Capitolo 59 - Nine-Eleven (Parte 2)

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Ormai avrebbe dovuto essere abituata a vedere i genitori andarsene e lasciarla indietro. Era già accaduto centinaia, forse migliaia di volte durante quella decina di anni trascorsi da quando aveva aperto le palpebre sul mondo, eppure ogni volta sentiva una morsa alla gola e gli occhi iniziare a bruciare.

Non era mai sola, c'erano sempre Angie e Adam con lei, ma non era la stessa cosa, non lo sarebbe mai stata.
Sapeva che entro un paio d'ore sarebbero tornati, al contrario delle altre volte non avevano nessuna missione pericolosa da svolgere. Erano al sicuro. Eppure non riusciva a impedire a se stessa di provare quella familiare sensazione di nostalgia mista ad apprensione.

Si era talmente incupita, che le era anche passata la voglia di vedere la fontana; così, con le spalle basse, seguì la coppia fino al limitare della piazza, verso l'incessante rumore di traffico che saturava West Street.

Salirono su un taxi per spostarsi qualche isolato più in là.

Appena la vettura si mise in movimento, Angie richiamò l'attenzione della bambina.

Eve sollevò il capo e puntò svogliatamente gli occhi in direzione del dito della donna, rivolto verso finestrino. Le bastò un solo istante per restare affascinata dalla città che scorreva al di là del vetro e abbandonare la sua espressione affranta, lasciando il posto alla meraviglia.

Scattò verso il finestrino, facendo forza sulla cintura di sicurezza. Ci premette le mani e il naso contro, attirata inesorabilmente dal panorama urbano. Si sforzò di inclinare la testa il più possibile in una posa innaturale, nel vano tentativo di vedere la cima degli alti palazzi che si susseguivano lungo il marciapiede affollato di pedoni che si fondevano ai colori delle vetrine e delle auto in sosta.

Non era mai stata a New York. In effetti non era mai stata da nessuna parte, lei restava sempre a casa. Ancora non si capacitava di come fosse riuscita a convincere i genitori a portarla con loro quel giorno. Forse avevano ceduto solo perché si trattava di un semplice meeting che non sarebbe durato più di qualche ora, mezza giornata al massimo aveva detto suo padre. Aveva anche aggiunto che ormai Eve era abbastanza grande e non avrebbe corso pericoli.
Lei, dal canto suo, era stata costretta a promettere che sarebbe stata attenta e obbediente, e che non si sarebbe allontanata dai genitori né dai collaboratori domestici.

Erano arrivati il giorno prima in tarda serata. Durante il tragitto dell'aeroporto la piccola si era addormentata, perdendosi il panorama notturno della metropoli. Avevano alloggiato in un albergo poco distante dal World Trade Center, così la mattina avrebbero raggiunto a piedi il grattacielo sede dell'incontro.

Quella giornata nella Grande Mela era ciò che più si avvicinava a una vacanza di famiglia, forse la prima che avessero mai fatto. Era euforica.

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Dopo una breve visita in una libreria, i tre si erano spostati in una pasticceria affollata.
Erano in coda per riuscire a raggiungere il bancone e vedere la moltitudine di dolci e gelati tra cui scegliere.

Eve nell'attesa ammirava a bocca aperta il locale in stile liberty, con le pareti decorate da intricati fregi dorati. I tavolini rotondi in marmo candido, dalle sinuose gambe in ferro battuto, poggiavano su un lucido pavimento a scacchi bianco e nero. Nonostante la luce del sole filtrasse dalle enormi finestre incorniciate da pesanti drappeggi, i lampadari appesi alle pareti emettevano un bagliore aranciato che si rifrangeva negli innumerevoli cristalli di cui erano ricoperti quegli steli dorati simili a rami carichi di spine e foglie metalliche.

Si sentì tirare delicatamente la mano, stretta in quella della tata, e si voltò verso di lei.
Ormai in altezza aveva già raggiunto le spalle della donna, quindi non dovette alzare di molto il capo per rivolgerle un grande sorriso, con gli occhi azzurri che brillavano di emozione.
Angie rispose dipingendosi sul dolce viso la sua solita espressione affabile, con gli occhi neri socchiusi. Tra le labbra carnose risaltarono i denti bianchissimi, in perfetto contrasto con la sua pelle scura, solcata da qualche ruga di espressione che lasciava trapelare il fatto che fosse ormai alla soglia dei sessant'anni. Quel giorno indossava uno sgargiante abito giallo e arancio, che le sottolineava le morbide forme, in tinta con un copricapo tradizionale africano. Indossava sempre vestiti di quel tipo nelle occasioni importanti e nei giorni festivi. Eve non sapeva se fosse per onorare le sue origini, per orgoglio, oppure solo perché adorasse quello stile, che in effetti valorizzava alla perfezione il suo fisico abbondante e quel suo viso sempre solare. Angie aveva il potere di infondere agli altri la serenità e la calma che la contraddistingueva. Probabilmente al mondo non esisteva essere umano più comprensivo di lei.

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora