27 - Una scia

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Tutto trascorse, davanti ai miei occhi, ad una velocità incontrollabile.

Avvertii confusamente il natale, mia madre, i parenti. Ebbi appena il tempo di percepire l’odore della festa che sparì senza lasciare traccia.

Scorsi gli ultimi preparativi per lo spettacolo, qualche carezza, mi trovai catapultata in un fiume di gente intenta a fare complimenti, sorrisi. Rimasi abbagliata dai flash e da una quantità imprecisata di mani che invadevano il mio spazio, lo guardai parlare con diplomazia e distacco con chiunque si avvicinasse a lui. Restai intontita nel sentire la partenza, farsi sempre più vicina.

Poi non ci restò che l’ultima notte, l’ultimo momento di pace e di silenzio prima del distacco.

“Abbracciami ti prego…”

Nel buio intravidi il suo viso, le sue mani avvicinarsi. Mi abbandonai in quella stretta regolando il mio respiro con il suo.

Quando arrivammo in aeroporto il viavai mi fece perdere per un attimo l’orientamento, mi sentivo frastornata, incapace di muovermi autonomamente.

Mi aggrappai alla sua mano senza parlare, finché l’ultima chiamata non mi portò alla realtà.

Lasciai la presa e raccolsi le forze.

“Ciao…”

Gael posò lo zaino per terra, si avvicinò e mi diede un bacio.

“Ciao piccola… grazie de tutto…”.

Poi cercando di sorridere disse: “Tieni d’occhio Diego e Marcello per me…”

E’ proprio questo che ho sempre odiato degli addii; quelle frasi di circostanza che si dicono quando non si è in grado di dire altro.

“Ok…”

Sentii la sua mano scivolare via, lentamente, poi persi contatto con il suo odore e restai immobile a guardare la sua figura allontanarsi.

Si voltò un paio di volte per salutarmi e io cercai di rispondere al saluto tentando di camuffare la moltitudine di sensazioni che si stavano impadronendo di me.

Anche in quel momento, lasciammo in sospeso ogni frase. Restai a fissare l’aereo che decollava poi non restò che la scia bianca, poi più niente.

UN TANGO CON GAELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora