26 - Un biglietto

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Immagino, per quel poco che ho imparato di te, che tu sia sola in questo momento.

Forse hai acceso una sigaretta e forse ti stai facendo molte domande.

Questo è un regalo a lungo termine, lo userai quando sarai pronta, quando saprai di poter andare fino infondo, di nuovo. E’ l’unico modo che conosco per rendere meno definitiva la mia partenza. Non posso evitarla, ma non posso nemmeno evitare di pensare che mi mancherai.

Tutto quello che avverrà, d’ora in poi, dipenderà da te. Non voglio sapere quando, mi basta sapere che accadrà.

Per quello che può servire ti ringrazio di tutto. Ti ringrazio per quella che sei, per come mi hai fatto sentire, per la bellezza che hai avuto il coraggio di mostrarmi.

Aspetterò tutto il tempo che ti servirà.

 

Gael

In fondo alla lettera c’era scritto un indirizzo. Continuai a fissare il foglio, poi estrassi dalla busta il biglietto. Era di sola andata.

In quel momento alzai lo sguardo e lo vidi.

“Ciao… disturbo?”

“No… no…”

Si sedette vicino a me.

“Devo confessarti una cosa… ho chiesto aiuto ad un mio amico, per scrivere la lettera… cioè… io l’ho scritta in spagnolo e lui l’ha tradotta… volevo che lo sapessi…”

Capii che aveva detto la prima cosa che gli era venuta in mente, tanto per rompere il ghiaccio.

“Gael… io… non so cosa dire…”

“Non devi dire niente… non adesso…”

Chiusi la busta, la riposi nella scatola e poi l’appoggiai di fianco a me, cercando di allontanare tutti quei pensieri, che in un attimo mi avevano inondato la mente.

“Ho pensato molto ad un regalo adatto, ma niente me sembrava abbastanza… nessuna cosa me sembrava sufficiente per farti capire…”

“Non dire altro ti prego…”

“Fammi finire… era l’unica cosa che poteva trasformare un addio in un arrivederci…”

“Basta! Credi che sia sufficiente un biglietto aereo a risolvere le cose?”

Gael sussultò alla mia reazione.

“Ho cercato solo di rendere meno pesante il distacco…”

“Meno pesante per chi?”

“Per me… o pensi di essere l’unica a provare qualcosa? Ma davvero non hai ancora capito? Davvero credi di essere la sola ad avere dei sentimenti… a provare dolore per qualcosa o per qualcuno?”

Restai impietrita da quelle parole, poi reagii vomitando frasi di una cattiveria disarmante.

“Non ti sembra tutto già abbastanza ridicolo? Credi davvero di essere in grado di tornare alla tua vita e avere ancora spazio per me? Eh? La tua splendida vita in giro per il mondo! Tornerai a fare i tuoi film… a firmare autografi… a circondarti di ragazze stupende! Così pieno del tuo successo che forse, fra un mese o due, non ti ricorderai nemmeno il mio nome… abbiamo già giocato abbastanza, non credi? Adesso è ora che ognuno ritorni al proprio posto e questo non è il tuo… e sicuramente usare questo biglietto, non mi farà sentire meglio di come sto adesso”

“E’ questo che pensi? Credi davvero che io sia così meschino? Tu stai facendo così perché hai paura…”

“Non dovrei averne secondo te? Dimmi… non dovrei? Ho passato i venti giorni più belli della mia vita e adesso fra tre giorni finirà tutto… non credi che io abbia il diritto di averne?”

Sentii il calore delle lacrime scaldarmi le guance, poi fui assalita improvvisamente, da un dolore violento che mi fece contrarre ogni muscolo del corpo.

“Non rovinare tutto Ale… non farlo…”

“Cosa dovrei fare allora? Far passare questi tre giorni… così? Senza pensare? E poi? Accompagnarti all’aeroporto, salutarti e dirti… dirti cosa? Che ci rivedremo presto? Non è quello di cui ho bisogno in questo momento… io ho bisogno di certezze… e l’unica certezza che ho adesso,  è che non so quando ti rivedrò ancora!”

Non ci restò altro da fare che prendere quelle frasi e lasciare che scorressero il più lontano possibile da noi. Mi abbracciò senza dire niente e io lo lasciai fare, senza sottrarmi.

Quella notte restai sveglia, guardandolo dormire.

UN TANGO CON GAELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora