Mi sentivo annegare in quel mare di sguardi, sorrisi, papillon, bicchieri e profumi. Quasi certamente avevo stretto più mani quella sera che in tutta la mia vita.
Decisi di allontanarmi un attimo per prendere una boccata d’aria. In fondo, la mia parte, l’avevo già fatta. La cerimonia di presentazione era andata meglio del previsto. Niente svenimenti, amnesie o salivazioni eccessive. Trovai una portafinestra aperta e andai sulla terrazza a respirare un po’ d’aria. Erano le dieci passate e il freddo pungente di novembre iniziava a farsi sentire, quando ad un tratto, accadde la cosa più improbabile che potessi immaginare: un black out.
Mezza città era al buio, noi compresi. Sentivo il brusio delle voci provenire dal salone.
Seguendo i rumori cercai di rientrare, cosa molto difficile visto il buio, così allungai le braccia, ma ad un tratto le mie mani si scontrarono con un viso.
“Oh, mi scusi, le ho fatto male?”
“No es grave”
Ecco. Con tutte le persone che potevo sfigurare, mi doveva capitare proprio un povero malcapitato, che non parlava nemmeno la mia lingua.
Provai a riesumare, dall’angolo più remoto del mio cervello, quel poco di spagnolo che avevo imparato con il corso regalatomi mia madre 10 anni prima.
“Adonde le duele? Puedo ayudarle?”
“Non si preoccupi signora, niente de grave… ma non posso dire la stessa cosa del suo spagnolo!”
Signora? Per un attimo fui indecisa se arpionarlo nuovamente, cercando di penetrare più in profondità o se ridere alla battuta. Effettivamente non aveva tutti i torti.
Facendo attenzione a dove mettevo le mani mi appoggiai al muro.
“Sono mortificata, davvero… ma con questo buio… mi scusi!”
“Non ho el piacere de vederla en viso… ma la sua voce la riconosco… è lei che ha presentato el progetto per le scenografie dello spettacolo vero?”
Se c’è una cosa che mi è sempre piaciuta sono gli spagnoli che parlano italiano. Sarà la cadenza, sarà la erre, la esse, non so, ma questo uomo non lo vedevo in faccia, eppure mi piaceva già.
“Si sono io. Ma, con chi ho il piacere di parlare?”
“Me chiamo Gael, ma dammi del tu ok?”
“Piacere Gael, io sono…”
“Alessia giusto? Te chiami Alessia… non te nascondo che ho ascoltato con attenzione quello che hai detto prima… anche se ho fatto fatica a capire… parli muy veloce!”
“Si… è vero… scusa… e tu cosa ci fai qui? Fai parte del cast… dello spettacolo…?”
“No… no… ma un mio amico si. Sono venuto qui con lui.”
Le mani iniziavano a sudarmi.
Nel salone avevano ovviato al problema del black-out, accendendo delle candele, in mancanza delle luci d’emergenza, ma in terrazza arrivò una luce talmente fievole, che mi permise solo di intravedere la sagoma del mio misterioso interlocutore.
“Devo ammettere che parli bene italiano… sorvolando su articoli e preposizioni! Sicuramente meglio di come io parlo spagnolo!”
“Viaggio molto, ho imparato per necessità, per lavoro. Comunque prima scherzavo… non volevo offenderti.”
“No… figurati… non mi sono offesa… e per quanto riguarda il ‘muy veloce’ hai ragione, quando mi agito parlo sempre così… è più forte di me, non me ne rendo conto… insomma”
“Allora sei agitata anche adesso?”
Non lo vedevo in faccia, ma ero ancora in grado di riconoscere una battuta.
“Scusa… hai ragione… ma la situazione non è proprio normale. Sto parlando con uno sconosciuto che non posso vedere in faccia… sul terrazzo di un vecchio teatro che non ha nemmeno una misera luce di emergenza che mi permetta di deambulare senza rovinare il viso a qualcuno… insomma… non sono proprio a mio agio”.
Mi accorsi che sorrideva e la cosa mi fece stranamente piacere.
“Se te va posso provare ad accompagnarti fuori da qui…”
“Ma no… figurati… non ti devi disturbare… io…”
“Nessun disturbo… me farebbe piacere… sei la prima persona con cui parlo volentieri da diverse ore”.
“Ecco… non so… io non sono qui sola… non vorrei che…”
“Scusa, non ho considerato la possibilità che tu fossi qui con qualcuno… stupido da parte mia… e presuntuoso…”
“Ma no… non hai capito… la ragazza che era con me prima, alla presentazione… ricordi… il progetto l’abbiamo realizzato insieme… sono venuta qua con lei… io… non ho nessun accompagnatore”
Per la seconda volta ringraziai Dio che ci fosse buio, perché sentivo le orecchie bollenti, con molta probabilità il mio viso doveva essere completamente rosso.
“Allora sono fortunato. Oltre ad aver trovato una ragazza bella e divertente, non corro el rischio di essere picchiato da un fidanzato geloso”
Bella? Avevo capito bene. Bella. Non ero più in grado di formulare una frase di senso compiuto senza balbettare.
“Scusa… davvero… non per essere scortese ma non ti conosco nemmeno… insomma… tu almeno mi hai vista prima… io non so neanche chi sei… che faccia hai…”
Non riuscii a finire la frase che sentii le sue mani afferrare le mie. Ero paralizzata. Appoggiò le mie mani sul suo viso e mi disse “Tocca… non sono un orco… sono un ragazzo normale… muy normale, un naso, due occhi, due orecchie e una bocca… senti…”
Spostai velocemente le mani.
“Grazie Gael… davvero… ma aspetterò che la luce ci riporti nel 21° secolo e poi andrò a casa con la mia amica, questa serata è stata a dir poco devastante…”
“Come desideri… ma spero di rivederti, ne sarei felice!”
“Anch’io … magari con più luce… eviterei di sfregiarti di nuovo e potrei finalmente vedere se hai davvero solo due occhi e un naso…”
Sorridemmo per un attimo, poi lo salutai e mi diressi verso il salone. In quel preciso istante ritornò la luce. La mia reazione fu di girarmi, ma non riuscii a vederlo. La sala era piena di gente e vidi Barbara venire verso di me.
“Ma che fine hai fatto?”
“Ero in terrazza”
“Bella serata vero? A parte il black out… adesso però è meglio se andiamo a casa. Da lunedì, ci aspettano delle giornate e delle nottate di lavoro massacrante… ma cosa c’è Ale? Mi stai ascoltando?”
Si…si scusa… sono solo stanca. Dai, andiamo”
Uscendo dal salone, ebbi nuovamente l’istinto di voltarmi, ma non lo feci. Camminai, con la sensazione che qualcuno mi stesse osservando.
STAI LEGGENDO
UN TANGO CON GAEL
Storie d'amoreQuante volte ci si può mettere in gioco per amore? Quante volte ci è concesso sbagliare e ricominciare? Quante volte si può rischiare di perdere tutto in un attimo? Sono le domande che ritornano continuamente, con prepotenza, nella testa di Ale. Qua...