Verso le due del pomeriggio ricevetti un messaggio. “Siamo arrivati… qui tutto bene… mi manchi. Barbara”
Non risposi nemmeno, mi alzai dalla scrivania e andai nell’ufficio di Luca.
“Senti… ho appena chiamato giù in laboratorio… sono pronti i pannelli per il concerto di sabato prossimo… mandi Marco a consegnarli o ci penso io?”
“Ci pensa Marco…”
“Ok allora torno di là…”
“No! Aspetta… ti devo parlare…”
C’era una strana espressione nei suoi occhi, ma non riuscivo a capirne il motivo.
“Cosa c’è Luca? E’ successo qualcosa?”
“Non so… dimmelo tu… sono mesi che ti stai comportando in modo strano…”
“Guarda che ti sbagli…”
“Non mi sbaglio… ho fatto due chiacchiere con Barbara, prima che partisse…”
“Con Barbara? E cosa ti ha detto?”
“Quello che mi ha detto non ha importanza…”
“Invece ne ha! Ma è possibile che la mia vita, debba essere sempre di dominio pubblico!?”
Una rabbia improvvisa mi sommerse con violenza, andai verso Luca e picchiai le mani sulla scrivania.
“Voi non avete il diritto… non avete il diritto di controllare quello che faccio… è la mia vita… sono le mie decisioni! Credo di essere abbastanza grande, per decidere da sola… se avrò bisogno di un consiglio ve lo chiederò io… ma non è questo il caso… non è questo!”
Luca si alzò di scatto e mi fissò, poi pronunciò le sue parole con una fermezza sconcertante.
“Vai a casa… non importa quanto ti ci vorrà… ma non tornare fino a quando non ti sarai calmata! Qui siamo in grado di andare avanti ugualmente. Io ti voglio un mondo di bene Ale e questo è l’unico modo che conosco per farti capire che stai sbagliando… che non ti servirà a niente continuare a negare... vai a casa… vai dove vuoi… ma non farti vedere fino a quando non ti sarai schiarita le idee!”
“Ma… Luca…”
Quelle parole mi travolsero con tanta ferocia da lasciarmi attonita.
“Non crede che sia facile per me… ma ti sei punita già abbastanza… adesso è ora che reagisci…”
Uscii dall’ufficio senza riuscire ad aggiungere altro, presi le mie cose e andai a casa.
Schiacciata tra quelle pareti, mi sembrava di soffocare senza trovare appiglio.
Ripassai in rassegna ogni frase, ogni momento, cercai di trovare mille scuse per giustificarmi, ma nessuna era in grado di sopravvivere alla realtà delle cose.
Così, senza pensarci, presi l’elenco del telefono, cercai il numero che mi serviva e chiamai.
“Pronto? Ciao… sono io… sono Alessia… scusa se ti disturbo… lo so, è passato un sacco di tempo… forse non ho il diritto di ripiombare nella tua vita così… ma ho bisogno di parlarti… ho bisogno di capire…”
“Ok… vengo da te… a dopo”
L’attesa si trasformò in un calvario, i minuti sembravano ore e l’idea di aver fatto quella telefonata mi spaventò a tal punto da togliermi il fiato.
Ma il fiato restò, respirai fino a quando il campanello non suonò, poi scomparve davvero.
Quando lo vidi entrare dalla porta, sentii una fitta lancinante attraversarmi la testa.
“Ciao…”
“Ciao Fede…”
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UN TANGO CON GAEL
Любовные романыQuante volte ci si può mettere in gioco per amore? Quante volte ci è concesso sbagliare e ricominciare? Quante volte si può rischiare di perdere tutto in un attimo? Sono le domande che ritornano continuamente, con prepotenza, nella testa di Ale. Qua...