Capitolo 41 - Ferie (Parte 2)

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«Ciao, mamma, scusa se ti avverto solo ora: non vengo per cena... No, ho trovato Andrea e mangio con lui... Lo so che hai fatto l'arrosto, mi dispiace, lo mangerò domani, così si insaporisce e diventa ancora più buono!... Sì, certo, ti saluta anche lui, ciao, ma'!»
Daniel chiuse la telefonata e infilò in tasca il cellulare.
«Ti saluta mamma, anche se mi sa che ora è un po' incazzata con te: è tutto il pomeriggio che cucina quel maledetto arrosto!»
Ridacchiò, poi afferrò il boccale di birra e lo sollevò in aria, «Alla singletudine?»

Andrea fece lo stesso e batté il bicchiere contro quello dell'amico, «Alla singletudine!»
Scoppiarono entrambi in una risata e bevvero un avido sorso.

Erano in un pub della cittadina vicina, a nemmeno una decina di chilometri da casa. Era un locale molto caratteristico, stile vecchio pub inglese, con luci soffuse e arredi in legno.
Erano seduti su semplici sgabelli alti attorno a un tavolino circolare composto da una botte sormontata da una lastra di vetro.
Nell'altra sala stavano trasmettendo una partita di calcio e di tanto in tanto giungevano alle loro orecchie i commenti dei tifosi e le loro urla di gioia o disperazione.

Daniel addentò l'hamburger, il suo preferito. Era da anni che andavano lì e lui prendeva sempre lo stesso.

«Amico, non dirmi che anche tu sei ancora single? Sei un fottuto italiano in America, le ragazze dovrebbero saltarti addosso! Poi stai diventando un fighetto palestrato, guarda che cazzo di spalle ti sono venute! Non ci credo che non hai ancora trovato nessuna!»

Danny sollevò gli occhi dal suo panino.
«Ma che fighetto palestrato? Non sono poi così grosso. Certi colleghi sono il doppio di me!»

«Seh, ti va bene che il tuo sangue giapponese ti impedisce di allargarti troppo, ma guarda che cazzo di braccia che hai, sembri Bruce Lee!»
Il moro fece una risata.

«Ma smettila! È tutta colpa dell'allenamento intensivo di un paio di mesi fa. Ho passato un mese d'inferno, credimi: sette ore al giorno tra palestra, piscina e campo di atletica. Temevo di non uscirne vivo!»

«Sì, sì, vedi di non cambiare discorso, bello... allora, queste ragazze?»

«Niente ragazze.»

«Dai, non raccontarmi stronzate! Chissà che ammucchiate vi fate lì all'accademia con le cadette in minigonna?» Scoccò a Daniel un ammiccante sguardo allusivo con i suoi furbi occhi neri.

«Ma stai zitto, stronzo! Fidati, è proprio come ti dico: niente di niente.»

«Dai, Dan, non è possibile! Non hai neanche adocchiato nessuna?»

Lui esitò per un istante, poi fece un sospiro, «Beh, avrei un'amica-»

Non fece in tempo a continuare, che Andrea lo interruppe: «Uhu! Ecco, lo sapevo! Ti sei fatto un'amichetta di letto, eh! E bravo Danny!» Il moro lo fissò con un sorriso sornione che risaltava tra la barba scura.

Scoppiò a ridere. In effetti dormivano nello stesso letto, anche se era a castello.
«Dai, Andre, ma che coglione! Davvero, posso giurarti che è solo un'amica, una collega per la precisione.»

«Uh, una collega! Sempre più interessante... e da quanto vi frequentate?»

«Ma non l'hai capito ancora: non ci frequentiamo! Però la conosco da quando sono arrivato lì, anche da un po' prima, in effetti-»

«Nah, amico, non dirmi che in sei mesi non sei ancora riuscito a scopartela. Mi deludi, Danny!»
Andrea scosse la testa con espressione di disappunto e finto disprezzo.

«Ma smettila! Guarda che sono serio. Il problema è che lei è un po' particolare.»

«Cioè?»

«Mah, ha delle idee strane, un carattere un po' così... e dice che non le interessano i ragazzi.»

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora