Capitolo 18 - L'addio

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Era ormai molto tardi, gran parte degli altri tavoli si erano già svuotati. Probabilmente quello sarebbe stato il momento perfetto per Daniel per tentare di scoprire chi fossero gli agenti in incognito, ma la cosa gli era ormai passata di mente, troppo preso a chiacchierare con Eve.

A un tratto i due si resero conto che non era più necessario alzare la voce per potersi capire. Quel silenzio parve loro molto sospetto.
Si voltarono a guardare gli altri commensali. Il Capitano pareva come addormentato, con la testa adagiata sulle braccia conserte sul tavolo, l'alcol aveva preso il sopravvento.

Graham fissò i ragazzi con aria divertita, «Game over!» disse scoppiando a ridere, imitato subito dopo da tutti gli altri.

«Credo proprio sia arrivato il momento di andare a dormire» esordì Eve, «Ma che ne facciamo del vecchio?»

Danny lo fissò seccato, «È venuto con la sua macchina, ma non è assolutamente in grado di guidare.» Sbuffò, «Che palle, mi sa che dovrò riportarlo a casa io.»

La ragazza ridacchiò e si rivolse agli altri commensali: «Well, John, seems like it's time to leave. He's gonna take the Captain home.» (John, è ora di andare. Lui riporterà il Capitano a casa.)

Si alzarono da tavola e Daniel sollevò di forza l'uomo, che si risvegliò, guardandosi intorno con aria confusa e gli occhietti semi chiusi, e iniziò a borbottare frasi disconnesse.
Si divincolò dalla presa del giovane, ma dopo un paio di passi inciampò sui suoi stessi piedi e fu costretto ad accettare l'aiuto del sottoposto, che era risuscito a prenderlo al volo. Si sostenne a lui ancorando il braccio sulle sue spalle.

Graham si avvicinò alla cassa per saldare, ma scoprì che era già stato messo tutto sul conto del Capitano, evidentemente doveva essere un cliente abituale.
Lasciò comunque una generosa mancia, alla vista della quale il proprietario fece comparire da sotto il bancone una bottiglia di limoncello fatto in casa, offrendolo a tutti con grande entusiasmo, ma solo il Capo della CIA accettò l'offerta.

Dopo alcuni minuti, finalmente uscirono dal locale.
Una brezza pungente li investì con il suo profumo di salsedine. La vista spaziava sull'infinito mare, nero come una tavola d'inchiostro. Le increspature sulla superficie brillavano riflettendo la timida luce della luna crescente che faceva capolino da dietro una nuvola.
A fare da colonna sonora solo il ritmico infrangersi delle onde sugli scogli.

L'atmosfera, però, era deturpata dall'incessante borbottio del Capitano, che si trascinava al fianco di Daniel biascicando parole insensate.
Il giovane teneva la mascella serrata per la rabbia e di tanto in tanto si lasciava scappare qualche lieve mugugno di insofferenza. Stava combattendo con la propria coscienza che gli diceva di continuare a sostenere quell'uomo, invece che abbandonarlo sul ciglio del burrone. Era da tutto il giorno che quel bastardo metteva alla prova la sua pazienza, e le ventate di alito alcolico che provenivano dalla sua bocca baffuta non erano di aiuto.

Il gruppo percorse il vialetto, illuminato dalla calda luce di eleganti lampioncini in ferro battuto, fino a raggiungere il parcheggio in ghiaia.

Si fermarono qualche minuto a osservare divertiti il poliziotto che cercava di convincere il superiore a entrare in auto.
L'uomo continuava a opporre resistenza e a bofonchiare lamentele incomprensibili, mentre si sosteneva malamente alla portiera posteriore spalancata.
Si convinse a entrare solo grazie alle parole di congedo di Graham, tradotte dall'interprete, che, proprio come il giovane, non vedeva l'ora di liberarsi di quell'individuo. Il biondo si lasciò addirittura sfuggire un ghigno di soddisfazione quando, nel tentativo di prendere posto sul sedile posteriore, il Capitano sbatté la testa sul telaio.

«Ray, scusa, la mia roba?» chiese la ragazza.

«Ho lo scatolone nel bagagliaio, aspetta, te lo do subito» rispose lui da dentro l'automobile, mentre litigava con l'uomo per agganciargli la cintura di sicurezza.
Appena riuscì nel suo intento, si sfilò dall'abitacolo, ignorando le lamentele dell'ubriaco, e si rimise in piedi battendo con rabbia la mano sul tettuccio.
«Se non mi dà un aumento dopo questo, guarda...» sibilò tra sé e sé a denti serrati. 

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora