16 - Senza preavviso

18 2 0
                                    

Il destino a volte è beffardo. Ti crea le occasioni, le prepara e te le mette lì, a disposizione. Tu, ingenuamente le cogli, quasi incredula di tanta fortuna, ma poi, senza un vero motivo, d’improvviso, te le toglie, subdolamente, senza darti il tempo di reagire.

Il campanello suonò. Realizzai dov’ero e soprattutto cosa stavo per fare e, mossa da una forza sconosciuta e incontrollabile, mi alzai di scatto.

“Scusa, non volevo… cazzo… cosa sto facendo? Scusa Gael… davvero… non era così che… Dio ma perché sono così cretina?!”

Lui restò immobile, fissandomi senza dire niente.

Il campanello suonò di nuovo.

Gael si alzò e andò a rispondere al citofono.

Restai a guardarlo mentre si allontanava lungo il corridoio, poi sentii la sua voce e pensai che la cosa più logica da fare, fosse rivestirmi il più velocemente possibile.

Afferrai i vestiti e me li infilai rapidamente. Fu mentre cercavo di sciogliere il nodo alla stringa di una scarpa che Gael rientrò in camera. Era pallido.

“Cosa fai?”

“Mi sto vestendo… cosa dovrei fare secondo te? Restare nuda ad accogliere i tuoi ospiti?”

Mi guardava sconsolato, come se avesse bisogno di giustificarsi, di dire qualcosa, di spiegare.

“Ti prego… cerca di capire… tu sei meraviglioso… davvero! Ma io mi sento fuori luogo… non so niente di te e tu non sai niente di me… probabilmente se mi conoscessi meglio, mi odieresti…”

Vedevo l’ansia accrescere nei suoi occhi.

“Ascolta Ale… qualunque cosa io… insomma… non è come pensi… non pensavo che…”

Poi si fece scuro in volto, la voce ebbe un tremito improvviso. “Perdonami… ti prego”

“Perdonarti? E per cosa… sono io che…”

Non riuscii a finire la frase. Dalla sala arrivò, come uno schiaffo, una voce.

Gael si voltò di scatto e poi cercò di dirmi qualcosa, ma era troppo tardi.

“Gael? Dove sei?”

Non era la voce di Marcello, era la voce di una donna.

Gael si affrettò, andò in sala e io rimasi li. Immobile. Non ero in grado di mettere a fuoco la situazione. Attraversai il corridoio e vidi una ragazza, intenta ad abbracciarlo.

“Non sai la fatica che ho fatto per venire qui! Per fortuna avevo tenuto il numero di Marcello, così mi sono fatta spiegare dov’eri… ed eccomi qui! Non sei felice? Abbiamo un sacco di cose da dirci non credi? Per prima cosa, voglio sapere che fine hai fatto…insomma… non una telefonata, non un messaggio… ti sembra il modo di trattare una ragazza?”

Nel vedermi, restò sorpresa.

“Vedo che non perdi tempo… eh tesoro?”

Era una ragazza a dir poco stupenda, con molta probabilità doveva essere una modella.

Continuò a fissarmi con aria infastidita e poi si votò verso Gael, in attesa di spiegazioni.

“Lucrezia… te presento Alessia”

Restando ferma dov’era e senza nemmeno fare il gesto di allungare la mano, disse, sempre più infastidita: “Piacere… ma… vedo che te ne stai andando… mi dispiace… sarà per la prossima volta! Ciao cara…”

 Gael, visibilmente scosso, guardò Lucrezia senza dire niente poi si voltò verso di me: “Scusa Ale… te posso spiegare… “

Una nausea fortissima m’invase la gola, cercai di restare dritta, ma sentivo le gambe tremare. Mi girai senza dire una parola, afferrai la maniglia, spalancai la porta e corsi giù dalle scale senza voltarmi.

UN TANGO CON GAELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora