0-Buona Notte

892 19 2
                                    

"C'era una volta, centinaia e centinaia di anni fà, un pianeta situato in un'altra dimensione suddiviso in quattro grandi regni che caddero per mano di un'entitá malvagia.
Il mondo in questione non era altro che un pianeta simile alla nostraTerra, situato in  un universo parallelo a quello che noi tutti conosciamo. Difatti era abitato da creature simili ad esseri umani ma superiori, in quanto in grado di esercitare le arti magiche; esseri fantastici ed affascinanti che i nostri occhi umani potrebbero aver visto solo nei sogni piú bizzarri.
Come tutti noi sappiamo, la magia non viene usata sempre nel modo giusto; qualcuno la utilizza per aiutare la gente, qualcuno per migliorare il mondo ed altri per fare del male, provocare dolore e sofferenza alla gente e diffondere oscuritá e chaos.
Nel luogo dove la luce della Gemma Geminorum, un diamante fatato dai poteri straordinari non arrivó, oltre un buco nero che risucchia materia e luce, si generó un'ombra malvagia pronta ad inghiottire la felicitá degli abitanti di quel magico pianeta.
Una creatura oscura minacciava la sorte dell'Universo.
Solo i quattro prescelti sarebbero stati in grado di salvare il Pianeta dalle Tenebre, perché il loro compito era quello di portare la Luce, utilizzando la pietra piú potente del Cosmo.
Tuttavia...solo se i quattro giovani prescelti avessero camminato sul suolo dei quattro regni del passato, avrebbero potuto assorbirne l'energia pulsante necessaria per distruggere il nemico.
Il nome di questo pianeta era: Posto..."
La donna che leggeva chiuse delicatamente il grosso libro di fiabe, dalla copertina raffigurante una grossa quercia, guardando sorridente il figlio negli occhi.
Il bambino, di carnagione scura, due occhi tondi e neri come il carbone e i capelli corvini e lucidi, sembró non ricambiare il sorriso amorevole della madre.
"Giá finita?" chiese il bimbo.
"Per stasera si!"
"Ma era cortissima mamma!" esclamó lui, triste "E non ho capito niente..."
"Alioth, domani sera te ne racconteró un altro pochino! Ricorda che domani é il primo giorno di scuola!"
"Ma io...non voglio andare a scuola!"
La madre gli sorrise, chiudendo gli occhi, mentre rimboccava al tenero bimbo di otto anni le coperte azzurre del letto. Nel mentre un gatto nero saltó sul letto di Alioth. Il bimbo sorrise all'animale.

"Tutti vanno a scuola Alioth!" gli disse lei.
"Bhe...Mr. X no!" ribatté il bambino, carezzando il gatto nero.
"Ma Mr. X é un gatto."
"E se non ci vado?! Che succede?" insistette Alioth.
"Diventerai un asinello!" scherzó la donna.
Il bimbo accennó una risatina, poi subito guardó dalla finestra.
"Mamma. Cos'é il Cosimo?!"
Meissa rise silenziosamente e scompiglió i capelli neri al figlio.
"Cosmo Alioth, Cosmo!"
"Si ma cos'é?"
"Bhe...é la pace, la tranquillitá. Ansi, direi che é quando le stelle non litigano tra loro." spiegó la donna.
Alioth sbadiglió.
Il cielo stellato autunnale era limpido, le stelle brillavano fulgide nel freddo della notte, anch'esse abituate alle favole serali di Meissa.
"Anche loro sono stanche!" disse la madre, volgendo lo sguardo allo scenario notturno.
"Le stelle?" chiese Alioth confuso.
"Ma certo!" rispose lei "Gli astri del cielo vegliano si di noi tutta la notte...aspettando che tutti si addormentino."
"E quando tutti si addormentano?" continuó lui, guardando la madre.
"Vanno a dormire anche loro."
"Ci devo proprio andare scuola domani?" domandó il bambino.
Lei sospiró.
"Pensa ai tuoi fratelli...loro devono affrontare una classe molto piú alta della tua!"
Ridacchió.
"Giá li vedo agitarsi dentro le coperte! Dopo daró la buona notte anche a loro...sempre che la vogliano."
Lei fece l'occhiolino al figlio, che adagió la testa sul cuscino di piume, fissando il soffitto della cameretta, disseminato di adesivi fluorescenti di stelle e pianeti.
"Sogni d'oro Alioth!"
"Buona notte mamma!"
La donna smorzó la luce dell'abat-jour e si allontanó dalla stanza, tenendo socchiusa la porta della cameretta.
Alioth sollevó il busto e guardó di nuovo fuori dalla finestra.
Una stella cadente solcó il cielo.
Era raro che un fenomeno del genere si verificasse all'arrivo dell'autunno.
Il bambino, con il gatto nero coricato sul suo giaciglio azzurro, appoggió la testa sul cuscino celeste e chiuse gli occhi pronto per essere accolto nel mondo dei sogni, quella dimensione onirica in cui la fantasia e l'inconscio sono liberi di agire autonomamente.
Nella stanza accanto, due ragazzini parlottavano tra loro, e sembrava proprio che non volessero prendere sonno.
"L'hai vista?" chiese uno di loro.
"Cosa?" rispose l'altro, con lo stesso timbro vocale.
"La stella cadente!"
"Xander...lo sai che senza occhiali non vedo un tubo!
Sei sicuro di averla vista?"
"Mi sembra...almeno credo!"
"É tardi per le stelle cadenti sai?" continuó il fratello.
"Si ma...va bhe, in ogni caso io esprimo un desiderio."
"Ah..." ridacchió Ruben "ancora con queste sciocchezze?"
"Lo sai bene che non ci credo, ma tanto vale provare."

Xander per un attimo fissó soddisfatto la sua creazione sul comó, ovvero un'ostrica ricoperta di conchiglie che aveva raccolto quell'estate e poi il modellino di una nave di legno con le vele blu; spense l'abat-jour rossa sul comodino tra il suo letto e quello del fratello, augurando all'altro la buonanotte e desideró che il giorno seguente sarebbe stato memorabile, un giorno da ricordare, un giorno in cui sarebbe accaduto qualcosa che lo avrebbe cambiato.
Forse era solo un modo per allontanare il pensiero del primo giorno di scuola, o forse un metodo per augurarsi una buona notte da solo, dato che soffriva di sonnambulismo.
Mentre la casa della famiglia veniva irradiata dalla bianca luce degli astri e della luna crescente, in un boschetto non lontano si accese una fioca luce.
Da un'anello di funghi marroni piantati al suolo umido e terroso del bosco, inizió a fuoriuscire una nube argentata.
"Rieccomi!" disse una vocetta soffiata.
"Fare avanti e indietro continuamente mi stanca parecchio..." si lamentó la voce.
"É giunta l'ora!" continuó in un monologo "Chi l'avrebbe detto che Propus avrebbe affidato a me l'incarico!"
La nube argentata uscí dal bosco e si diresse verso la cittá di Oakwood Springs, squadrando ogni singolo dettaglio del luogo in cerca di qualcosa o qualcuno.
Superó il confine e si avvicinó a quello di un'altra cittadella,Little-Acorn.
"La sento..." mormoró "la presenza della Pietra!"
La creatura di vapore fluttuó tra le cime delle abitazioni sparse della periferia, per poi fermarsi davanti a una casetta rosa, precisamente davanti ad una finestra al primo piano.
Si mise poi ad ammirare la Via Lattea, ricolma di punti luminosi appesi a quel velo nero che era il cielo.
Sorrise.
"Quí ci sono tutte le costellazioni che ci hanno insegnato..." pensó la nube a voce alta, seppur velata "in veritá ce ne sono moltissime altre che non conosco...chissá se appariranno anche da noi."
Oltre la finestra della stanza davanti la quale quella strana creatura si era soffermata, dormivano profondamente due ragazze adolescenti.
"Ecco le altre due..." sussurró la nuvola.
"Dunque...uno, due...si sono quattro in tutto!" continuó "Bhe...se conto gli altri due nella Milky Way, ovviamente."
Qualcosa nella stanza buia oltre la finestra chiusa si mosse.
"Oh...mi conviene andare via! Poi se mi sentono parlare da solo é la fine."
La nube di vapore scintillante roteó su se stessa e soddisfatta di aver trovato quello che cercava si volatilizzó, sparendo nel nulla.
Una delle due ragazze aveva notato qualcosa di strano fuori dalla finestra, dato che non riusciva a prendere sonno, ma attribuí la presenza di quella foschìa ad una comune nebbia stagionale; diede un'occhiata veloce al suo zaino di scuola nero, pensando che forse sarebbe stato il caso di riempirlo quella sera, invece che il mattino seguente; poi rinunció e si addormentó anche lei, catapultandosi nel mondo dei sogni dove la gemella giá si trovava alle prese con un bizzarro e stravagante primo giorno di scuola.
La nube argentata riapparve in prossimitá di una collina non distante dalla casa delle due sorelle, ed aleggió attorno ad una grossa quercia secolare.
"Che energia positiva." esclamó con voce soffiata la nuvola di vapore.
"Sprigiona...come una sensazione rassicurante, o di calor...
ah, sto perdendo tempo!"
La creatura si allontanó dal tronco della quercia che veniva rinfrescata dalla luce lunare, ed inizió a risalire la collina.
"Non mi sarei mai aspettato di trovare luoghi tanto simili ai nostri...paesaggi spettacolari e visioni stupende.
E la ciliegina sulla torta è il Sole che si vede di giorno. Pagherei il mio cappello pur di rivedere quella Stella."
La nube sospirò, poi inizió a rarefarsi e disperdersi.
"Oh, Santi Numi! Di questo passo mi scioglieró!
Devo assolutamente raggiungere la Foresta o non torneró mai piú a casa!"
Mentre la creatura si affrettava a raggiungere il bosco da cui era apparsa, la cittá di Glenwood Springs iniziava ad addormentarsi e tutte le luci a spegnersi.
Le uniche fiaccole che rimasero accese per rischiarare la valle furono quelle degli astri, che assieme alla Luna, rendevano quella notte autunnale magica.

GeminiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora