Quando mi svegliai, la prima cosa che sentii fu un meraviglioso profumo. Scesi le scale, trasportata da quella scia deliziosa e arrivai in cucina, dove Tamara stava preparando una colazione, che sembrava un banchetto.
“Buenos días… dormito bene?”
“Buongiorno… si grazie… ho dormito benissimo… mi ha svegliato questo profumo delizioso…”
“Grazie… spero che te piaccia… abemos zumo, tarta, frutas, tè y café… però so che el café no te gusta…”
“C’è qualcosa che non sai di me?”
Sembrava ancora tutto così surreale, ma sorrisi all’idea che almeno per lei, non ero una perfetta estranea. Dopo averla vista sorridere mi tranquillizzai:
“Non preoccuparti… hai fatto già abbastanza… sembra tutto buonissimo… grazie”
“De nada… adesso mangiamo… dopo te prepari ok? Dobbiamo uscire”
“Ok”
Le vie del centro, congestionate dal traffico e il continuo andirivieni di persone, lungo i marciapiedi, mi faceva sentire persa.
Il fatto poi, che non capissi una parola di quello che sentivo, mi intimoriva ancora di più.
Per la seconda volta avrei voluto chiamare Barbara, farle sapere che ero in Messico, che anche io ero a Guadalajara, dirle che avevo bisogno di lei.
“Ale vieni… mira… non è stupendo?”
Guardai la vetrina cercando di tranquillizzarmi e il vestito che indicava Tamara, attirò la mia attenzione:
“E’ meraviglioso… oddio… sarebbe perfetto… cosa dici?”
Non feci in tempo a finire la frase che venni trascinata dentro il negozio senza avere il tempo di reagire.
Tamara spiegò al negoziante che volevo provare il vestito esposto e lui, dopo avermi dato un’occhiata veloce, andò a cercare se ci fosse la mia taglia.
Tornò subito dopo con l’abito e mi accompagnò verso il camerino.
Era un vestito rosso, di seta, con le spalline sottili, di metallo dorato. La schiena restava completamente scoperta, così decisi di prendere anche uno scialle nero, per evitare di sentirmi osservata tutto il tempo.
Per le scarpe, andammo in un piccolo negozio fuori mano e trovai, dopo una lunga agonia, un paio di decolletè nere, molto eleganti, ma decisamente poco adatte a me.
“Va bè… per una volta posso anche osare… non credi?”
Tamara approvò la mia scelta e dopo aver pagato tornammo a casa.
“Te vedo strana… todo bien?”
“Bene… si… insomma… mi sembra di essere su un altro pianeta… due giorni fa ero a casa mia e adesso… guarda… non avevo mai viaggiato prima… per lo meno non ero mai andata così lontano… e sono finita in Messico, a cercare una persona che ha talmente tanti impegni da non avere tempo nemmeno per se stessa… figurati per me… inizio a pensare che forse ho sbagliato a venire fin qui…”
“Me dispiace che pensi questo… me dispiace davvero… e lo sai por qué? Porque te arrendi ancora prima de provarci. Quando Gael ha cominciato éste trabajo… scusa… lavoro… sapevamo tutti che sarebbe stato muy dificíl… però quando ami alguien sopporti el sacrificio… ma ora basta parlare te devi preparare…”
“Preparare? Ma sono solo le 10.30…”
“Si… ma l’aereo parte alle 12,20 e fra poco llega un coche a prenderti… un auto”
“Aspetta… aspetta… cosa? Aereo?”
“Si… vuoi andare alla cena di beneficenza o no?”
“Certo che voglio… ma cosa c’entra l’aereo?”
“La cena è a Buenos Aires…”
“Cosa???”
“Non te l’ho detto? Gael è in Argentina por lavoro e la cena è organizzata da una asociación naciónal del posto… ci saranno tante persone famose sai? Vedrai… te divertirai…”
L’agitazione che mi aveva stretto lo stomaco impedendomi di mangiare, si era trasformata in una paura incontrollabile che mi impediva di pensare lucidamente.
“Argentina? Oddio… non ci posso credere… un altro aereo…”
Non sapevo se mettermi a piangere o affrontare la situazione per come realmente si presentava. Vista da fuori sembrava una scena tratta da un film comico, ma io non ero in grado, in quel momento di cogliere l’ironia del caso. Cercai comunque di farmi forza, mi vestii, preparai la valigia, ci misi dentro il vestito nuovo e la scarpe e aspettai che venissero a prendermi.
“Io non so come ringraziarti Tamara… davvero… sei stata gentilissima… Gael è fortunato ad avere una sorella come te… spero di rivederti, ma se non dovesse accadere, ti auguro ogni bene possibile… grazie”
“Non me devi ringraziare… soy felice de averte conosciuto… anche tu sei una bella persona… Gael aveva ragione… ma devi solo avere un poco de coraggio in più…”
“Forse è vero…”
“Adesso vai… buon viaggio… ah… quasi dimenticavo… io non ho detto niente a Gael ok? Esta volta la sorpresa la fai tu a lui!”
“Grazie Tamara”
Ci abbracciammo e poi salii in macchina. Continuai a guardarla dal lunotto posteriore mentre l’auto si allontanava, finché non girammo l’angolo, poi non la vidi più.
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UN TANGO CON GAEL
RomanceQuante volte ci si può mettere in gioco per amore? Quante volte ci è concesso sbagliare e ricominciare? Quante volte si può rischiare di perdere tutto in un attimo? Sono le domande che ritornano continuamente, con prepotenza, nella testa di Ale. Qua...