Capitolo 49 - La missione (Parte 5)

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Eve uscì dal bagno della camera. «Libero! Fai veloce che poi andiamo a pranzo.»

Daniel si girò verso di lei e trasalì. «Eve!»
La ragazza fece uno scatto, allarmata, mettendosi in posizione di difesa.
«I tuo occhi!» aggiunse poi lui, avvicinandosi con espressione sconvolta.

Sbuffò infastidita, rilassandosi, «Cosa?»

«Perché sono marroni?»

«Oh, sì... oggi mi andava di mettere gli occhi di scorta, gli altri li ho lasciati lì sul comodino» disse sarcastica, indicando il letto.
L'altro la fissava con espressione accigliata.
Sospirò e scosse il capo, «Sono delle lenti a contatto, idiota! Credevo di averti già fatto il discorso sul dover attirare l'attenzione il meno possibile.»

«Sì, ma...» La fissò un istante, per poi distogliere lo sguardo, portandosi platealmente la mano sugli occhi, «Oddio, non riesco neanche a guardarti!»

«Grazie, eh...»

«Ma devi metterle per forza quando ci sono anch'io? Perché davvero non sembri tu.»

«In effetti quello sarebbe lo scopo.» Sospirò, «Allora, Ray, facciamo che andiamo a pranzo e continuiamo gli appostamenti ognuno per i fatti propri, che ne dici? Così non resti turbato dalle lenti a contatto.»
Ridacchiò mentre lo scansava per raggiungere il borsone buttato in un angolo della stanza.
Si tirò i capelli all'indietro e coprì la nuca con una stretta retina.

Daniel la fissava con occhi a fessura, seguendo i suoi movimenti, mentre lei, chinata in avanti, tirava qualcosa fuori dalla valigia.

«E ora che fai?» chiese incuriosito.

La ragazza armeggiò un istante, poi sollevò la testa di scatto, facendo fluttuare in aria dei lisci capelli castano scuro che le ricaddero sulla schiena.
Si voltò verso di lui. Aveva una lunga parrucca con una folta frangia a coprirle la fronte fino alle sopracciglia.

«Eve!» esordì nuovamente in tono lamentoso.

Lo fissò accigliata con quegli strani occhi color caffè, «Che c'è?»

Sbuffò mogio. «Niente... è che così davvero non ti riconosco.»

«Allora sono perfetta!» La ragazza si avvicinò allo specchio per sistemarsi la parrucca.

«Ma quando vai in missione ti mascheri sempre?»

«Quando devo farmi vedere dalla gente, sì. Ma a ogni uscita uso parrucche e lenti diverse, così nessuno si accorge che sono sempre io.»

Danny si sedette sul letto, continuando a fissarla per un po' con aria sconsolata, poi spezzò il silenzio: «Hai detto che sei stata un paio di mesi in Italia a indagare sui malavitosi.»
Lei annuì.
«Eri sempre mascherata?»

«Mi pare ovvio. Ho dovuto pedinare un sacco di gente quella volta. Cambiavo look due, tre volte al giorno. Non è molto pratico, ma dopo un po' diventa quasi divertente dover impersonare diverse identità. Te l'ho detto che sono un'ottima attrice, no?» Gli scoccò un sorrisetto orgoglioso.

«Sai, ogni tanto ho pensato a tutte le volte in cui avremmo potuto incrociarci in quei mesi. Sono sicuro che avresti attirato la mia attenzione, ma non ricordo di averti mai vista. Però se davvero eri sempre mascherata, allora la cosa non mi stupisce affatto. Sembri davvero anonima così, sai?»
Si portò la mano nei capelli e arrossì leggermente.
«Io però sono sempre stato io... ti ricordi di me?» Le fece un timido sorriso.

Eve lo fissò confusa.
Rimase un po' a pensare, non sapendo cosa rispondergli, poi prese un respiro, «Se frequentavi i locali notturni più in voga, allora è molto probabile che ci siamo incrociati qualche volta. Era il posto migliore dove trovare gli spacciatori e i giovani malavitosi... anche quelli meno giovani, in effetti.» Sollevò le spalle. «Voi italiani siete davvero fissati con la movida.»

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora