Capitolo 11 - Il logorroico

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«Cazzo, Ray, stai zitto!»

Il ragazzo aveva passato l'ultima ora a gongolare e a pavoneggiarsi per il suo colpo di genio. Era euforico e più logorroico del solito, incoraggiato anche dallo sprazzo di benevolenza che la killer aveva dimostrato nei suoi confronti.
Lei, come al solito sdraiata sulla branda, aveva smesso di considerarlo da un pezzo; quindi, in preda a quell'ondata di entusiasmo, l'agente aveva continuato a parlare da solo, autocelebrandosi e ripassando a voce alta il suo piano, mentre percorreva in lungo e in largo la stanza e gesticolava con lo sguardo perso nel vuoto.

Appena udì le parole della compagna di stanza si scosse.
Si ammutolì e le scoccò un'occhiataccia rancorosa decisamente troppo avventata, che celò l'istante successivo, appena realizzò il proprio errore.
Per sua fortuna lei non se ne accorse, perché aveva gli occhi puntati sul soffitto, con la sua consueta aria riflessiva.
La osservò per un paio di secondi, poi, non notando altre sue reazioni, sollevò le spalle e ricominciò imperterrito a dare sfogo alla propria loquacità.

All'improvviso, la ragazza batté un pugno sul materasso e scattò a sedere, trafiggendo il giovane con lo sguardo, «Fanculo! Ma guarda se dovevo sequestrare proprio il poliziotto più logorroico d'Italia!»
Non lo sopportava più. Andava bene un po' di compagnia, ma quel dannato chiacchierone stava esagerando. Iniziava a rimpiangere il silenzio e la solitudine, il suo lato asociale stava prendendo il sopravvento.
«Avrei dovuto tenermi il coglione basso, cazzo, almeno lui se ne sarebbe rimasto tutto il tempo zitto a piangere in un angolo!»
Sbatté di nuovo la mano sul letto.

Il giovane sbuffò, girandosi di scatto verso di lei a braccia spalancate, «Seh, e poi tu saresti morta di noia!» ribatté con tono di accusa.
Quando incrociò l'azzurro di quegli occhi, però, fece un istintivo passo indietro. Non erano minacciosi, ma era comunque meglio moderare i toni.
Si sforzò di sfoderare un sorrisetto amichevole: «Dai... ma non sei contenta? Tra poco vedrai John G.»

«Sì, ma ti prego, mi stai facendo venire il mal di testa. Cazzo, non sei rimasto zitto un secondo! E smettila di zigzagare per la stanza, o devo spararti a un piede per farti stare un po' fermo, eh?» Estrasse la pistola che teneva sempre al suo fianco, bloccata dall'elastico dei pantaloni, e gliela puntò contro con espressione di sfida.

Lui deglutì e arretrò di un altro passetto.
«Ok, ok... che palle» sibilò fra i denti.
Si lasciò scappare un lieve sbuffo e andò a sedere alla scrivania, finalmente in silenzio.
Puntò il gomito sul tavolo e, appoggiato la guancia alle nocche, fissò lo sguardo su una piccola crepa sul muro mordendosi la lingua per impedirsi di esporre qualche lamentela.

«Grazie!» esordì lei con tono sarcastico, facendo ricadere la schiena sul materasso.
Ripose la pistola al proprio fianco e portò un braccio dietro la testa, mentre con l'altra mano prese a giocherellare con una ciocca dei capelli castani, con lo sguardo perso nei propri pensieri.

Dopo nemmeno due minuti, però, l'altro sospirò e inclinò il capo verso il basso, puntando gli occhi su di lei, «Un'ultima cosa, davvero...» disse con tono serio, «per favore, ascoltami solo l'ultima volta mentre ripasso il discorso da fare alla CIA, tra poco dovrebbero chiamare.»

Lei mugugnò una serie di insulti indistinti.
Sollevò il busto, puntellandosi sui gomiti, e roteò gli occhi per poi posarli su di lui. Rimase un istante a fissare le iridi blu del giovane e quella sua espressione implorante.
Sospirò, scuotendo appena la testa, «Va bene, ma che sia l'ultima volta. Poi te ne stai buono per un po', ok?» Sollevò le sopracciglia e puntò senza troppa convinzione l'arma verso di lui.

Il ragazzo fece un gran sorriso, ignorando la pistola; nello sguardo di lei leggeva solo dello scherno: non l'avrebbe usata, almeno per il momento.
Raddrizzò la schiena e prese un bel respiro, poi iniziò, per l'ennesima volta, a recitare il discorso che si era preparato: «Allora: l'acquario è strutturato in modo tale che il pubblico non possa mai entrare in contatto con la zona degli addetti ai lavori e di accesso alle vasche, tra l'altro le due zone hanno ingressi indipendenti e separati. La prigioniera si troverà nella vasca denominata "degli squali", la più profonda e con il vetro più spesso. Sarà calata all'interno dall'alto, con una fune che sarà poi rimossa, precludendole ogni via di fuga. Il signor Graham, invece, accederà dall'ingresso visitatori fino alla-»
Venne interrotto dal trillo del suo cellulare, ancora riposto nel cassetto delle armi sequestrate da quando se n'era andato.

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora