Come un copione che si ripete, facendomi sussultare di paura, il campanello suonò.
Gael restò un attimo aggrappato alle mie labbra, come se staccarsi avesse significato cadere giù, senza possibilità di ritorno. Mi accarezzò i capelli umidi e mi lasciò lì, intontita, mentre cercavo di salvare il ricordo del suo sapore.
“Sono arrivati… resta qui, te prego!”
“Ok…”
Diego e Barbara entrarono in casa, stravolgendo in un attimo, la magia che ci aveva fatti avvicinare, che ci aveva regalato quel momento.
“Ale… come sono felice di vederti… Diego mi ha detto che hai rischiato l’annegamento per venire qui…”
“Già… come stai?”
“Io bene piccola… io bene”
Mi alzai e le andai incontro per abbracciarla, quando mi fu abbastanza vicina disse: “Hai un bel po’ di cose da raccontarmi… lo sai?”
Sorrisi e mi limitai ad annuire, poi mi voltai e sorpresi Gael che sembrava assorto, come se per lui, il tempo si fosse fermato pochi secondi prima.
“Avevo pensato ad un film di paura… ma per l’occasione… cosa c’è di meglio di una storia d’amore?”
Barbara era sempre in grado di rendere elettrizzante l’aria, di dare una scossa a tutto quello che si trovava alla sua portata.
Diego andò in cucina a preparare la cena e io restai lì in piedi, a condividere per un attimo la sensazione di Gael, poi aiutai Barbara a preparare la tavola.
Marcello telefonò poco dopo dicendo che non sarebbe tornato, così ci mettemmo a tavola e cominciammo a mangiare.
“Scusa Ale… ma cosa ti sei messa addosso?”
Mi ricordai improvvisamente che il mio abbigliamento consisteva in una felpa e un paio di pantaloncini: “Le possibilità erano due, rischiare una polmonite o prendere quello che c’era… perché? Sto male?”
La cena trascorse serenamente, ma la mia mente era altrove.
Dopo aver sparecchiato, aiutai Diego a fare i popcorn. Portammo una quantità imprecisata di schifezze sul tavolino della sala, poi ci sistemammo mentre Barbara si preoccupò di svelarci il titolo del film.
“Signore e Signori… abbiamo l’onore di presentare, in anteprima assoluta, un film che vi farà sognare… che vi farà piangere… che vi farà innamorare… ecco a voi… Titanic!”
“Cosa??? Ma tu sei matta… quello non è un film è una violenza!”
“Tu sei sempre esagerata… è un bellissimo film d’amore…”
“Barbara… me l’avrai fatto vedere mille volte… lo sai? E ogni volta mi sono addormentata… non è un film è un attentato alla mia salute!”
Senza che potessi fare niente per farla desistere, Barbara mise il DVD nel lettore, spense la luce e andò a sdraiarsi vicino a Diego che le diede un bacio.
Non mi restò altro da fare che sedermi e subire per l’ennesima volta, la forza devastante di quelle tre ore d’acqua contornate da uno stucchevole romanticismo d’altri tempi.
Appoggiai la testa sul cuscino e sentii la mano di Gael che si mise a giocare con i miei capelli. Cullata dal quel tentativo di contatto, mi lasciai scivolare dentro lo schermo e rimasi immobile per paura che smettesse.
Non so dire con precisione a che punto del film i miei occhi si chiusero, quando li riaprii vidi il protagonista agonizzare il pieno oceano, cercano di combattere contro l’ipotermia.
“Sta già morendo? Era ora…”.
Barbara mi insultò tra i singhiozzi mentre Diego le passava i fazzoletti. Mi accorsi che anche Gael si era addormentato, così mi alzai, versai un bicchiere d’acqua e cercai di riprendere il controllo delle gambe indolenzite. Andai verso il piano e dopo essermi seduta sullo sgabello mi voltai verso di lui e cominciai a guardarlo. E’ veramente bello, pensai. Sarà stata la luce, l’atmosfera, ma osservandolo, sentii lo stomaco contorcersi, richiudersi in se stesso, come in un’implosione. Ero in grado di percepire il battito del mio cuore che stava accelerando bruscamente, le pulsazioni mi rimbombavano nelle tempie e fermai appena in tempo la mente che, cullata dalla musica di sottofondo, si era presa la libertà di fantasticare in modo veramente ridicolo.
Mi alzai dal piano e tornai a sedermi vicino a lui.
“Dove sei andata?”
“Scusa… non volevo svegliarti… avevo bisogno di ossigenare il cervello…”
Gael sollevò appena la testa, mi guardò un attimo e poi richiuse gli occhi: “Non andare via ok?”. Si riaddormentò in pochi secondi e a me, non restò che farmi forza e guardare la fine del film cercando di decidere cosa avrei fatto dopo.
Mente i titoli di coda iniziarono a scorrere sullo schermo, Diego aiutò Barbara ad alzarsi, prese la giacca, le chiavi della macchina e mi salutò sotto voce: “Buona notte Ale… io accompagno Barbara a casa… e credo che resterò la a dormire… lo dici tu a Gael?”
“Ok Diego… voi andate piano, fuori piove ancora molto… Grazie ancora per la serata…”
“Figurati… è stato un piacere… buona notte”
Salutai Barbara, le diedi un bacio e poi li accompagnai alla porta, cercando di fare meno rumore possibile.
E adesso cosa faccio? Lo sveglio? Mi vesto e vado a casa senza dire niente? Cosa devo fare? Restai appoggiata alla porta qualche secondo. Non ero in grado di prendere una decisione in maniera lucida, non il quel momento, così tornai sul divano e appoggiai una mano sulla sua fronte, seguendo il profilo del suo viso con le dita.
“Ciao…”
“Ciao… mi dispiace svegliarti… ma siamo rimasti soli e io non so cosa…”
Mi prese per un braccio e mi tirò a se facendomi spazio sul divano. Mi sdraiai accanto a lui, appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi, lasciandomi cullare dal suo odore, un profumo così buono da indebolire anche la volontà più forte.
Così, sul quel divano, abbracciati, ci addormentammo senza dire niente, senza la necessità di aggiungere altro a quella serata, senza una parola di più, solo la certezza di saperci lì, insieme.
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UN TANGO CON GAEL
RomanceQuante volte ci si può mettere in gioco per amore? Quante volte ci è concesso sbagliare e ricominciare? Quante volte si può rischiare di perdere tutto in un attimo? Sono le domande che ritornano continuamente, con prepotenza, nella testa di Ale. Qua...