Capitolo 20 - Il samurai

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Aveva appena finito una sessione di allenamento, quando un gran brusio proveniente dalla zona dell'Arena attirò la sua attenzione. S'incamminò, quindi, in quella direzione.

In molti si erano accalcati lungo l'ampia vetrata circolare che dava sulla sala destinata ai combattimenti, e guardavano esultanti le due persone al suo interno.

Spintonò un uomo per farsi largo fino a raggiungere il vetro.

Quello si girò con sguardo offeso, ma subito dopo cambiò espressione, facendo un sorriso tirato, «Oh... sei tu» esordì, poi fece un cenno del capo verso la stanza al di là della superficie trasparente, «Stanno facendo il provino a uno nuovo, a quanto pare la sua arma è una katana. Hanno chiamato un maestro di spada apposta per metterlo alla prova. Non avevo mai visto un combattimento tra katane.»

Concentrò poi la sua attenzione sull'Arena: una grande stanza circolare di circa trenta metri di diametro, con le pareti in cemento a vista e il pavimento in piastrelloni bianchi.
Occupava due piani in altezza e tutta la parte superiore era composta da vetrate a specchio, in modo che la vista fosse consentita dall'esterno verso l'interno, ma non viceversa.
Più in basso, sul muro, risaltavano alcuni sportelli bianchi di varie dimensioni: da quelle di un mobiletto, a quelle di un portone di garage. Tra questi spiccavano due porte di ascensore poste una di fronte all'altra: una nera e una rossa. Mentre la prima consentiva l'accesso ai combattenti "di casa", la seconda era l'ingresso per gli ospiti, che solitamente erano elementi da mettere alla prova per un eventuale reclutamento.
Il pavimento era solcato di graffi, e il muro crivellato di scheggiature e crepe, segno che da lì erano passate parecchie armi da fuoco. Gli aloni scuri e gli schizzi marroncini presenti un po' ovunque, invece, dimostravano che era stato versato del sangue in quel luogo.
L'Arena era l'unico posto in cui ci si poteva completamente scatenare.

In quel momento lo stanzone circolare era occupato da due individui che si stavano affrontando a colpi di spada giapponese. Entrambi erano vestiti con tuta corazzata e casco protettivo, simile a quello usato durante gli incontri di scherma, che copriva loro integralmente il capo e ne celava l'identità.
Il maestro vestiva in nero, mentre lo scrutinato era in rosso.

«A quanto pare il novellino è piuttosto bravo» continuò l'uomo, «Pare abbia superato brillantemente anche tutti i test psicoattitudinali e teorici degli scorsi giorni.»
I due erano in parità, una cosa tutt'altro che scontata visto l'alto livello del maestro. Il suo scopo non doveva essere di sconfiggere a ogni costo l'avversario, ma solo di valutarne le capacità, eppure sembrava impegnarsi molto per tenere testa al rosso. Buon segno.
Sorrise entusiasta, «Questo non se lo lasceranno scappare di certo!»
Si voltò verso la persona a cui stava parlando, ma riuscì solo a vederla girarsi di scatto e allontanarsi di fretta. «Ehi, dove te ne vai? Eve!»

La ragazza neanche lo salutò, nemmeno sapeva chi fosse o perché avesse iniziato a parlarle.
Da quando era arrivata lì, gli altri di tanto in tanto tentavano di attaccare bottone con lei, con scarsi risultati. Ormai la gran parte di loro aveva smesso di considerarla, ma talvolta qualcuno provava ancora a fare conversazione. Invano. Eve preferiva di gran lunga la solitudine e il silenzio.
Questa volta, però, la fastidiosa esuberanza di quel tipo era stata utile.

Sulla sua bocca si dipinse un sorrisetto compiaciuto, mentre correva in direzione dello spogliatoio dell'Arena.
Aveva sempre voluto scontrarsi con un samurai. Finalmente c'era qualcuno di interessante con cui combattere.

S'infilò al volo la tuta protettiva, prese la sua catena dall'armadietto e si avviò verso l'ascensore che portava gli atleti di casa dentro l'Arena.

Sollevò il citofono lì accanto, «Sono Eve. Vado contro il samurai.»

«Negativo! Questa è la sua ultima prova! Non sono previste ulteriori sfide per lui. Eve, ritirati!»

«Dategli un'altra spada, non vorrei rovinargli la sua bella katana.» Riagganciò il citofono, infilò il casco ed entrò nell'ascensore.

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora