21 - Insieme

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Quando il sole cominciò a brillare più intensamente, rimasi colpita nel vedere come il paesaggio si era trasformato. La pianura, aveva lasciato il posto ad un susseguirsi di colline, di una bellezza sorprendente, la luce soffusa di dicembre rendeva la visione di quei posti, ancora più suggestiva.

“Sono quasi tre ore che stai guidando… te vuoi riposare?”

“No grazie… mi piace guidare, davvero… mi rilassa… non preoccuparti. Poi fra poco dovremmo esserci…”

“Adesso me dici dove stiamo andando?”

Gael sembrava divertito dalla situazione. Avevo accettato di partire con lui a due condizioni: che mi avesse fatto guidare e che soprattutto mi avesse fatto decidere il posto in cui andare, senza domandarmi niente.

“Non ci penso proprio… invece di preoccuparti, perché non metti su un cd?”

“Uno dei tuoi famosi cd? Ok…”

Accese la radio e inserì il disco.

Le note di “Peeping Tom” ci accompagnarono lungo la strada deserta e ripiombammo in un silenzio forzato. Era come se non avessimo ancora trovato il momento giusto per parlare, per dire tutte quelle cose che avevamo necessità di chiedere, era come se ci mancasse il coraggio di spezzare il sottile velo che proteggeva l’incantesimo di ogni momento trascorso insieme.

Dopo mezz’ora arrivammo a Volterra. L’avevo visitata molti anni prima con la scuola e mi era rimasto un bel ricordo di quel meraviglioso posto.

“Ho sempre desiderato tornarci… sono sicura che ti piacerà”

Gael fu particolarmente felice per la mia scelta.

Mi fermai ad un’edicola e chiedi indicazioni per trovare il nostro agriturismo.

Un simpatico signore, mi spiegò la strada e dopo pochi minuti raggiungemmo uno splendido casolare ristrutturato, appena fuori dal centro.

“Sono solo le dieci di mattina… forse siamo un po’ in anticipo…”

Scendendo dalla macchina rimasi affascinata dal posto. Mi fermai a guardare il paesaggio perdersi dietro una sottile cortina di nebbia, che andava lentamente diradandosi.

Entrando nel salone, ci venne incontro una signora di bella presenza e dall’aspetto cordiale.

“Buongiorno… voi dovete essere i signori che hanno prenotato la camera ieri…”

Poi, voltandosi verso Gael, ebbe un sussulto.

“Ma lei… oddio… io non sapevo che…”

Capii che doveva averlo riconosciuto, perché diventò paonazza e si precipitò a chiamare qualcuno nella stanza vicina per farsi aiutare con le valige.

“Di solito le camere non sono pronte prima dell’una ma possiamo sistemarvi in un’altra… non preoccupatevi… è la camera più bella che abbiamo… venite…”

Mi sentivo molto imbarazzata per la situazione, ma Gael sembrava abituato a quel genere di circostanze. “Non se preoccupi Signora… non deve fare eccezioni… aspetteremo…”

“Non se ne parla… venite… vedrete che bella camera…”

La seguimmo senza dire niente e appena entrati restammo a bocca aperta.

Il soffitto mansardato era rivestito di travi in legno scuro che arrivavano a ridosso delle pareti bianche. Una finestra, si apriva sul paesaggio che avevo ammirato pochi minuti prima, un tappeto meraviglioso occupava la maggior parte del pavimento in cotto e un letto dominava sulla parete frontale, ricoperto da una trapunta alta due spanne.

Un profumo di fiori si spandeva nell’aria e dopo aver ringraziato la signora, chiudemmo la porta e restammo ammutoliti ad ammirare quel piccolo frammento di paradiso, in cui eravamo capitati per caso.

Mi tolsi il maglione e il primo istinto fu quello di tuffarmi sul letto e sprofondare nella morbida trapunta.

Continuai a mantenere le distanze, senza dire niente, mi limitai a cambiarmi e poi andai giù nel salone ad aspettarlo.

Presi dalla borsa il telefono e chiamai Barbara: “Ciao tesoro… noi siamo arrivati…”

“Ciao! Ma a che ora siete partiti?”

“Alle sei e quaranta…”

“Tu sei pazza… ma dimmi, com’è il posto?”

“Barbara… è stupendo… sono rimasta a bocca aperta… ma la mia Lola come sta?”

“La tua Lolita sta bene… la casa le piace e Diego le fa un sacco di coccole… non preoccuparti… ma dimmi qualcosa, dai…”

“Cosa ti devo dire? Non mi sembra ancora vero di essere qui… di aver accettato… mi sembra una follia… è tutto troppo bello per durare…”

Barbara si fece seria e dopo aver preso fiato mi disse: “Ascolta bene Ale… tutto quello che c’è stato, non deve più sfiorarti e tutto quello che ci sarà, dipende solo da te. Adesso è ora che ti rilassi, che ti diverti ed è soprattutto ora che tu permetta a qualcuno di…”

“Si… si… ho capito! Forse hai ragione… qui è tutto talmente perfetto che sarei una stupida a lasciarmi scappare un’occasione del genere… Gael è… stupendo… forse è questo che mi spaventa… è talmente stupendo che mi fa quasi paura…”

“Adesso basta… rilassati e goditi questa vacanza… quando tornerai voglio sapere tutto ok?”

“Grazie Baby… ti voglio bene…”

“Ti voglio bene anch’io piccola… ciao”

“Ciao”

Mi infilai il cappotto e uscii a fumare una sigaretta. L’aria si era fatta più leggera. La nebbia era scomparsa e un debole sole illuminava il profilo di una collina poco distante, sormontata da un enorme salice. Mi persi a seguire con lo sguardo il fumo che si allontanava dalla mia bocca e si disperdeva trasportato dalla brezza del mattino.

Rientrando vidi Gael intento a chiacchierare con la proprietaria dall’agriturismo.

“Signor Bernal… non si faccia problemi… per qualunque cosa, siamo a vostra disposizione…”

Poi mi vide e mi venne incontro con aria soddisfatta.

“Signorina… spero cha la sistemazione vi piaccia… se dovesse aver bisogno di qualcosa…”

“La ringrazio… ma non deve preoccuparsi… è tutto perfetto…”

Poi, rivolgendomi a Gael dissi: “Sei pronto?”

Mi guardò incuriosito e annuì col capo, ringraziò la signora e mi seguì.

UN TANGO CON GAELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora