9

770 57 10
                                    

Taehyung

Quel lunedì pomeriggio ero seduto su una panchina fuori alla mia Università. Avevo da poco terminato quella giornata di lezioni iniziata dopo pranzo e finita alle quattro. Le mie mani erano tra le ciocche dei miei capelli e i gomiti sulle mie ginocchia, e stavo avendo una fase di pentimento per aver scelto di frequentare criminologia e quei corsi extra per l'esame di laurea.

Erano mesi che ero sotto pressione e non vedevo l'ora che tutto quello finisse. Avevo costatato, molto amaramente, che gli unici momenti in cui non pensavo a studiare fossero quelli con Jungkook.

La sera precedente, quando eravamo ormai arrivati di fronte casa mia, ero sceso dalla sua moto, ma, invece di rientrare, rimasi lì con lui per un altro poco.

Un poco che durò fin troppo e che era ancora vivo nei miei pensieri.

Appena tornai con i piedi per terra porsi il casco a Jungkook, che era ancora sulla sua motocicletta. Si voltò verso di me e, invece di afferrarlo, scese e si mise di fronte a me.

"Tieni." dissi allora, ma lui scosse la testa, facendo nascere un'espressione confusa sul mio viso.

"No, se lo prendo poi dovrò andarmene, invece, se lo tieni tu, possiamo usarla come scusa per rimanere qui un altro po'." mi rispose, e cercai di non pensare alla capriola che fece il mio cuore a quelle parole.

"E se io non volessi rimanere qui un altro po'?" controbattei, senza però fare altro per restituirgli il casco.

"Lo lasceresti per terra e te ne andresti." mi lasciò stupito. Non mi aspettavo una risposta del genere, ma avrei dovuto pensarci. Jungkook, per quel poco che avevo capito di lui, avrebbe voluto sempre l'ultima parola su tutto, ma con me non l'avrebbe avuta facilmente.

"Non tentarmi, sai che lo farei."

"Però non lo stai facendo ancora."

"La smetti?" domandai scocciato, abbassandomi e lasciando il casco per terra "Ciao." sbuffai, ma, nel mentre che mi voltai, mi prese un polso con una mano.

Non era la prima volta che lo faceva, ma in quel momento, appena mi voltai di nuovo verso di lui e i miei occhi si scontrarono con i suoi, non riuscii proprio a dirgli di allontanarsi.

"Scherzavo, dai, resta." disse, facendo un passo verso di me, che ero ancora bloccato nella stessa posizione.

"Appena smetterai di fare il fastidioso potrei pensarci." risposi, portandomi un ciuffetto di capelli dietro l'orecchio. Lo vidi guardarmi la mani in questione, poi di nuovo gli occhi. Ero in imbarazzo, e fu in quel momento che allontanai il mio braccio.

"Essere fastidioso è nella mia natura." si giustificò, alzando le spalle "Non sono tanto male, dai." aggiunse, facendomi ridere.

"Probabilmente sei peggio di quanto immagini." continuai a sfidarlo. Sapevo che gli desse fastidio e adoravo vedere quel cipiglio infastidito sulla sua fronte.

"Non sembri meglio di me." ribatté, facendo sorridere entrambi.

Continuavamo a dirci quelle parole, come se odiassimo la presenza dell'altro, eppure le nostre azioni, quelle di rimanere ancora lì e di non girarci per andarcene, dimostravano il contrario.

Erano giorni che non capivo perché mi comportassi in quel modo.

"Fumi?" cambiai argomento.

"Sì, perché?" rispose.

"Ho voglia di fumare, vieni." iniziai a camminare.

"Aspetta." disse, facendomi fermare e girare verso di lui, che prese il casco da terra e lo mise sotto la sella della moto, poi mi raggiunse e si mise di fianco a me "Andiamo."

-

Poco dopo arrivammo davanti a un muretto basso che si trovava di fianco casa mia, mi sedetti sopra e aspettai che mi raggiungesse anche lui.

Mise una mano nella tasca dei suoi pantaloni ed estrasse un pacchetto di sigarette, ne prese due e ne diede una a me, tenendosi l'altra per sé, poi prese un accendino e accese la sua, mettendola tra le proprie labbra, cosa che avevo fatto anche io precedentemente.

Posò l'accendino, lasciandomi confuso, finché poi non avvicinò il suo viso al mio e, con la sua sigaretta accesa, accese anche la mia. Spalancai gli occhi, mentre lui mi fece un occhiolino, poi si voltò a guardare davanti a noi, dove il sole stava tramontando.

Rimasi a guardare lui per qualche secondo, che tolse la sigaretta dalla bocca ed espirò il fumo, facendo muovere il suo pomo d'Adamo.

"Comunque volevo dirti che stai davvero bene con i capelli grigi." mi disse. Sentii subito le mie guance scaldarsi, così deglutii e mi girai di scatto.

"Grazie." sussurrai semplicemente, in imbarazzo. Non mi sarei mai aspetatto un complimento da parte sua.

"Come ci siamo ritrovati a guardare il tramonto e a fumare insieme?" domandò a nessuno in particolare.

"Probabilmente non dovremo essere qui, insieme, lo sai vero?" risposi con una domanda, sentendo un suo sospiro al mio fianco.

"Lo so benissimo, ma non riesco a farne a meno." ammise. Quel ragazzo, ogni cosa dicesse, mi lasciava più confuso di prima.

"A fare a meno di cosa?"

"Di cercarti, Taehyung."  e sperai davvero non stesse mentendo, perché, quando mi accorsi del suo sguardo sul mio profilo, mi girai verso di lui e ci guardammo negli occhi, e a me sembrava così sincero che, se la sua  fosse stata una bugia, avrei potuto considerarlo l'attore più bravo dell'ultimo secolo.

"Cosa stai dicendo?" non volevo trarre conclusioni affrettate.

"Io- niente, dimenticalo." tornò a guardare l'orizzonte, espirando il fumo che aveva ispirato poco prima.

Io peró non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.

"Devo tornare a casa." si alzò e buttò la sigaretta per terra, schiacciandola con un piede. Aveva ancora due tiri abbondanti e quello mi fece capire che voleva andarsene, non che avrebbe dovuto.

Mi alzai anche io, copiando i suoi movimenti e mettendomi di fronte a lui. Nonostante tutto continuava a ricambiare il mio sguardo.

"Perché devi andare via?" domandai incoscientemente. Non avrebbe dovuto dare spiegazioni a me, lo sapevo, ma eravamo stati così bene in quei cinque minuti, o forse qualcuno in più, che tutti i momenti in cui lo avevo allontanato avrei voluto non farlo.

"Niente di importante, devo solo tornare a casa." e, senza aspettare nemmeno una mia risposta, si avviò verso la sua moto, prese il casco e se lo mise.

Ero davanti la porta della mia casa, mentre lo guardavo e speravo si girasse per salutarmi, o anche per lasciarmi uno sguardo, ma andò via.

Andò solo via, mentre io rimasi seduto sulle scale esterne a pensare a tutto ciò che era appena successo, fino a che non rientrai in casa, sbuffando.

Dalla tasca del mio giubbino, appeso all'attaccapanni, presi il foglietto che mi diede proprio Jungkook qualche giorno prima, con il suo numero segnato sopra, e lo aprii, guardandolo.

Scossi la testa alla mia stupida idea. Non avrei potuto mandargli un messaggio, soprattutto non in quel momento. Lo accartocciai e lo riposai dove lo tenevo prima.

Da quel momento in poi, quella giornata, la passai studiando per il giorno dopo e per distrarmi il più possibile.

Any reason to stay || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora