Capitolo 27 - Alla ricerca di risposte

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«Ehi, ehi, cos'è tutto questo entusiasmo?» irruppe Eve.

Danny aveva appena riattaccato il cellulare. Era raggiante, con un sorriso a trentadue denti e gli occhi, fino a pochi istanti prima esausti dopo l'intera giornata trascorsa tra lezioni e allenamento, avevano preso a brillare per l'emozione.

«A quanto pare sono già passati tre mesi da quando sono arrivato qui. Wow, è volato il tempo! Da sabato prossimo sarò in ferie per due settimane.»

Alla CIA, a meno che non vi fosse una missione in corso, dopo tre mesi di permanenza continua nel centro si aveva diritto a due settimane di congedo.

Anche se non aveva fatto altro che studiare e allenarsi, per Daniel quei mesi erano volati. Ogni sera andava a dormire esausto, ma si sentiva molto più forte e preparato e non vedeva l'ora poter mettere in pratica quegli insegnamenti.
Sperava ogni giorno che gli venisse assegnata una missione, ma era entusiasta di avere finalmente un po' di tregua.

«Torni a casa?» gli chiese la compagna di stanza.

«Sì! Non vedo l'ora di rivedere la mia fidanzata! Devo subito avvertire i miei e comprare un biglietto! Cazzo, ho solo dieci giorni di preavviso, speriamo di trovare qualche offerta decente!» Si fiondò alla scrivania e accese il computer.
«Oh, quelli dell'ufficio amministrativo hanno detto di farti sapere che anche tu andrai in ferie lo stesso periodo.»

«Oh... bene» rispose lei senza troppo entusiasmo.

«Tu cosa pensi di fare?» le chiese il ragazzo, senza nemmeno guardarla, mentre armeggiava al PC.

«Boh... niente, credo.»

«Come niente? Non vai a trovare la tua famiglia?»

A quelle parole lei ebbe un fremito impercettibile. «No» rispose piatta, poi in silenzio prese la sua felpa dalla sedia lì accanto e uscì dalla stanza.

Daniel non ebbe neanche il tempo di ribattere, quando si girò la vide scomparire dietro la porta. Si alzò di scatto e la rincorse, «Eve! Ehi, Eve, dove stai andando?»

Lei lo ignorò, procedeva lungo il corridoio con passo spedito e la testa bassa.

Il ragazzo aumentò l'andatura e la affiancò. «Ehi, tutto bene?» Si chinò quel tanto che bastava per notare lo sguardo di lei: i suoi occhi erano tristi, come non li aveva mai visti.
Si bloccò, restando indietro, poi si scosse e la raggiunse di nuovo «Eve, ehi-»

«Sto andando in palestra, lasciami stare!» sbottò lei con voce ferma e autoritaria, senza nemmeno guardarlo.

Daniel si fermò e la osservò allontanarsi lungo il corridoio.

La sua famiglia, già, lei non gliene aveva mai parlato.

Da quanto si conoscevano? Tre mesi ormai, più i giorni passati in cella.
Era sempre chiusa e riservata, anche se ogni tanto tirava fuori il suo flebile lato spensierato ed empatico, ma non aveva mai parlato di se stessa.

Aveva imparato a conoscerla, ormai sapeva come prenderla, ma ignorava chi fosse davvero o chi fosse stata.
Era come se Eve esistesse solo nel presente: non aveva un passato.

Perché si allenava così duramente?
Diceva di avere un obiettivo, ma quale?
E perché?
Qual era il suo scopo?

Anche il suo futuro gli era completamente oscuro.

Ormai la ragazza era scomparsa alla sua vista. Decise che era meglio lasciarla sola.
Non poté fare altro che tornare in camera e riprendere la ricerca del biglietto aereo per tornare a casa.

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Daniel era già nel letto quando sentì la porta della stanza aprirsi.
«Eve, sei tu?»

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora