Capitolo 25 - Il primo giorno

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Daniel le trottava dietro, seguendola lungo il luminoso corridoio dal pavimento bianco e le pareti color antracite.

«Se non sbaglio avevi detto che non lavoravi per la CIA» la incalzò in tono canzonatorio.

Eve ribatté seccata: «E infatti non lavoravo per la CIA.»

«Mi sembrava di aver capito che la cosa non ti interessasse... invece eccoti qui!»

«In un certo senso sono stata costretta, ok!»

«Perché?»

«La libertà ha un prezzo, purtroppo» rispose seria, rabbuiandosi tutto d'un colpo, e accelerò il passo.

Il giovane allargò le braccia in un gesto istintivo e fu costretto a superare un collega per riuscire a starle dietro, «Cosa? Graham ti ha costretto ad arruolarti perché è venuto in Italia a liberarti?»

«Sì, tra le altre cose.» La ragazza roteò gli occhi in un sospiro, «Poi ho capito che andare in giro per il mondo a sgominare associazioni criminali non è il modo più sicuro per allenarsi. Ho già fatto abbastanza pratica sul campo, ora torno per un po' a concentrarmi sulla teoria e intanto spero che John mi assegni qualche missione interessante per non perdere troppo la mano.»

Daniel rabbrividì al pensiero delle missioni sanguinarie che lei si aspettava di intraprendere, ma non bastò a fargli perdere il buonumore. «Io invece avrei pagato per essere qui: è la cosa migliore che mi sia mai capitata. Mi sembra di essere in un sogno!»
I suoi occhi lucidi continuavano a rimbalzare in ogni direzione, osservando ogni cosa e persona nei paraggi.
Sembrava un bimbo in un negozio di caramelle, anche se stavano semplicemente camminando lungo un corridoio su cui si affacciavano normalissime aule. Correva a leggere ogni targhetta argentata e lanciava avide occhiate oltre ognuna delle porte che trovava aperte, beccandosi sguardi di rimprovero dalle altre persone.

«Beh, vedremo se tra qualche ora sarai della stessa opinione» sancì Eve con un velo di malignità, appena fermatasi davanti a un uscio.
«Questa è la tua aula di inglese. Cinque ore di lezione non-stop. Ti divertirai un sacco, Ray!» Fece una risatina sarcastica.
«Allora ci vediamo a ora di pranzo. Mi trovi qui fuori appena finisci, ok?»

«Sissignora!» Il giovane si mise sull'attenti sghignazzando, sbattendosi con troppa enfasi la mano sulla fronte.

«Bravo... ridi finché puoi!» lo canzonò lei mentre si incamminava lungo il corridoio.
«Cerca di non divertirti troppo, mi raccomando!» gli urlò poi, prima di scomparire oltre un gruppetto di colleghi.

Daniel osservò i ricci della compagna di stanza confondersi tra le altre persone, poi si girò a leggere la targhetta argentata a lato dell'ingresso dell'aula.

Un brivido gli sferzò la schiena e il cuore schizzò in gola. Prese un gran respiro e varcò la soglia, pronto per il primo giorno della sua nuova vita.

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Era appoggiata alla parete del corridoio, assorta sul suo smartphone.

«Eve, ehi! Ti ricordi che mi devi la rivincita, vero?»

La ragazza alzò lo sguardo su un tizio sui trent'anni, capelli biondo scuro e una folta barba da hipster. Non ricordava il suo nome, ma una volta, poco dopo il suo arrivo alla CIA, avevano avuto uno scontro.

In quel periodo girava voce che lei fosse stata invitata ad arruolarsi dal Capo in persona e che, tra l'altro, non fosse neanche stata sottoposta all'esame di ammissione come tutti gli altri.

L'hipster era uno di quelli che la riteneva soltanto una raccomandata che non meritava il proprio posto lì.
L'aveva sorpreso un giorno a parlare di lei nei pressi della mensa, mentre diceva agli altri qualcosa come "è qui solo perché ha fatto qualche pompino al Capo", suscitando l'ilarità generale.
Eve neanche gli aveva dato peso, l'aveva superato proseguendo per la sua strada come se non l'avesse sentito.

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora