Capitolo 13 - L'incontro

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«Più giù... ancora un po'... Perfetto, è arrivata a terra!»
Il poliziotto, aiutato da due colleghi, stava calando con un argano la ragazza sul fondo della vasca vuota.
«Bene, ora molla la corda e aspetta lì da brava, ok?»

Lei annuì sollevando le braccia in segno di assenso e si allontanò di un passo dalla fune.

Si guardò intorno con espressione di disgusto. Un penetrante odore di muffa e pesce marcio saturava l'aria di quell'enorme vasca, larga oltre una decina di metri.
Poteva sentire l'eco del suo stesso respiro rimbombare sulle pareti, tinte di un azzurro ormai sbiadito, in parte scrostate e costellate di ampie chiazze nerastre.
Una scura linea orizzontale tagliava i muri a una ventina di centimetri da terra, a dimostrazione che dopo la chiusura dell'attività era rimasta una spanna d'acqua a ristagnare lì per diverso tempo, probabilmente fino a qualche giorno prima, quando la vasca era stata fatta svuotare su ordine della Polizia.

Il sottile strato di mucillagine che ricopriva il pavimento non si era ancora del tutto seccato ed emanava quella puzza nauseante. Era come una moquette verde scuro che tappezzava ogni cosa al di sotto della quota di venti centimetri, donando un'aria spettrale a quell'ambiente, tempestato di rocce e coralli finti, in gran parte rotti o scheggiati.
Ciò che non era ricoperto dalla densa melma aveva ormai perso i suoi vividi colori originali, soffocati da una patina grigiastra di polvere e sporco.

Fece una smorfia e puntò gli occhi verso l'alto, sulla passerella metallica che attraversava da parte a parte la sommità della vasca, a oltre cinque metri sopra la sua testa.
I poliziotti che l'avevano calata da lassù avevano ormai già recuperato la fune.
Non c'era nessuna via di fuga. Era in trappola.

Seguì con lo sguardo il giovane percorrere a lunghe falcate la passerella, finché non scomparve alla sua vista e smise di sentire i passi rimbombare sul metallo.
Quel dannato italiano era stato davvero bravo a trovare quel posto. Anche se avesse voluto, non avrebbe mai potuto fuggire da lì.

Percorse lo stretto lembo di pavimento che era stato ripulito alla bell'e meglio dalla fanghiglia, il minimo indispensabile perché non fosse scivoloso.
Le manette che le imprigionavano polsi e caviglie tintinnarono, riusciva a muovere le gambe solo di quel poco che le bastava per camminare.

Raggiunse l'imponente vetrata che copriva per intero una delle pareti lunghe. Anch'essa era stata in parte pulita per l'occasione e una superficie di circa due metri per due consentiva la vista, mentre il resto del vetro era opacizzato da sporco e calcare.
Dall'altra parte, un gruppetto di poliziotti si stava dando da fare per sistemare le ultime cose fuori posto nella grande sala circolare, rimuovendo sporco e rifiuti, in particolare frammenti dei pannelli bianchi che componevano il controsoffitto, ormai in gran parte crollato.
Le pareti, dal chiaro intonaco scrostato, erano ricoperte di vetrate lerce e cartelloni con illustrazioni e scritte sbiadite.
Al centro troneggiavano quattro grossi cilindri, probabilmente a mascherare altrettante colonne, anch'essi in vetro sporco e con delle targhette a tratti rotte e a tratti mancanti.

Vide il giovane entrare nella stanza, percorrendo a passo svelto il pavimento azzurrognolo costellato di macchie scure.
Doveva aver attraversato di corsa tutta la zona degli addetti ai lavori per essere riuscito a raggiungere quella di accesso al pubblico in così poco tempo.
I capelli scuri erano più spettinati del solito, per l'agitazione continuava a torturarli con la mano, e sul volto aveva un'espressione elettrizzata e impaziente.

Il poliziotto si avvicinò alla vetrata con un sorriso tronfio e agitò la mano verso di lei in gesto di saluto. Disse qualcosa, ma la prigioniera non poteva sentirlo al di là di quella spessa barriera trasparente.

Gli rispose a gesti, indicandosi le orecchie, e subito dopo lo vide portarsi qualcosa alla bocca.

Una voce gracchiante rimbombò nella vasca: «Ciao, killer! Ti piace il tuo nuovo habitat?»

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora