17 - Tanti piccoli pezzi

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17 – TANTI PICCOLI PEZZI

Un brusio costante era tutto quello che la mia testa riusciva a sentire. Guidando, continuavo a combattere contro quella maledetta nausea che mi aveva assalito, stringendomi la gola in una morsa soffocante.

Ma non una lacrima questa volta, non una. Solo l’incapacità di capire cosa fosse successo, solo un’ondata di domande, che si accavallavano prepotenti, invadenti, con violenza, un susseguirsi di frasi senza ne capo ne coda, senza senso.

Stringevo talmente forte il volante, che mi sembrava di aver bloccato il normale flusso del sangue. Arrivata a teatro entrai senza dire una parola ma Diego era già lì, ad aspettarmi.

“Ale ferma… te devo parlare…”

“No!”

Urlai con tanta forza da sentirmi la gola andare in fiamme. Calò un silenzio profondo in tutta la sala e Barbara restò immobile a guardare, senza il coraggio di avvicinarsi.

“Non c’è niente da dire… niente!” Cercai di passare ma m’impedì di farlo.

“Spostati Diego… ti conviene”

“No… prima me fai parlare… ho appena sentito Gael…”

“Ma non mi dire… credevo fosse troppo impegnato…”

“Non è come credi…”

“Come credo? Ma mi prendi per il culo????”

Sentivo distintamente, ogni parte del mio corpo, invasa da un tremito improvviso.

“Dimmi una cosa Diego… tutte quelle belle parole che mi hai detto prima… sul fatto di stare attenta… che anche lui può soffrire… oddio… cos’era? Un copione??? Una procedura standard… partorita dalla vostra mente contorta, per incantare tutte le cretine come me?!”

“Se solo me facessi parlare…”

“Zitto! Ti conviene… tu non hai idea di come mi sento adesso… di quello che potrei dire… tu non hai la minima idea, di quanto mi sia costato andare da lui… e di quanto poco mancasse perché facessi la stronzata più grossa della mia vita!!! Per scoprire cosa poi? Che non è diverso dalle migliaia di… bastardi, che ho avuto la sfortuna di incontrare! Quindi… non mi venire a dire che non è come credo… sono stata umiliata già abbastanza, per oggi!”

Mi lasciò passare senza aggiungere niente.

Dopo pochi passi mi voltai: “… e fammi un favore… digli di non azzardarsi a cercarmi… non ho nessuna intenzione di dare spettacolo di nuovo, ne davanti a lui, ne davanti a nessun altro!”

Fortunatamente, in quel momento c’erano solo cinque persone in sala e, a parte lo sconcerto iniziale, dopo essere salita sul palco e aver cominciato a lavorare, tutto tornò come prima, nell’indifferenza generale.

Non parlai per tutta la giornata. Col passare delle ore, la tensione lasciò posto ad un  dolore crescente. Quando Barbara si avvicinò per dirmi che erano le sei, le risposi senza voltarmi: “Io mi fermo ancora un po’… ci vediamo domani”

“Ok… a domani… ma se hai bisogno…”

“A domani Barbara”

Uscì senza dire niente.

Non mi resi conto del passare delle ore.

“Buonasera Signorina… ma lei lavora sempre? Ancora nessuno a casa?”

Mi girai di scatto. “Signor Mario… che piacere rivederla… come sta?”

“Non mi lamento… finché la salute mi regge… ma lei? Come sta?”

UN TANGO CON GAELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora