Capitolo 50 - La missione (Parte 6)

407 55 177
                                    

Avevano passato tutta la notte in quel dannato container, a osservare i loro bersagli entrare e uscire dal magazzino mentre svuotavano un anonimo furgone bianco che aveva fatto diverse volte la spola tra lì e l'area degli sbarchi.

Si trovavano in quel posto da prima di mezzanotte e i movimenti attorno al capannone erano iniziati verso l'una.

Per Daniel quella era stata probabilmente la notte più lunga della sua vita: ore e ore fermi al buio e in assoluto silenzio, con solo una bottiglia d'acqua e qualche snack. Non che in realtà avesse molto da dire, stranamente.

Il giorno precedente l'avevano passato a dormire. Aveva tentato di protestare: come diavolo avrebbe potuto addormentarsi alle due di pomeriggio? Eve però era stata inflessibile e, dopo aver abbassato le tapparelle dell'unica finestra presente nel monolocale, lasciando solo un lieve spiraglio di luce, si era infilata nel letto, augurandogli la buonanotte.

In realtà per lui il problema non era solo l'orario, ma soprattutto il panico e la tensione per l'imminente missione. Ogni minuto che lo avvicinava al momento dell'entrata in scena, come lei lo definiva, lo colpiva come una coltellata nel petto e tentare di apparire impavido agli occhi della compagna era forse la parte più difficile.
Era rimasto a lungo sveglio al buio. Ogni volta che nella sua mente affiorava il pensiero di ciò che sarebbe accaduto di lì a poche ore, un fremito incontrollabile si impossessava del suo corpo ed era costretto a lottare contro se stesso, concentrandosi a pensare a qualunque altra cosa pur di riuscire a calmarsi.
Nemmeno si accorse, poi, di essersi addormentato. Se ne rese conto solo quando, verso le nove di sera, Eve l'aveva svegliato. 

Avevano mangiato della pizza fredda comprata a pranzo, poi si erano preparati per uscire, indossando la tuta tattica sotto dei larghi vestiti civili.
Non erano mai stati così silenziosi, nemmeno durante i primi momenti di prigionia in Italia, ma nessuno dei due si era preoccupato di chiedere spiegazioni.
Conoscevano entrambi la risposta.

Anche se il porto era a due passi dal bed and breakfast, l'avevano raggiunto in auto, parcheggiando in un luogo appartato poco distante dal magazzino, per avere la vettura a portata di mano in caso di un'eventuale fuga.
Dopo aver recuperato da sotto i sedili sul retro l'ampio borsone nero contenente le armi, avevano raggiunto a passo svelto il loro nascondiglio, nel vecchio container arrugginito, celati dal buio rischiarato solo da una sottile falce di luna.

---

Ormai il sole splendeva alto nel cielo e i suoi caldi raggi penetravano dai fori nelle pareti del container, illuminando i due giovani e riscaldando il cumulo di rottami ferrosi che sprigionavano un denso profumo metallico.

Eve era rimasta tutto il tempo a osservare il magazzino, seduta immobile al suo solito posto. Non si era praticamente mai spostata da quella posizione da quando erano arrivati.

Daniel era invece sdraiato sul pavimento in compensato logoro, con le braccia incrociate dietro la testa. Invidiava il controllo che la compagna aveva sul proprio corpo, lui non era riuscito a stare fermo un attimo. Appena si rilassava e lasciava il cervello libero di vagare, veniva assalito dal panico. Non voleva che lei percepisse la sua agitazione, anche se conosceva Eve abbastanza bene da sapere quanto fosse attenta a certi aspetti, non le sfuggiva mai nessun dettaglio. La ragazza doveva sapere esattamente ciò che lui stava provando, semplicemente non voleva parlarne, e per questo le era immensamente grato. 

Ormai da quasi un'ora gli uomini si erano chiusi all'interno del capannone e nei paraggi non c'era più nessun movimento.

Era finalmente arrivato il momento di entrare in azione.

Eve si alzò in piedi, sgranchendosi le gambe.
Prese un lungo respiro, per poi spezzare il silenzio che da troppo tempo saturava quel container: «Ray, questa è la tua ultima possibilità. Non avrai un altro momento per tirarti indietro. Io di certo non ti costringerò a seguirmi.» La sua voce era bassa e ferma, «Puoi stare qui ad aspettarmi e ci rivediamo tra un quarto d'ora. Ma se entri con me in quel magazzino potrai uscirne solo a lavoro concluso.»

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora