Capitolo 21 - Il samurai, secondo round

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Si erano ormai radunate molte persone al di là delle vetrate dell'Arena. Assistevano con trasporto a quel combattimento, facendo commenti e azzardando scommesse.

Raramente avevano visto Eve combattere con la sua catena, perché nessuno aveva mai il coraggio di scontrarsi con lei, ma sapevano tutti benissimo cos'era in grado di fare in un combattimento corpo a corpo.
Se anche il novellino era bravo, allora sarebbe stato un incontro memorabile.

La ragazza si era messa in posizione e aveva fatto segno all'altro di avvicinarsi.
Lui aveva accettato di buon grado l'invito, correndole incontro.

Cercò di colpirla, ma con una mossa fluida lei lo schivò di lato e gli sferrò un calcio sulla schiena; ma non doveva averci messo troppa forza, perché l'altro si girò subito, tentando di colpirla di nuovo.

Eve continuò a schivare rapida e leggiadra, i suoi piedi quasi non toccavano terra. Pareva quasi danzare.
Come sempre, guardarla era un vero spettacolo.

Il samurai smise di attaccare e si fermò a riprendere fiato.

Nessuno dei suoi colpi era andato a segno.

Cercò di calmarsi e di schiarire le idee.
Il suo avversario non solo era velocissimo, ma sembrava prevedere ogni sua mossa.
Lo guardò: era in piedi immobile a tre metri da lui, non un fremito, nemmeno un accenno di stanchezza.

Prese un profondo respiro e gli si scagliò contro come una furia.
I suoi colpi andarono di nuovo tutti a vuoto, poi finalmente riuscì a centrarlo al fianco con un calcio.

Non ebbe neanche il tempo di esultare, il nero gli si avventò contro, iniziando a crivellarlo di colpi.
Riuscì a pararne alcuni, ma era troppo veloce, non riusciva nemmeno a capire che mosse fossero o quale tecnica utilizzasse. Sembrava attaccarlo senza una logica, ma con consapevolezza e precisione millimetrica.
Anche se non apparteneva a nessuna disciplina o stile in particolare, ogni sua mossa era controllata e meticolosa.

Un istante dopo, il samurai si ritrovò sbattuto a terra; non era nemmeno sicuro di come fosse successo.
Il suo corpo pulsava dal dolore. Aveva il fiato corto e il sudore gli faceva bruciare gli occhi.
La gamba colpita dalla catena faceva sempre più male, ma non era intenzionato a mollare.

Prese un profondo respiro e fece forza sulle braccia, sollevandosi a fatica da terra, e barcollando si rimise in piedi. Soffocò in gola un lamento, fare peso sulla gamba ferita era una tortura.

Mentre tentava di riprendere fiato, puntò gli occhi sul suo avversario.
Quel bastardo in tuta nera non solo sapeva schivare, ma anche attaccare. Ed era rapidissimo, a fatica era riuscito a seguire le sue mosse.

Ormai sapeva di non avere speranze. Era già affaticato dalle prove precedenti, non gli restava più molta energia, ma era alla CIA per mostrare le proprie capacità e aveva intenzione a fare la migliore figura possibile.

Lottò contro la sua stessa mente per riuscire a ignorare il dolore, contrastando l'istinto di sopravvivenza che gli diceva di fuggire.
Si scagliò nuovamente contro l'avversario e ricominciarono a combattere.

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Non sapeva da quanto durasse quello scontro, ma a lei era sembrata un'eternità.

Si stava divertendo da matti. L'euforia non le faceva nemmeno sentire il dolore per i colpi che l'avversario era riuscito a infliggerle. Pochi, ma decisamente ben assestati.
Era davvero bravo, peccato solo che fosse già provato dagli incontri precedenti. Se fosse stato a piena energia, quello scontro sarebbe stato epico.

Il samurai era in difficoltà, lo vedeva ansimare sotto la tuta.
Era caduto faccia a terra per l'ennesima volta e sembrava non avere più la forza per rialzarsi.
Era davvero tenace quel tipo, ma ormai era allo stremo.

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora