La prima volta che mi innamorai fu stupendo. Avevo quattordici anni e un'idea dell'amore tutta confetti e coccole. Decisi da quel momento, che avrei cercato di prendere ogni cosa mi venisse data, senza pensare al dopo, senza valutare le conseguenze. Affrontai ogni nuovo inizio come se fosse il più importante della mia vita, abbandonandomi ogni volta all'estasi di quei meravigliosi crampi che mi contorcevano lo stomaco, contando i minuti prima di ogni nuovo incontro, prima di ogni nuovo bacio. Crescendo, mi accorsi di aver perso per strada dei piccoli frammenti, così ogni inizio diventò sempre più normale e l'entusiasmo che prima prevaleva su tutto, si trasformò in qualcosa di diverso, di ordinario.
Dopo l'ennesimo fallimento, incontrai Federico e pensai che forse, quella era la mia ultima possibilità, l'ultima occasione per essere felice. Così, ignorando nuovamente ogni conseguenza, mi ritrovai a dover fare i conti con i miei errori.
"Sei stato come un lampo improvviso per me..."
Mi asciugai la guancia, alzai lo sguardo e incrociai i suoi occhi stravolti.
"Ho sempre cercato di prendere tutto quello che potevo... non per egoismo... ma per necessità... senza considerare il bisogno di chi avevo davanti. La mia è stata una continua ricerca, snervante e deprimente... ma sempre vana. Poi ho capito... ho capito che ero io a sbagliare... ero io che pretendevo troppo... che le storie perfette non esistono... che ne io ne nessuno in questo mondo di merda è perfetto..."
Respirai nuovamente l'aria tiepida e provai sollievo nel sentire che il dolore di prima era sparito.
"Per quanto tempo Ale... per quanto ancora il passato, ti condizionerà la vita? Io sto facendo uno sforzo tremendo per capire... ma proprio non riesco..."
"Vedi Gael... tu sei riuscito a ridarmi tutto quello che avevo perso per strada... ogni sensazione, ogni emozione..."
"E allora qual è il problema?"
"Ho riavuto indietro cose che credevo perse per sempre... e adesso ho paura di perderle nuovamente... ho paura di sbagliare anche con te, e questo non riuscirei mai a perdonarmelo... ho paura che anche tu possa andartene... portandoti via tutto..."
L'altoparlante annunciò il mio imbarco.
"Così preferisci andartene tu?! Quindi hai deciso che devo essere io a pagare?"
Afferrai la valigia e mi voltai lasciando ogni frase in sospeso. Oltrepassai la porta a vetri, salii sulla scala mobile e mi voltai. Lui era ancora li, fermo a fissarmi in tutta la mia bassezza, e continuò a fissarmi mentre imboccai il corridoio che conduceva al mio imbarco, senza muoversi, senza alcuna reazione.
STAI LEGGENDO
UN TANGO CON GAEL
RomanceQuante volte ci si può mettere in gioco per amore? Quante volte ci è concesso sbagliare e ricominciare? Quante volte si può rischiare di perdere tutto in un attimo? Sono le domande che ritornano continuamente, con prepotenza, nella testa di Ale. Qua...