24 - Il mio mondo

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Mi resi conto di quello che avevo detto, troppo tardi per rimangiarmi ogni cosa.

Appoggiai il viso tra le mani e aspettai che Gael dicesse qualcosa. Ma non disse niente. Aprì la porta e uscì senza emettere fiato.

Restai impietrita dalla sua reazione, e mi lasciai cadere sul letto.

Quando mi ripresi, guardai l’orologio; era passata mezz’ora. Andai verso la porta e in quel preciso instante la maniglia si aprì e lo vidi.

Un profumo di rose, invase la stanza, m’intorpidì la mente e mi lasciò sbigottita.

“Queste sono per te…”

Ebbi solo il tempo di realizzare, poi avvertii un calore improvviso travolgermi il corpo.

Sentivo le sue braccia stringermi a tal punto, da non essere in grado di respirare in modo regolare.

Mi baciò e io rimasi ferma, senza la forza di reagire, senza la forza di riaprire gli occhi.

Sentivo il suo respiro caldo sulla guancia, sul collo, sentivo le sue mani sulla schiena.

“Perché stai facendo tutto questo?”

“Perché non posso farne a meno… perché dalla prima volta che ti ho vista, non ho desiderato altro…”

Lasciai che continuasse ad accarezzarmi i capelli, chiusi nuovamente gli occhi e mi abbandonai alla dolcezza del suo odore, al sapore dei suoi baci, al calore del suo corpo, regalandogli l’unica cosa che mi restava, il mio mondo.

Scivolai indietro senza reagire, facendomi trasportare da lui. Mi ritrovai a contatto con la sua pelle, sentivo distintamente tanti piccoli brividi pervadermi ed entrare con violenza dentro di me, ma questa volta senza paura, con la consapevolezza che niente e nessuno avrebbe interrotto quel momento.

Continuai a baciarlo negandomi l’ossigeno, rimasi aggrappata alle sue labbra aspettando che i nostri corpi entrassero in contatto, desiderando che quel momento diventasse eterno.

Il respiro si fece più rapido, le pulsazioni impazzite, gli occhi lucidi, era come se i nostri cuori battessero all’unisono, come se d’improvviso non ci fossero più due persone in quella stanza, ma una sola.

Affondai le dita nella sua schiena e mi rifugiai sotto il suo corpo morbido, sotto le sue carezze, sotto i suoi baci, poi un fremito travolgente mi fece contrarre ogni muscolo, tutte le cellule del mio corpo sembravano esplodere, senza più controllo.

Sentivo le  gocce di sudore colare lungo le mie tempie, lungo il collo e la schiena e mi ritrovai a fissare il soffitto, senza riuscire a muovermi, come se un’onda improvvisa mi avesse travolto scaraventandomi a terra inerme.

Lentamente, il respiro riprese il suo ritmo, cercai di muovermi ma sentii la sua mano sfiorarmi la pancia, i fianchi, poi appoggiò la testa sul mio seno e restò immobile. Allungai una mano e lo accarezzai senza dire niente, continuando a fissare il soffitto, che risplendeva sotto la luce pallida della luna.

Quando guardai l’orologio erano le quattro e un quarto, mi alzai senza svegliarlo e andai in bagno. Il volto che scorsi, riflesso nello specchio, non sembrava più il mio. Aveva un’espressione che non mi ricordavo più di possedere, aprii l’acqua e dopo pochi minuti, mi immersi dentro la vasca.

Poi ritornai in camera e lo vidi seduto sul letto.

“Ti ho svegliato? Scusa… avevo bisogno di farmi un bagno…”

“Non preoccuparti… credevo che te ne fossi andata…”

“Andata? E dove?”

Si alzò, mi tolse l’accappatoio e mi carezzò la pelle umida.

Capii che non era più possibile tornare indietro, che tutto quello che volevo era li, davanti a me. Restai aggrappata al suo corpo tutta la notte, riempii i polmoni del suo profumo e mi addormentai ascoltando il suo respiro.

UN TANGO CON GAELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora