capitolo 29

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TW: attacco di panico 

Esco dalla casa e l'aria fredda mi colpisce, non sono abbastanza coperta, osservo i vestiti che ho addosso, avrei voglia di strapparmeli.

Faccio due passi e prendo una grossa boccata d'aria fredda che mi brucia i polmoni, poi scoppio a piangere di nuovo.

Continuo a camminare me non faccio molti altri passi prima di rendermi conto che non so dove andare. Non posso tornare a casa da mio padre, non reggerei.

Mi porto le mani alla faccia e lascio andare un altro singhiozzo poi sento il respiro aumentare.

Non riesco a controllare i singhiozzi e i respiri veloci mi mozzano il fiato. Voglio urlare ma non ci riesco, devo andare via da qui.

Ricomincio a camminare, non mi importa dove arrivo, devo solo andarmene.

Dopo poco trovo una panchina sul lato della strada e mi ci siedo, il mio respiro è ancora troppo affannato per camminare.

Porto le gambe al petto e appoggio la testa alle ginocchia, tentando di regolarizzare il respiro.

Come si può fare una cosa così crudele.

Come può un padre permettere che una cosa simile accada alla propria figlia.

Guardo il tatuaggio sul mio polso, in questo momento vorrei strapparmelo via, non mi importa quanto male faccia.

Porto le mani fra i capelli e li tiro, ho bisogno di sentire un dolore diverso che non sia quello del mio cuore, qualsiasi esso sia.

Lascio andare un grido strozzato, ma ancora non mi fa sentire meglio, il mio respiro è ancora troppo veloce, mi fa male il petto.

Alzo la testa al cielo guardando le stelle, sento le lacrime calde scendere per le guance e il collo, lasciandoli freddi e bagnati.

Nemmeno il cielo riesce a calmarmi, la mia testa va a mille e non riesco a stare ferma.

Mi muovo sulla panchina, andando avanti e indietro con il busto, sperando che il movimento regolari mi calmi, ma non lo fa

Chiudo le mani in due pugni, trafiggendo la mia pelle con le unghie, non mi importa se poi sanguino, devo sentire qualcosa di diverso.

Non importa quanto sono grandi le boccate che prendo, l'aria mi sembra sempre troppa poca.

Sento come se il groppo che ho in gola mi stia impedendo il respiro, i pensieri si mischiano e la vista è offuscata, credo mi stia venendo un attacco di panico.

il cuore batte velocissimo e le mani tremano incontrollatamente

nel silenzio della strada vuota, dei passi attirano la mia attenzione, sta venendo qualcuno.

Mi giro, Zayn sta camminando verso di me, volto di nuovo la testa nella direzione opposta, so che avrei dovuto camminare più a lungo ma non ce la faccio.

Mi raggiunge e si siede accanto a me, rimanendo in silenzio.

Non so perché ma la sua presenza non fa altro che farmi piangere di più, il petto mi fa sempre più male e respiro a fatica mentre ormai le lacrime cadono sulle mei ginocchia e sulla felpa, bagnandole completamente.

"Triss, calmati, respira" dice, il tono preoccupato

scuoto la testa, continuando a muovermi avanti a indietro, le mani tornano fra i capelli

"ti prego guardami" sussurra

con uno sforzo enorme, sposto lo sguardo sul suo, guardando le iridi scure.

"respira con me" 

cerco di seguire il suo ritmo, ma il bruciore al petto non me lo permette e dalle mie labbra esce un mugolio di dolore

"ti prego, concentrati" 

chiudo gli occhi stringendoli forte, buttando indietro la testa e lentamente faccio un respiro profondo.

sento l'aria entrare nei polmoni e una sensazione di sollievo mi invade.

rimango ferma così, gli occhi sbarrati a fare respiri profondi, mentre sento il battito normalizzarsi.

"bravissima, continua in questo modo" sussurra al mio fianco, poi delle braccia si avvolgono intorno alle mie spalle e vengo attirata a lui

Non oppongo resistenza, mi faccio abbracciare senza dire nulla.

rimango ferma contro il suo petto mentre lui mi stringe forte a sé in silenzio.

Piano piano il mio respiro si calma completamente e le lacrime ricominciano a scendere silenziose

"mi dispiace" dice ad un certo punto a voce bassa.

Non rispondo, nemmeno mi muovo

"non lo hanno fatto per cattiveria verso di te" continua

Come fa a giustificarli?

Faccio per allontanarmi ma lui mi tiene stretta, mi limito ad alzare la testa e guardarlo negli occhi

"mi hanno fatto male" dico

"lo so"

Rimaniamo ancora in silenzio, abbasso lo sguardo e mi riappoggio a lui

"perché sei qui?" chiedo

"perché so che non hai dove andare, e non puoi stare sola per strada di notte"

"non ho bisogno di compagnia"

"sì che ne hai bisogno, ora smettila e lasciami fare quello che voglio"

Decido di non rispondere, tanto non serve a niente litigare ora, e poi ho freddo e lui mi tiene caldo.

Rimaniamo fermi in questa posizione per non so quanto tempo. Ascolto il rumore del suo cuore battere, mi calma.

"perché non me lo hai detto?" chiedo ad un certo punto

sospira

"non era mio compito dirlo, non potevo inserirmi in un discorso che non mi riguarda, anche se ho provato a fartelo capire diverse volte, ma non era facile"

Ripenso a quello che mi ha detto all'autogrill

"credevo volessi solo insultarmi perché non ti sto simpatica"

"beh si, non mi stai simpatica ma non ha senso insultarti così" risponde onestamente e io gli colpisco piano il petto

"non posso farci niente se sei incredibilmente irritante Triss" scherza e io mi faccio sfuggire una debole risata

"non sono irritante, tu lo sei, anche molto" lui scrolla le spalle facendomi sorridere.

"irritante e testarda" conclude, mi limito ad alzargli il medio. Cala di nuovo il silenzio e lo sento muoversi sotto di me, poi vedo che ha tirato fuori il suo pacchetto di sigarette.

Mi allontano da lui, sedendomi con la schiena dritta.

Lui sembra stupito e si aggiusta anche lui sulla panchina, guardandomi.

"posso provarne una?" chiedo guardandolo negli occhi

ciao ragazzi!

questo è il mio secondo tentativo di scrivere una storia sui ragazzi, il primo è stato un po' fallimentare, non riesco a continuare la storia, quindi ho deciso di scriverne un'altra.

purtroppo, non sono una scrittrice, quindi non aspettatevi nulla di eccessivo.

spero vi piaccia la mia storia, se vi va votate e commentate :)

E.

daughter of the devilDove le storie prendono vita. Scoprilo ora