32 - Profumo

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A pensarci, quella situazione era veramente assurda. Avevo deciso di volare dall’altra parte del mondo mossa da un sentimento che ancora non ero in grado di capire, al quale non ero in grado di dare un significato. Forse dovrei chiamare Barbara… cosa ci faccio qui… oddio. Mille dubbi mi attraversarono la mente, mille paure, poi la porta si aprì.

“Buenas tardes… puedo ayudarle?”

Una ragazza mi sorrise e rimasi spiazzata nel vederla:

“Si… soy… me llamo Alessia…”

Il suo viso si illuminò di colpo, mi venne incontro e mi strinse la mano: “Encantada de conocerte… yo soy Tamara… la hermana de Gael…”

Mi fece entrare in casa mentre continuava a parlare.

“Parlo poco italiano ma entiendo… lo capisco… “

“Scusa se sono venuta qui senza avvisare…”

“Non preoccuparte… soy felice de conoscerte”

Nonostante la sua accoglienza mi sentivo a disagio: “Io non voglio disturbare… cercavo Gael… ma immagino che non ci sia…”

“Pasado mañana… torna dopodomani…”

“Capisco… allora io vado… devo trovare un albergo…  torno fra due giorni…”

“No! Tu stai aquí… vieni!”

Sentivo il disagio di prima, diventare sempre più fastidioso: “No… non preoccuparti… sei troppo gentile ma non posso accettare… davvero”

“Non se discute… hai fatto un lungo viaje… viaggio… sarai muy stanca…”

Effettivamente l’idea di salire nuovamente su un taxi e girare la città per trovare un posto, non mi allettava proprio, così accettai l’invito e la seguii al piano di sopra con la valigia.

“Io non so come ringraziarti… davvero…”

“Es un piacere… ésta es la camera… vieni… el bagno è la… io te aspetto de sotto bien?”

“Ok… grazie Tamara… mi cambio e arrivo”

Dopo aver chiuso la porta mi lasciai cadere sul letto e chiusi gli occhi per qualche minuto.

Sono in Messico… non ci posso credere… ho preso un aereo e sono venuta qui… e adesso sono a casa sua… sono a casa sua. Andai in bagno, mi lavai, presi dei vestiti puliti dalla valigia, poi scesi le scale e raggiunsi Tamara.

La casa era tremendamente bella. Ma la cosa che più mi colpì, fu il profumo. Avevo quasi dimenticato quanto fosse buono il suo odore e quella casa ne era piena.

“Hai fame? Io devo ancora cenar… mangi con me?”

“Si… grazie… posso aiutarti?”

Apparecchiai il tavolo in sala e poi andai in cucina a farle compagnia.

“Soy felice de averte aquí… sono tre dias che sto sola… io studio… e in questa casa non me disturba nessuno… Gael me fa venire quando voglio… anche porque lui non c’è mai!”

Poi, dopo un attimo di silenzio si voltò verso di me e, quasi imbarazzata mi chiese: “Hai usato el biglietto?”

Ci misi un po’ per capire cosa volesse dire poi realizzai: “No… quello era di sola andata…”

“Capisco… non te senti ancora pronta?!”

“Tu cosa avresti fatto al mio posto?”

“Al tuo posto? No sé… forse la stessa cosa… forse no…”

“Immagino che ti abbia raccontato tutto… vero?”

“Non todo… ma abbastanza… el resto l’ho capito da sola...”

“Dimmi una cosa… credi che sarà felice di vedermi?”

“Felice? Certo que sí… ma poi toccherà a lui portarte all’aeropuerto…”

“Ho capito”

Dopo cena andammo a sederci in salotto e Tamara mi portò un album di foto.

“Mira…”

Erano foto di Gael da piccolo, con la sua famiglia.

“Ma qui siete in tre… Hai un altro fratello?”

 “Si… Dario”

Era stupendo guardare quelle immagini, rivederlo, se pur piccolo, mi procurò una fitta allo stomaco.

“Domani sera Gael, deve andare ad una cena di beneficenza… aveva chiesto a me de accompagnarlo… por qué non ce vai tu con lui?”

“Io? Ma… non so… dovrei chiederglielo prima e poi non ho niente da mettere…”

“No es un problema… ci penso io! Domani andiamo a fare un poco de shopping… te va?”

“Shopping? Ok.”

UN TANGO CON GAELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora