11 - Una cena per cinque

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Barbara abitava in una bellissima casetta, appena fuori dal centro, che una sua vecchia zia le aveva lasciato in eredità. Non era molto distante da casa mai, e dopo essermi preparata e aver messo la crostata di frutta in una tortiera, presi la macchina e mi affrettai per non fare tardi.

Arrivai alle 8 in punto, parcheggiai la macchina e vedendo la luce della cucina accesa, entrai dalla porta di servizio “Era ora… mancavi solo tu… qui c’è gente che ha fame!” “Parla piano … sono già arrivati Diego e suo fratello?”

“Si… sono di la che ascoltano un po’ di musica… la tavola è già apparecchiata… il camino è acceso… e io fra due minuti sono pronta… ah grazie per la torta, sei un tesoro!”

“Figurati… oggi ti ho fatta arrabbiare, dovevo pur farmi perdonare in qualche modo!”

“Perdonare? E di cosa… Diego mi ha detto che sei una ragazza simpaticissima… tu però prova a toccarmelo e ti rovino!”

“Lo sapevo… allora ti piace… non mi ero sbagliata!!!”

“Non lo so… diciamo che per adesso ci stiamo conoscendo… poi si vedrà”

“Dimmi solo una cosa… ma vedi d’essere sincera… non è che hai fatto tutto questo per farmi conoscere suo fratello vero? Lo sai che gli appuntamenti al buio non li ho mai sopportati”

“Ma no!… Marcello è felicemente fidanzato… almeno questo è quello che mi ha detto Diego… non preoccuparti”

“Ok… adesso vado di la ad intrattenere i tuoi ospiti… due giovani e promettenti attori messicani… cosa si può volere di più dalla vita!”

“Tre… Ale… sono tre”

“Tre cosa?”

Restai in attesa di una risposta, ma Barbara, non solo non mi rispose, restò girata verso i fornelli, impassibile.

“Barbara… ti ho fatto una domanda!”

Si girò e le uscì un’espressione disarticolata, che era un incrocio tra il viso dell’arcangelo Gabriele durante l’Annunciazione e quello di Lucifero alle prese con un falò di dannati.

“Te l’avrei detto prima, ma non ce n’è stato il tempo… Marcello non è venuto qui da solo… ma non ti preoccupare, non è la sua ragazza… è solo un suo amico…”

“Un suo amico? Tutto qui?”

“Si si… vai di la… non preoccuparti… a proposito… ma come siamo eleganti questa sera… jeans e maglietta verde, hai osato troppo non credi?”

“Ma come sei cretina… cosa dovevo mettermi secondo te? Un tailleur?”

“Ok… ritieniti fortunata che stai bene anche con un sacco nero in testa… per questa volta ti perdono… spero che tu farai lo stesso con me!”

“Perdonarti? E per cosa?”

Dalla sala arrivò Diego con un bicchiere in mano.

“Ciao Alessia… non sapevo che fossi già arrivata! Ero venuto a vedere se c’era bisogno del mio aiuto, ma, forse sono di troppo!”

“Ma no… figurati, stavo per venire a salutarvi… vi lasco soli… vado di la a conoscere tuo fratello e il suo amico…”

“Mio fratello è uscito per telefonare ma…”

Barbara interruppe Diego come una furia: “Vai Ale… non preoccuparti… noi arriviamo subito”.

Mentre attraversavo il corridoio mi fermai a guardare le foto appese alle pareti. Erano degli scatti in bianco e nero che ritraevano me e Barbara nelle situazioni più improbabili e divertenti.

Ad una festa di carnevale vestite da cavernicole, con tanto d’osso gigante tra i capelli. Al mare, mentre cercavamo disperatamente, di restare in equilibrio sul windsurf e ad una festa di compleanno, con dei ridicoli cappellini in testa. Mi fermai un attimo dietro l’angolo per spiare la situazione.

L’amico di Marcello non si accorse di me perché era girato di schiena, seduto sul divano ad ascoltare una splendida canzone degli Snow Patrol, così restai un attimo ad osservarlo. Non riuscivo a vederlo in viso, perché continuava a fissare il fuoco che scoppiettava nel camino. Se ne stava immobile, ma non mi sembrava a disagio, anzi, ascoltava la canzone bevendo del vino. Decisi di farmi coraggio e mi avvicinai.

Appena mi vide si alzò di scatto come una molla.

“Scusa… non credevo di far così paura… piacere io sono Alessia l’amica di Barbara”

Per un breve istante calò un silenzio imbarazzante.

Poi iniziò a fissarmi come se aspettasse una mia reazione, così non riuscii a tenere a freno la lingua “Scusa…  ho qualcosa sul naso… o ti è venuta una paresi?”

“Noto con piacere che la lingua è tagliente come le unghie!”

Quella voce. Conoscevo quella voce. Ma soprattutto conoscevo quel volto. Fu come un pugno allo stomaco. Rimasi impietrita a fissarlo. Non ero in grado di mettere a fuoco, di capire. Non riuscivo a coordinare il respiro con i movimenti. Rimasi ferma, con una mano sul naso e la bocca aperta.

In quel preciso istante mi resi conto che avevo due possibilità: scappare via, subito, senza voltarmi, o restare lì e farmi travolgere.

“Ciao Ale… finalmente ci incontriamo di nuovo”

Ormai non era più possibile tornare indietro. Lo fissai per un attimo che mi sembrò infinito.

Non c’era più niente intorno, ne sopra, ne sotto, ne dietro, solo i suoi occhi.

“Ciao Gael…”

Allungai la mano e sentii il calore delle sue dita attorno alle mie. Se avessi potuto scegliere di che morte morire, avrei deciso sicuramente di morire in quel preciso istante, per mancanza d’ossigeno.

Continuavo a fissare i suoi occhi e mi parve per un attimo di non aver mai visto niente di più bello. Poi dalla mia bocca, uscì una delle frasi più stupide che la mia mente potesse partorire. “Allora è vero… hai un naso e due occhi anche tu!”

Sperai che si aprisse una voragine sotto di me, e che una forza maligna mi trascinasse nell’angolo più nascosto e profondo degli inferi, condannandomi ad un supplizio eterno per colpa di tanta idiozia.

“E io che speravo de stupirti con effetti speciali… ma te l’avevo detto… sono una persona normale… visto? Tu come stai?”

Sentivo la testa ovattata, i suoni erano rallentati, le pulsazioni accelerate… oddio cosa mi stava succedendo? Avevo perso totalmente il controllo delle funzioni vitali. Continuavo a guardarlo ma non ero in grado di rispondere, fortunatamente Barbara e Diego arrivarono in sala proprio in quel momento dandomi il tempo di riprendermi.

“Allora piccola… cosa ne dici? Questa volta sono stata brava. Ti ho sorpreso, vero?”

“Devo ammettere che… si… questa volta ci sei riuscita!” Poi voltandomi verso di lui dissi “Ma tu cosa ci fai qui?”

“Semplice… avevo un po’ de tempo libero… così ho pensato che un viaggio tra un impegno e l’altro non me avrebbe fatto male!”

“Capisco…”

Poi Barbara aggiunse.

“Sono stata io ad insistere… anzi a dire il vero non ho insistito molto… parlando con Diego m’è capitato di andare sul discorso…”

“Quale discorso?”

“Del tuo incontro misterioso… che tanto misterioso non era visto che lui sapeva già tutto… così abbiamo deciso insieme che sarebbe stata una cosa carina farvi conoscere”

“Cosa? Non capisco… Diego come faceva a sapere?… io… oddio… era Diego l’amico che hai accompagnato alla presentazione? Gael era lui l’attore di cui mi hai parlato?”

“Si”

Mi dovetti sedere per riprendermi. Proprio in quel momento entrò Marcello.

“Mi sono perso qualcosa? Ciao. Tu devi essere Alessia… piacere, io soy Marcello. Finalmente te conosco… ho sentito parlare molto di te!”

UN TANGO CON GAELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora