Capitolo 29 - Lo sfogo

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Daniel si svegliò e andò in bagno.
Doveva riprendersi dal volo del giorno precedente, quindi quella mattina avevano deciso di non allenarsi.

Erano già le sette, aveva dormito quasi dieci ore.

Tornò sotto le coperte e si sdraiò fissando il materasso sopra di lui.
La struttura del letto a castello tremò leggermente, probabilmente la ragazza si era rigirata tra le coperte.

«Eve, sei sveglia?» domandò in un sussurro.

«Sì. Non riesci più a dormire?»

«No.»
Il giovane rimase un attimo in silenzio, aveva un pensiero che lo opprimeva.
Fece un sospiro e parlò di nuovo: «Sai, Eve, io e la mia ragazza ci siamo lasciati» lo disse tutto d'un fiato, cercando di non lasciar trasparire nessun sentimento, ma non era bravo a fingere.

«Mi dispiace» si limitò a rispondere lei, con tono fin troppo distaccato.
Non ci sapeva fare con certe cose, consolare gli altri non era di certo il suo forte. Non aveva nemmeno idea di cosa si provasse a essere mollati.
Era la persona meno adatta a essere lì in quel momento. Di solito pensava solo ai fatti suoi e non si preoccupava per i problemi altrui.

Daniel questo lo sapeva bene. Sapeva anche che a Eve probabilmente non interessava sapere ciò che gli era successo, e di sicuro non voleva neanche avere tutto il giorno lui che le si trascinava dietro triste e piagnucolante; ma in quel momento aveva bisogno di parlarne e lei era l'unica che lo avrebbe ascoltato.
«Sai, l'altro giorno... giovedì, sì... ero a casa mia con Simona, la mia ragazza... ex ragazza...»
Il suo corpo fu attraversato da un fremito.
«C'era anche mio fratello, non l'ho visto spesso queste due settimane, perché lui studia all'Università in un'altra città. Quel giorno lui era tornato a casa praticamente solo per stare con me, quindi volevo passarci tutto il tempo possibile. Avevo detto a Simona di non venire, visto che volevo stare con lui, ma lei aveva insistito a volermi fare compagnia; così si è presentata a casa e non mi si è staccata un attimo, anche se eravamo stati insieme praticamente tutti gli altri giorni.»
Sbuffò scuotendo la testa.
«Probabilmente deve essersi sentita ignorata, perché dopo un po' ha messo il muso e ha iniziato a rispondermi male, così ho dovuto salutare mio fratello e andare a casa sua per discutere. Abbiamo litigato e lei ha finito per fare la vittima. Fa sempre così, la conosco: vuole solo essere compatita e implorata, portata fuori a cena e magari ricevere qualche regalo. Ero già pronto a scusarmi e proporle di andare al sushi, come al solito, quando però lei ti ha menzionata: ha detto che io non facevo altro che parlare di te. Insinuava che noi due avessimo una tresca, ti... ti ha dato della puttana! Io allora mi sono incazzato, le ho detto che era una pazza e me ne sono andato.»
Daniel smise un attimo di parlare e prese un bel respiro.

Eve continuava ad ascoltarlo in silenzio.

Lui inspirò a fondo, cercando di raccogliere le forze per proseguire il racconto.
«La sera ero incazzatissimo, quindi sono uscito per fare una corsa per schiarirmi le idee. Mentre correvo mi sono reso conto di essere arrabbiato, ma soprattutto dispiaciuto; così ho deciso di andare da Simona per chiarire le cose e fare pace. Arrivato a casa sua, lei non c'era e non mi rispondeva al telefono, così mi sono rassegnato a rimandare il discorso all'indomani.»
Fece un lungo sospirò.
«Lì vicino abita anche Andrea, il mio migliore amico. Già che ero lì ho pensato di passare a trovarlo. Arrivato a casa sua ho notato che le luci erano tutte spente, tranne quella di camera sua, così sono andato verso la porta, proprio sotto la sua stanza. La finestra era aperta e da lì ho sentito provenire la voce di Simona.»
Ebbe un fremito e aumentò il volume della voce, che da triste stava passando a infuriata.
«Cosa diavolo ci faceva lì? Andrea non l'aveva mai sopportata e anche lei non voleva mai uscire se c'era lui nei paraggi.»
Strinse i pugni sulla coperta, in preda alle emozioni.
«Non so perché non ho suonato. Invece ho fatto il giro della casa: hanno una porticina un po' nascosta sul retro che non chiudono mai, quando da ragazzi la notte stavamo in giro a fare festa fino all'alba, Andrea la usava sempre per rincasare senza farsi beccare dai suoi. Così sono entrato e in silenzio ho salito le scale fino a camera sua. Ho spalancato la porta e...»
Si fermò per un istante ed ebbe un sussulto, ormai stava quasi gridando.
«E quei due maledetti bastardi stavano scopando! La mia ragazza e il mio migliore amico! Ti rendi conto?

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume I)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora