Capitolo 47 - La missione (Parte 3)

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«Sei ancora preoccupata?»

Eve fissava distratta il paesaggio scorrere fuori dal finestrino, con lo sguardo assente e la guancia appoggiata sul palmo della mano.
Il clima sembrava riflettere a pieno il suo umore: grigio e cupo.

Non si era mai sentita così prima di una missione. Di solito era sempre eccitata e impaziente di assaporare l'inebriante sensazione dell'adrenalina che le inondava le vene, invece quel giorno era agitata e inquieta, con la testa satura di pensieri.
La sua mente continuava a costruire e demolire piani, analizzando ogni possibile scenario e valutando tutte le alternative possibili. C'erano milioni di modi in cui le cose sarebbero potute andare male.
Il suo cervello, così rapido e calcolatore, era sempre stato la sua arma vincente, era capace di analizzare e mettere insieme montagne di dati in poco tempo senza lasciarsi sfuggire il minimo dettaglio, ma in momenti come quello diventava una condanna.

In lontananza, oltre gli alberi che costeggiavano la strada, si intravedeva l'oceano: un'immensa distesa di un cupo blu petrolio sulla quale si specchiavano le dense nuvole grigie, cariche di quella fitta ma leggera pioggerellina che sferzava il parabrezza dell'utilitaria su cui stavano viaggiando.

Avevano trovato quell'automobile nera nel parcheggio dell'aeroporto, lasciata lì per loro da chissà chi. Il modello era talmente classico e anonimo che non era stato facile trovarla nell'immensa distesa di vetture e avevano dovuto affidarsi al controllo remoto della chiave, recuperata in una cassetta di sicurezza dell'aeroporto.

«Dai, Eve, mi rispondi?»

Girò la testa verso Daniel, che guidava disinvolto con il braccio appoggiato al finestrino.
Il ragazzo si voltò un secondo a guardarla, facendole un mezzo sorriso d'incoraggiamento e tornò immediatamente a fissare la strada.

Non era preoccupata, si sentiva in colpa.
Stava portando al macello quel giovane innocente. Lui che riusciva a sorridere nonostante il pericolo imminente. Lui che riusciva a farla sorridere nonostante tutto.

Aveva pensato a lungo a quella situazione. Tutto ciò non aveva senso.
Se lo scopo di John era demolire l'associazione criminale nel modo più pulito e discreto possibile, allora perché mandarci Ray, un agente del tutto inesperto? Poco importava che fosse con il "killer dei killer", anzi, non avrebbe fatto altro che intralciare il suo lavoro e rischiare di mandare a monte l'intera operazione.

Allora perché il Capo avevo preso una decisione tanto incosciente?

L'unica risposta sensata che aveva trovato era che, dopo i fatti di Miami, l'uomo avesse capito che Eve aveva bisogno di azione di tanto in tanto per essere tenuta a bada. Un sacrificio di sangue per ingraziarsi la ragazza e impedire che se ne andasse, in attesa di trovare per lei qualche lavoro davvero importante.
Il Capo temeva che lasciasse la CIA, perdendo per sempre un così valido elemento. Non avrebbe mai trovato un altro killer come lei.
Così aveva probabilmente tirato fuori dal cassetto il primo caso che gli era capitato a tiro, non aveva importanza quale, ciò che contava era che il crimine giustificasse un'esecuzione, giusto per darle un contentino e ammansirla.

Ma allora perché mandare anche Ray? Con lui tra i piedi nemmeno se lo sarebbe goduto quel contentino.

Le sembrava una scelta assolutamente senza senso.

Poi aveva avuto un'illuminazione, il proverbiale lampo di genio, e la risposta che aveva trovato era semplice quanto infame.

Non era facile trovare sicari, quei pochi poi non vantavano di certo lunghe e onorate carriere, tanto meno lunghe vite. Certo i loro servigi non erano poi così richiesti, ma a volte erano necessari e il lavoro richiedeva la massima professionalità e pulizia.
John avrebbe potuto cercare in lungo e in largo, ma non avrebbe mai trovato qualcuno come Eve. Era ossessionato da quella ragazza e dalla sua abilità, dalla sua freddezza. Ecco perché se la teneva stretta, perché alla CIA le erano concessi privilegi che altri nemmeno sognavano. Il solo fatto di poter parlare e relazionarsi con lui la rendeva una privilegiata. La maggior parte degli agenti nemmeno sapeva che faccia avesse il Capo, figurarsi il trattarlo con pressapochezza e mancanza di rispetto come faceva lei.

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora