7-Helios

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"Buona fortunaaa!"
Delle voci rimbombarono dalla porta aperta che dava sul corridoio dell'atrio. C'erano tutti.
La fatina Radon, il fiore Lantanio e il pesce Osmio che poggiavano su un tavolino argentato con tre rotelle; la tartaruga Torio che trainava il tavolo d'argento con una catenella e l'istrice Ittrio.
"Ciao ragazziii!" li salutó Amy, muovendo le braccia.
"Pensavo sarebbero venuti tutti!" disse Xander a Silver.
"No...loro devono occuparsi di altri affari al quartier generale."
Dalle nubi arcobaleno su cui prima adagiava la nave, spuntarono volando il pipistrello Kripto e Iridio, l'occhio arcobaleno.
"Buona fortuna! Buona fortuna!" disse con voce robotica Iridio.
"Fate buon viaggio Geminiiiii!" strilló a squarciagola la nottola viola.
"É matto!" esclamó Ruben.
"Tornate sani e salviiii!
Vi voglio vedere tutti interi quando tornerete!"
"Ne puoi stare certo!" gli gridó Krista.
Silver abbassó lo sguardo: sembrava un po' giú di morale.
"Che c'é Sil?!" gli chiese Ruben.
"No niente. Mi sarebbe piaciuto se Nekoluna mi avesse salutato come si deve...in fondo é stata la mia maestra per molto tempo."
Ruben mise una mano sulla spalla al folletto.
"Silver caro." intervenne Propus "Gli stregoni ora sono occupati, hanno una missione importante da svolgere.
Sono andati a ristabilire l'ordine nelle regioni dell'Isola che sono state attaccate dagli Strix."
"Capisco..."
"AVANTI TUTTAAAAAA!"
Selenio attiró l'attenzione di tutti, dopo che la sua partner Radon lo ebbe salutato con le lacrime agli occhi, augurandogli di tornare illeso dal viaggio.
Argo, la grande nave dalle vele blu, si alzó nel cielo e partí, seguendo il tragitto nel cielo stellato, segnato dal raggio di luce che era uscito dalla bussola di Silver.
Nel punto esatto al di sopra del quale si fosse trovato il Nadìr, sicuramente si trovava il Blazar, portale d'accesso per il Tartaros, sede della Nowhere-corp.
Selenio pilotava accuratamente la nave, tramite il suo scettro con la mezzaluna, che manipolava come un cambio-marce.
Piú Argo si inoltrava nella volta del cielo, piú la sagoma di Mebsuta si allontanava. Il un batter di ciglio volarono sopra a Mekbuda, e dalla poppa della nave osservarono le luci bianche delle due grandi stelle allontanarsi.
Dei fasci bianchi di luce illuminavano tutta l'Isola di Posto, sottostante quello strato di nubi che componevano la Cromosfera del pianeta.
Krista alzó gli occhi al cielo, che sempre venivano allietati dalle costellazioni che splendevano.
"Il Sole..." pensó "non c'é."
Se veramente Posto era la Terra di un remoto passato, prima o poi sarebbe dovuta riapparire anche la luce dorata del Sole, i pianeti del suo sistema stellare e tutti gli astri che ne facevano parte.
"Ti manca la luce del Sole?!" sopraggiunse Propus avvicinandosi alla ragazza.
"Bhe, un pochino.
Ma...come hai fatto a capire a cosa stavo pensando?"
"Intuito." rispose Propus "Sorpresa eh?!
Di solito era Alhena a leggermi la mente. La pregavo sempre di non farlo, ma era piú forte di lei."
Krista abbassò lo sguardo; immaginó di trovarsi a Glenwood Springs, ad osservare il tramonto rosso del Sole vicino alla Cerqua, quell'albero secolare a cui i quattro gemelli erano affezionati.
"E dire che in una vita passata detestavi la luce del giorno." intervenne l'uomo bianco, destando la ragazza dai suoi profondi pensieri.
"Alhena era piú...una regina notturna, amante della notte."
Propus ridacchió.
"Difatti la chiamavano tutti la Principessa della Notte."
"Si, anch'io ho sempre preferito la notte al giorno" disse Krista "ma...quando passi un po' di tempo senza qualcosa, finisci per sentire la sua mancanza, anche se non ti piaceva."
La ragazza stava facendo riferimento anche alla sua famiglia e alla sua casa, di cui un po' sentiva la nostalgia.
"Giá...hai ragione" affermó Propus "molto spesso ci accorgiamo del valore di ció che possediamo quando lo perdiamo."
Fece una piccola pausa, poi aggiunse:
"La stessa cosa che provo dopo il singhiozzo! Quando mi viene lo detesto, poi quando mi passa..."
Krista ebbe la conferma che il capo della Place-corp non avesse tutte le rotelle in testa. Era un po' svitato ma a lei piaceva in quel modo, e dato che sembrava un giovane ragazzo era rimasta colpita dalla sua presenza e dalla sua indole completamente diversa da quella della ragazza.
"...e poi non faceva altro che parlare di Selena..." continuó Propus grattandosi il capo a ricci dorati.
"Selena?" domandó curiosa Krista.
"Ma si...una roba del genere. Diceva sempre che un giorno sarebbe riapparsa una luce argentata in cielo che avrebbe regnato di notte sul cielo stellato."
"Ah! Forse intendi Selene?" sopraggiunse la ragazza.
"Eh si! Quella!"
"Ho capito..." disse a voce bassa Krista, alzando lo sguardo "la Luna."
Seppur tutto ció che conosceva le sembrasse cronologicamente lontano da lei una settimana, in realtá lo era di milioni, forse miliardi di anni.
Mentre i due parlavano, Xander andó verso la prua della nave, osservando attentamente le azioni di Selenio. Aveva sempre avuto una certa inclinazione per ció che riguardasse il mare, le sue creature e i veicoli che lo solcavano. Certo avrebbe preferito che la nave si fosse trovata sull'oceano Ennosigeo, ma l'idea che Argo un tempo apparteneva a lui e che stava navigando nel cielo stellato, lo eccitava.
Ogni momento che passava si convinceva sempre piú che le punte della stella raffigurata sulla bandiera di Argo, rappresentassero loro quattro, piú l'unione delle loro anime.
"Acqua...fuoco...terra...aria" rifletté "...e spirito."
Silver si avvicinó al ragazzo.
"Ti piace lo stemma eh?"
"Bhe...ha un qualcosa di filosofico." rispose Xander.
"Giá...la Stella del Microcosmo fù, per un periodo, materia di studio del corso di cui Nekoluna mi fece da insegnante."
Silver alzó lo sguardo alla bandiera blu ciano con la stampa in oro scintillante.
"La punta più in alto della stella simboleggia l'Etere, la Quintessenza, o anche lo Spirito, se vogliamo.
La punta in alto a destra di chi osserva è l'Aria, lo stato gassoso della natura materiale; quella in alto a sinistra è l'Acqua, lo stato liquido della materia, la punta in basso a destra è il Fuoco, ovvero lo stato della materia in combustione, la radianza della natura. Ed infine la punta in basso a sinistra è la Terra, stato solido della materia."
Xander sorrise al folletto, che come sempre dimostrava di essere colto e preparato.
"Come a simboleggiare..." mormoró Xander, gli occhi verdi che riflettevano il tragitto di luce nel cielo "la prevalenza dello spirituale sul materiale..."
Amy intanto cercava in tutti i modi di allontanarsi dai bordi della nave, in preda ad un terribile maldimare.
"Amy! Non c'é mica l'acqua." esclamó Ruben, sporgendosi.
"Lo so ma...solo il pensiero..."
Cercó di placare quel senso di nausea che le si era scatenato e si toccó la pancia.
Nel farlo qualcosa le balenó in testa.
Le tornó in mente ció che aveva osservato sul quadro di Pollux, quel dettaglio che era sfuggito persino a Ruben.
"Teia...era incinta..." balbettò la ragazza ad occhi spalancati.
"Cosa?" fece il ragazzo dal kimono bordeaux.
"Dico che...sulla raffigurazione della famiglia reale, Teia sembrava essere in dolce attesa."
"Ah si?! Non ci ho fatto caso."
"Eravate voi." affermó una voce maschile sconosciuta.
Dalla porta di legno a poppa uscirono delle creature, tra cui Promezio, un gigante bianco di due metri e mezzo, e una specie di drago azzurro a tre teste.
"Fooorte! Un drago!" esclamó Ruben.
La bestia era alta un paio di metri, aveva la pelle squamosa, la coda tozza e corta e si reggeva sulle zampe posteriori, che come quelle anteriori erano tozze e simili a quelle di un dinosauro.
Le sue tre teste possedevano ognuna un paglio d'occhi da rettile rispettivamente verdi, blu e gialli.
"Piacere gemellazzi! Io sono Cob..." disse la testa centrale, con gli occhi azzurri.
"Possibile che devi parlare sempre tu?!" lo rimproveró la testa alla sua destra, con gli occhi verdi.
"Tanto a me non fate mai parlare...quindi sto zitto." aggiunse la testa con gli occhi gialli.
"Ma che buffi..." ridacchió Amy.
"Ragazzi. Uno alla volta dai!" esclamó Ruben, sul punto di ridere.
"Da sinistra verso destra!"
"Perfetto!
Piacere io sono Pota..."
"La SUA sinistra idiota!" lo rimproveró la testa al centro.
"Ma a te che cambia? Tanto stai in mezzo, razza di...!"
"Ragazzi finitela!" li riprese Propus da lontano.
"Dunque" prese a parlare la testa con gli occhi verdi "il mio nome é Fosforo, e sono il membro Phi della Place-corp."
"Io sono Cobalto, membro Chi!"
"E infine io mi chiamo Potassio, membro Psi dell'organizzazione."
Ruben ed Amy rimasero zitti per un po'; poi applaudirono complici al drago tricefalo.
"Oh grazie grazie!" risposero all'unisono le creature.
Mentre il serpente Promezio si era messo in un angolo, ed aveva aperto il suo grosso manuale arancione, l'altra figura bianca si avvicinó lentamente ai due ragazzi.
Nel frattempo curiosi, anche Krista e Xander si ricongiunsero ai fratelli, mentre Propus e Silver si spostavano a prua, discutendo con Selenio.
"Cosa stavate dicendo prima?!" domandó Ruben al drago, un po' a disagio, per non sapere bene a chi rivolgere la domanda.
"No, stavo dicendo..." riprese Cobalto, la testa al centro "che la regina Teia nella raffigurazione a cui la ragazza faceva riferimento, era incinta di voi!"
"Veramente?" intervenne Xander.
"Urca...che udito." parlottó Ruben.
"Esatto!" rispose esaltato Fosforo, dagli occhi verdi.
"Bhe...diciamo che non era propriamente incinta di voi quattro, ma di un unico bambino: Helios."
"Cosa? Helios?" fece confusa Krista.
"Non vi hanno ancora raccontato di Helios?!" domandarono all'unisono le tre teste del drago.
I Gemini scrollarono la testa.
"Prima che voi quattro veniste al mondo nell'esistenza precedente a quella che ssstate vivendo ora, la regina Teia portava in grembo un bimbo di nome Heliosss." disse una voce sibilante.
I Gemini si voltarono verso Promezio, che stava volando verso di loro, in sella al suo libro enorme.
"Onix tentó di avvelenare la regina con un pozione, intento ad uccidere la vita che sssstava crescendo dentro di lei."
"Sul serio?" esclamó Amy, disgustata.
"Re Iperione fortunatamente intervenne in tempo e con la Gemma Geminorum ssssalvó la vita del figlio, ma ci fù un effetto collaterale."
"Cosa?" chiese Ruben.
Promezio finí di spiegare:
"L'embrione nella pancia di Teia si divise in quattro e cosí la regina diede alla luce quattro gemelli."
I Gemini erano incantati dal racconto di Promezio; se era vero, i quattro sovrani erano nati solo a causa della pozione di Onix. Se la regina non l'avesse bevuta, sarebbe nato Helios e probabilmente loro quattro non sarebbero mai esistiti, in quanto reincarnazione dei sovrani gemelli.
"Non immagino cosa possa essere partorire quattro gemelli..." esclamó Amy toccandosi il ventre, giá scosso dalla nausea.
La figura bianca del colosso aveva ascoltato la storia di Promezio silenziosamente dietro ai Gemini.
"E lui chi é?" domandó Xander al fratello.
"C-ciao...io sono Titanio." disse con voce profonda e il timbro un po' insicuro "Sono il membro Teta."
La creatura era un colosso paffuto e dagli occhietti neri: aveva il pelo bianco e cortissimo che gli copriva tutto il corpo, e la morfologia di un gorilla dalle braccia lunghe e robuste.
I palmi delle enormi mani erano di pelle bianca, cosí come il viso quasi perfettamente sferico.
Ai piedi indossava degli stivaletti di pelle marrone e una fascia in pelle marrone gli cintava la vita.
Aveva anche un bell'ornamento in oro proprio sulla cinta: una grossa lettera "Teta" (θ).
Quando il bestione parlava, dalla sua bocca usciva del vapore bianco gelido.
"Piacere!" dissero i gemelli.
"Non siate sfacciati con Titanio" sussurró Cobalto a Xander nell'orecchio.
"É molto timido!" aggiunse Fosforo.
Il drago azzurro si allontanó dai ragazzi e camminó verso la prua della nave.
"Che bel pelo." disse Amy a Titanio.
"Gr-grazie!" rispose lui, guardando verso il basso.
"A prima vista sembrava l'abomimevole uomo delle nevi, e invece..." mormoró Ruben, ricevendo un'occhiata fulminante da Krista.
"Da dove vieni?" domandó curioso Xander, quasi certo della risposta.
"Da Antartica." rispose la creatura bianca.
"Bella cittá eh!" esclamó Ruben.
Ora i Gemini avevano conosciuto tutti i membri della Place-corp.
Mentre i ragazzi cercavano di sciogliere in tutti i sensi Titanio, conversando con lui, gli altri marinai erano occupati a dirigere le attivitá della nave: Selenio manovrava il timone, Propus guardava a prua l'orizzonte stellato e Promezio studiava ininterrottamente il suo gigantesco manuale.
Silver era accanto al Capitano, e teneva in mano la sua bussola, osservando il tragitto di luce che essa aveva tracciato nel cielo.
"Fra non molto inizieremo a calare di quota e navigheremo su Ennosigeo!" esclamó Propus.
"Veramente? Navigheremo sull'oceano?" intervenne Xander, eccitato all'idea.
"Penso di si." rispose a bassa voce Titanio.
La velocitá a cui Argo procedeva nell'aria era nettamente superiore a quella di un comune aereo terrestre, seppure i ragazzi non me percepivano l'influenza.
Le costellazioni sembravano immobili ed eterne, e brillavano di uno splendore che sulla Terra non era possibile osservare.
"Chissá come se la passa papá!" disse Ruben al fratello, persi entrambi nella bellezza degli astri.
"Mha...spero bene. Dopotutto non si accorgeranno nemmeno della nostra assenza no?!"
"Giá...avevo dimenticato."
"Piú di tutti, mi manca Alioth." continuó Xander.
"Chi é Alioth?" domandó curioso Titanio, il colosso glaciale.
"É il nostro fratellino minore." rispose Ruben.
"E voi avete un fratellino minore?" chiese il gigante alle due sorelle.
"Mh...no." fece Amy.
"Figlia unica!" scherzó Krista.
"Mi basta lei." rise Amy "E te che mi dici? La tua famiglia?"
"La mia famiglia?!" esclamó con fare timido Titanio "Io considero la regina Maud un po' come mia madre, ed Uma e Umi le mie sorelle."
"Le due orse" intervenne Xander.
"Certo...anche Propus e gli altri sono la mia famiglia!" aggiunse Titanio guardando velocemente gli altri marinai a bordo di Argo.
Il serpente corallo Promezio si trovava sulla postazione di vedetta, proprio sull'Albero Maestro, sotto la bandiera blu con il pentacolo stellato.
A Ruben rivenne in mente quella parte del racconto del passato che Promezio aveva narrato loro nella Sala delle Riunioni: la regina Teia che era stata addormentata e posta al centro di una foresta di rovi.
"Titanio ascolta." intervenne il ragazzo.
"Perché il Ficus intrappoló la regina Teia tra rovi spinosi? Che voleva da lei?"
"Intendi centinaia di anni fà, quando venne poi salvata dal nobile Iperione?"
Ruben annuí.
"Scusa ma...noi non, non sappiamo cosa cercasse esattamente da lei. Mi spiace..." rispose la creatura guardando in basso mortificata.
"Ma no dai. Tranquillo." lo tranquillizzó Ruben, sorridente.
Era strano. Se il giorno precedente i Gemini avevano avuto risposta a tantissimi dubbi e interrogativi che li tormentavano, quella mattina ricevettero altrettanti dubbi che non facevano altro che intricare la situazione.
Oganessio, Ununoctio, il caso della regina intrappolata, la ragione del rancore che Onix nutriva nei confronti dei sovrani: tutto era offuscato e poco chiaro.
Dalla porta di legno a poppa, uscí il drago a tre teste, con un enorme vassoio argentato che adagiava su uno sgabello con delle rotelle.
"Il pranzoooo!" strilló Cobalto.
"É pronto il pranzo!" aggiunse Potassio, con meno enfasi del fratello.
"É ora di mangiare ciurma!" gridó Fosforo "L'abbiamo cucinato noiiii!"
Tutti i presenti sulla nave consumarono il loro pasto, eccetto Selenio, che era al "timone", e Promezio che in posizione di vedetta sull'Albero Maestro, al contrario di come si potesse pensare, era immerso nel suo manuale arancione trascurando la sua mansione.
"Ma Promezio fa sempre cosí?" chiese Amy a Titanio, in un misto di divertimento e preoccupazione.
"É il piú saggio e colto dell'organizzazione, e anche uno dei piú abili stregoni" rispose Titanio, mordendo timidamente un coscio di uccello arrostito "probabilmente riconosce la strada ad occhi chiusi."
"Che roba é?" domandó Ruben, in riferimento all'ammasso spropositato di carne odorosa che adagiava sul piatto argentato come una montagna.
Amy scrolló le spalle.
"Immagina che sia pollo" suggerí Krista.
L'ammasso di carne arrostita presto venne consumato, e un leggero senso di stanchezza catturó i ragazzi.
"Uanto anca...?!" fece Xander sbadigliando.
"Siamo solo all'inizio Xan!" esclamó Propus.
Anche se leggermente, sembrava che la luce delle costellazioni stava sbiadendo, inghiottita da un profondo cielo nero.

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