Capitolo 53 - La missione (Parte 9)

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Avevano camminato per ore attraverso la città, senza nemmeno sapere dove stessero andando.

Daniel procedeva a testa bassa, fissando i propri piedi senza quasi vederli, perso nel marasma caotico dei suoi pensieri. Seguiva in silenzio Eve, che di tanto in tanto lo guidava tirandolo per il braccio.

Erano arrivati a percorrere l'infinito camminamento lungo le rive, lì dove la città si gettava nell'oceano. Le onde li accompagnavano nel loro viaggio senza meta, sbattendo ritmicamente sulla banchina in cemento che delimitava quell'ultimo baluardo di civiltà.
Procedevano tra le persone assorte a chiacchierare tra loro o ad ammirare la distesa blu che si estendeva fino all'orizzonte, altri additavano la nave da crociera ormeggiata lì vicino.
I due giovani, però, parevano non accorgersi della folla e del brusio che li circondava.

Costeggiarono l'oceano fino a giungere in una zona periferica, in un molo adibito a parcheggio della vicina stazione per traghetti, a quell'ora deserta.

Raggiunsero la parte finale del molo e si sedettero sulla banchina, con i piedi a penzoloni sulla superficie increspata dell'acqua.
In silenzio, assorti a guardare lo sconfinato orizzonte dinanzi a loro. Accompagnati dal rumore delle leggere onde che si infrangevano sul cemento e il tintinnio degli alberi e le corde delle barche, ormeggiate nel porticciolo vicino, che sbattevano tra loro mosse dalla marea e dal vento.

Erano lì da forse un'ora, quando il cellulare di Eve iniziò a squillare.

La ragazza si alzò, allontanandosi di un paio di passi per rispondere con tono piatto.
«Ciao, John.»

«Eve! Una decapitazione! Davvero? Magnifico! Un taglio così pulito e preciso non può che essere stato fatto da una katana brandita da mani esperte!» La voce di Graham era squillante e carica di entusiasmo.
Imprecò sottovoce e si allontanò rapida di una decina di metri. Si mise dietro un'automobile parcheggiata, sperando che Daniel non sentisse ciò che il Capo stava urlando attraverso l'apparecchio.
«Quando mi hai detto che me ne sarei accorto subito, non avrei mai pensato a qualcosa del genere!»
L'uomo eruppe in una risata di soddisfazione.
«Come l'hai convinto?»

Lei lanciò un'occhiata guardinga oltre il tettuccio della vettura e sibilò nel telefono, facendo in modo che il compagno non riuscisse a sentirla: «Non l'ho costretto. Mi sono un istante distratta e un tipo mi ha bloccata contro il muro. Hiwatari gli ha tagliato il collo prima che io potessi reagire.»

John scoppiò a ridere.
«La grande "killer dei killer" che si fa salvare da un novellino!»
Eve digrignò i denti in una smorfia di rabbia e si trattenne a forza dall'insultarlo.
L'uomo tornò serio.
«Lui ora come sta?»

Si voltò di nuovo a guardare la schiena incurvata del ragazzo, ancora assorto immobile a fissare l'oceano.
«Come cazzo pensi che stia, eh, John? Sta di merda. È da stamattina che non parla» sibilò nel ricevitore con odio.

«Devo mandarvi uno psicologo?»

«Ma che cazzo dici? Ci manca solo uno strizzacervelli! Lascia stare, me ne occupo io.»

«Tu?» L'uomo sghignazzò, «Da quando in qua sei diventata così empatica, Eve

«Da quando tu sei diventato così stronzo!»
Graham rispose a quella provocazione con una risata, quel giorno il suo buonumore pareva inscalfibile.
«Comunque, quando vuoi l'auto è pronta per il ritiro. Lasciami le chiavi di quella nuova da qualche parte nei dintorni del bed and breakfast, ora siamo fuori.»

«Perfetto, allora mando subito qualcuno per lo scambio.»

«Bene. Ora se non hai altro da dirmi io chiuderei qui la conversazione.»

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora