36 - Un tango

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Passammo tre ore meravigliose, insieme. Non lasciammo spazio a niente, solo ridere e chiacchierare ci interessava in quel momento, perché era il nostro momento. Eravamo nuovamente tutti insieme, eravamo felici e niente e nessuno avrebbe potuto impedire, di goderci quegli attimi. Finita la cena, andammo nella sala accanto, ci sedemmo ad un tavolino e ordinammo da bere. Un'orchestra iniziò a suonare e Diego invitò Barbara a ballare.

Gael mi prese la mano, "Vuoi ballare anche tu?"

"No... aspetta... è tutto così bello... mi manca il fiato...".

Mi accarezzò il viso: "... tu fai mancare il fiato".

Appoggiò un attimo, le sue labbra sulle mie e poi mi sorrise.

Restammo qualche minuto a fissare quella moltitudine di persone danzare, illuminate da migliaia di candele. Guardavamo Barbara e Diego stringersi, poi la musica finì e cominciò un tango.

"Te quiero"

A quelle parole sussultai e lo guardai meravigliata.

"Cosa... cosa hai detto?"

Gael mi prese nuovamente la mano: "La canzone... se intitola 'Te quiero'... la ballavo con mia madre da piccolo... sai ballare el tango?"

La mia unica esperienza con il tango, si limitava ad una cassetta, comprata insieme a Barbara dieci anni prima e consumata a forza di guardarla, cercando di imitare i ballerini.

"Non proprio..."

"Vieni... te aiuto io..."

Mi alzai, appoggiai lo scialle sulla sedia, mi sistemai i capelli e, continuando a guardarlo negli occhi, appoggiai una mano sulla sua spalla e mi lasciai portare.

Non conoscevo quella canzone, ma niente, in quel momento mi sembrava più bello.

Cercai di ricordare tutto quello che avevo imparato e Gael fece il resto. La sua mano mi stringeva con forza e sentivo un fremito, percorrermi la schiena nuda. E Ballammo. Ballai come mai avevo fatto prima. Il vestito ondeggiava dolcemente, le mani unite sembravano fondersi. Girai su me stessa, senza sapere come tutto potesse essere così perfetto, assaporai ogni istante, mi lasciai andare indietro, poi incrociai nuovamente i suoi occhi. Mi sentivo così felice, che avrei voluto urlare, ma continuai a ballare. Non c'era più niente intorno a noi, non vedevo nessuno, non mi interessava. Se anche fosse sparita ogni cosa, intorno a me, non mi sarebbe importato, perché c'era lui e mi bastava. Chiunque si fosse soffermato un attimo a guardarci, avrebbe visto due corpi muoversi all'unisono, trasportati non solo dal ritmo sensuale di quella musica, ma da una forza misteriosa, violenta e travolgente. Una forza che avrebbe smosso una montagna, che avrebbe probabilmente sciolto il più arido dei cuori.

Quando la musica finì, restammo lì, immobili, in mezzo alla sala, fissandoci in silenzio.

UN TANGO CON GAELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora