Capitolo 39 - L'esame (Parte 8)

467 73 245
                                    

«Cazzo, Eve, non ci credo che siamo riusciti a superare l'esame!»
Daniel era ancora sdraiato sull'asfalto, con ogni muscolo del corpo straziato dal dolore. Era sudato e completamente senza energia, ma con un enorme sorriso stampato sul volto.

Eve sedeva al suo fianco, le braccia a stringere le gambe ripiegate al petto e la fronte adagiata sulle ginocchia. 

Il sole ormai stava per scomparire all'orizzonte, i suoi ultimi timidi raggi aranciati coloravano la lingua d'asfalto su cui erano accasciati una decina di corpi avvolti nelle loro divise militari. Avrebbero potuto essere scambiati per dei cadaveri abbandonati sul campo di battaglia, se non fosse stato per il rapido alzarsi e abbassarsi del petto di ognuno di quegli inermi esseri.
Il suono dei pesanti respiri inondava l'aria, perturbato solo dalle sporadiche urla di incitamento degli istruttori.

I militari a uno a uno tagliavano il traguardo e si accasciavano a terra, qualcuno nemmeno si spostava dal percorso e veniva trascinato più in là dai superiori, per non finire calpestato da quelli che giungevano dopo di lui, ciechi a causa della fatica.

Due medici si muovevano svelti tra i marines, verificandone lo stato di salute. Provavano loro la pressione e il livello di saturazione dell'ossigeno e lasciavano poi a ognuno una bottiglia di acqua e sali minerali. I meno fortunati, però, venivano trasportati sul camion e attaccati a una flebo di soluzione fisiologica.

Il giovane aprì un occhio, puntandolo verso la sua compagna.
«Grazie, Eve, non ce l'avrei mai fatta senza di te» disse con un sorriso raggiante.

Lei sollevò la testa dalle ginocchia, ricambiando lo sguardo.
«E io non ce l'avrei fatta senza di te. Vedi, così siamo pari.»
Bevve un sorso d'acqua, alzando a fatica il braccio, quella bottiglia sembrava pesare come un macigno.
Sospirò, appoggiandola di nuovo a terra e tornò a guardare il ragazzo sdraiato accanto a lei.
«Beh, sai come si dice: tra amici ci si aiuta, no?»
Abbozzò un timido sorriso.

Daniel spalancò gli occhi, fissandola con aria stupita. «Cosa? Sbaglio o hai appena detto che siamo amici?»
Il suo sorriso divenne, se possibile, ancora più ampio, illuminandogli il volto stanco.
«Sai, ora ti abbraccerei se non fosse che non ho la forza di alzare le braccia, né tantomeno di difendermi da una tua reazione violenta!»
Ridacchiò, guardandola di sottecchi, per verificare la sua reazione a quella provocazione.

«Allora devo proprio ringraziare i marines che ti hanno spompato a dovere!»
La ragazza sghignazzo un attimo, poi abbassò di nuovo la testa sulle gambe ripiegate contro il petto.

Danny approfittò di quel momento di distrazione per passarle un braccio dietro la schiena, fino a sfiorarle il fianco con le dita. 
«In realtà mi resta ancora un minimo di energia» sussurrò strafottente, mentre si apprestava a stringere la mano su di lei.

Eve però fu più veloce: lo intercettò, bloccandogli il polso a terra. 
«Ehi, ehi, giù le mani! Cos'è tutta questa confidenza?» eruppe stizzita.

Il giovane sbuffò, «Dai, speravo di avere più privilegi ora che siamo amici!» protestò.
La ragazza sorrise, ma non rispose. 
«Sicura di pensarlo davvero?» continuò, guardandola intensamente.

«In effetti, ora che mi ci fai riflettere, deve aver parlato la stanchezza al posto mio... Credo che mi rimangerò tutto, collega!» ribatté lei con tono ironico.

«Cosa? No, no! Ormai l'hai detto. Sei fregata!» Danny fece un ghigno. «Allora... amici?»
La fissò dritto negli occhi e, visto che lei non accennava a rispondere, continuò entusiasta: «Oh, oh, silenzio assenso! Cavolo, ma che onore! Sai, penso proprio che mi farò una maglietta con sopra scritto: "Eve's friend". Tutti quanti alla CIA moriranno di invidia!»
Abbozzò una risata malefica, ma subito dopo dovette trattenersi gli addominali, dolenti a causa dello sforzo.

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora