasse e fu proprio Diego a dirmi di restare, disse che non davo alcun fastidio. Rimasi a fissare tutto quel via vai per qualche minuto, il regista che urlava dalla terza fila, gli attori che prendevano posto in scena, ascoltai qualche battuta… che lavoro affascinante, pensai.

Ripresi a lavorare ad un ritmo così intenso, che non mi accorsi nemmeno di quello che mi stava accadendo intorno. Passarono alcune ore e vidi, dal fondo della sala, aprirsi la porta principale. Era Barbara, che si avvicinava civettando con Diego. Arrivata a metà sala mi accorsi che aveva un’espressione soddisfatta.

“Credevo di non vederti più… ma che fine hai fatto? Lo sai che fatica ho fatto per fissare quei maledenti fondi?”

“Scusa Ale… davvero… ma ho avuto un sacco di imprevisti e non ce l’ho fatta a liberarmi prima. Luca mi ha detto che per oggi sei libera… ti meriti un attimo di respiro… così ho pensato di organizzare una cena, per questa sera… da me… cosa dici?”

“Una cena… da te? Beh, si… ma come mai?”

“Così… tanto per staccare un attimo la spina… se non ti dispiace ho invitato anche Diego e suo fratello… a proposito… Diego se non ci sbrighiamo arriveremo tardi all’aeroporto…”

Diego rispose che non c’era nessuna fretta.

“Aeroporto?”

“Si… il fratello di Diego arriva fra poco dal Messico… viene qui per trovarlo… che carino non trovi? Resterà fino alla prima dello spettacolo… anche lui è un attore sai?”

Non vedevo Barbara così felice da molto tempo, è sempre stata una ragazza esuberante, ma ultimamente mi sembrava raggiante. Capii che le mie supposizioni non erano poi così infondate, Diego doveva piacerle davvero.

“Ma scusa Barbara… forse il fratello di Diego sarà stanco per il viaggio… non è meglio rimandare? Hai detto che resterà qui per un po’! Che fretta c’è?”

Barbara si voltò e credo che se avesse potuto, mi avrebbe incenerito con lo sguardo.

“Rimandare? Non se ne parla proprio… questa sera a casa mia, alle otto… puntuale! Capito? O potresti perdere qualche parte vitale del tuo corpo! Ok?”

“Tu sei malata di mente… lo sai?”

Diego era molto divertito per quel siparietto che avevamo imbastito e non potei fare a meno di sorridere a mia volta.

“Scusa Diego… non volevo sembrarti scortese… ho solo pensato che tuo fratello avesse bisogno di ambientarsi prima di dover conoscere questa psicopatica!”

Scoppiò a ridere e anche io non riuscii più a trattenermi.

“Psicopatica io? Questa me la paghi… tu non hai idea di cosa sono capace!”

“Purtroppo io si… ma forse a Diego farebbe piacere vedere la tua trasformazione in un mostro a sei teste!”

Ormai la situazione era degenerata. Diego non riusciva più a trattenersi, Barbara era furibonda e io decisi che era meglio interrompere la conversazione, prima che la situazione precipitasse ulteriormente.

Eravamo capaci di incontinenze verbali degne di uno scaricatore di porto, quando ci partiva l’embolo dell’idiozia.

“Scusa Barbara, scusami anche tu Diego… va bene… sarò da te alle otto… e per farmi perdonare ti preparerò la tua torta preferita ok? Ma adesso correte all’aeroporto però… altrimenti farete tardi davvero!”

UN TANGO CON GAELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora