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Taehyung

"Taehyung, ma mi spieghi cos'è successo in questi giorni?" mi chiese Jimin, mangiando delle patatine sul mio letto. Avevamo entrambi le gambe incrociate ed eravamo uno di fronte all'altro.

Non avevo la minima idea di come spiegargli tutto ciò che fosse accaduto nella mia vita in quell'ultimo periodo, ma alla fine iniziai il discorso, senza tralasciare nulla. Sapevo di poter contare sempre sul mio migliore amico, anche se le nostre vite sembravano aver preso due strade differenti.

Entrambi avevamo avuto i nostri problemi a cui pensare, ma quando uno dei due stava male era consapevole di avere la spalla dell'altro su cui piangere, sempre.

Nonostante quello, avevo deciso di non disturbarlo dopo il mio litigio con Jungkook, perché avevo bisogno di stare da solo e perché Jimin mi sembrava così felice grazie a Yoongi, e non volevo rovinare la sua spensieratezza.

Gli raccontai degli alti e bassi che c'erano stati tra me e Jungkook, delle sue parole, delle mie parole, dei nostri gesti e dei miei pensieri. Gli dissi che allontanarmi da quel ragazzo per qualche giorno mi era stato utile, perché avevo capito che stargli lontano non sarebbe stata la soluzione.

Poi aggiunsi che, proprio il giorno prima, avevamo parlato e lo avevo perdonato, o meglio, stavo provando a perdonarlo. Lo stesso Jungkook sapeva che non sarebbe stato facile per noi tornare al nostro rapporto di prima, ma sperai che si impegnasse e che ci provasse.

Volevo vedere fino a quanto si sarebbe spinto per me, volevo capire se entrambi fossimo arrivati a quell'equilibro che tanto bramavo, e dentro di me sperai che non si arrendesse al primo ostacolo e che provasse a essere forte per entrambi, perché io non ne sarei stato in grado, non in quel momento.

Il mio migliore amico non disse niente, semplicemente mi guardò e mi abbracciò, e niente riuscì a fermare le lacrime che iniziarono a scorrere sulle mie guance.

Mi sussurrò che sarebbe andato tutto bene, che lui era lì per me, che se qualcosa mi faceva stare bene allora era la scelta giusta, che senza dolore non c'era la felicità, e io glie ne fui incredibilmente grato.

Capii che se avessi parlato con Jimin molto prima sarei stato in grado di prendere decisioni migliori, magari sarei stato un po' meno male. Forse soffrire con la consapevolezza di avere qualcuno con sé era molto meglio che piangere e disperarsi da soli.

Non sapevo in che modo ringraziarlo, non c'erano parole per dirgli quanto gli volessi bene, quindi lo strinsi a me, senza aggiungere altro.

-

Passarono due ore da quando Jimin era arrivato a casa mia e gli avevo raccontato tutto. Non stavo più piangendo già da un bel po', e lui aveva appena finito di raccontarmi tutte le esperienze che aveva trascorso con Yoogi, e aggiunse che quest'ultimo fosse parecchio preoccupato per il suo migliore amico, Hoseok, perché era giù di morale per colpa della partenza dell'amico di Namjoon, Seokjin.

In quel momento eravamo stesi sul letto, uno affianco all'altro e con le nostre spalle che si toccavano. Stavamo guardando un film di cui non sapevo nemmeno il nome e, nonostante fosse di genere drammatico, da come avevo capito dalla trama, io e Jimin stavamo ridendo per tutt'altro, ignorando completamente le scene che si stavano susseguendo davanti ai nostri occhi.

Quasi non sentii il campanello suonare, se la persona non avesse bussato una seconda volta. Stoppai il film e dissi a Jimin di aspettarmi.

Uscii dalla mia stanza e aprii la porta, bloccandomi all'istante. Davanti a me c'era Jungkook che sorrideva e che aveva in mano una vaschetta di gelato.

"Ciao." mi disse e io deglutii, sentendo il mio cuore battere all'impazzita. Non sapevo cosa dire, quindi lo guardai in silenzio.

"Tae, chi è?" chiese Jimin, correndo verso di me "Jungkook- oddio, quello è gelato?" chiese sorridendo e saltellando.

"Al pistacchio." ammise Jungkook, palesemente in imbarazzo.

"Se me ne mettete un po' in un bicchiere vado via." disse il mio migliore amico, ricevendo uno sguardo infuocato da parte mia "Va bene, ho capito, lasciatemene un po', ciao!" e poi uscì, lasciandomi da solo con Jungkook.

"Entra." sussurrai, spostandomi e facendolo entrare. Andammo in cucina e lui posò il gelato sul tavolo.

"Volevo portarti qualcosa, spero ti piaccia." mi domandò, avvicinandosi a me. Sembrava essere tornato a suo agio da quando Jimin era andato via, e mi chiesi come potesse riuscirci, soprattutto dopo la nostra conversazione della sera prima.

"Sì." risposi, prendendo due cucchiai e porgendogliene uno. Aprii la vaschetta e iniziai a mangiare, in silenzio.

Ero felice che fosse venuto a casa mia, facendomi capire che volesse passare del tempo con me, ma avevo continuamente l'ansia e la paura che tutto ciò non fosse reale, che tutto fosse frutto della mia immaginazione e delle mie speranze, e che magari, quando mi sarei risvegliato, sarebbe crollato tutto, ancora.

"È buono, non pensi?" Jungkook spezzò il silenzio che si era calato fra di noi, e io alzai lo sguardo su di lui.

"Sì." dissi per la seconda volta. Non sapevo come portare avanti la conversazione e probabilmente nemmeno lo volevo.

Amavo quando tra di noi c'era quella quiete in cui potevamo capirci senza parlare, ma in quel momento quella nostra abilità sembrava essere sparita. La complicità tra me e Jungkook non la sentivo più con noi e sperai che quella fosse solo una fase.

"Hai della panna?"

"È nel frigo."

Lo vidi alzarsi e cercare negli scompartimenti del frigorifero. Avevo gli occhi sulle sue spalle e, quando si voltò, i nostri occhi si incrociarono. Arrossii per l'imbarazzo di essere stato beccato a fissarlo e per la bellezza a cui le mie iridi avevano assistito.

Jungkook era l'uomo più bello della Terra. Niente e nessuno avrebbe potuto farmi cambiare idea.

"Posso metterla sopra?" mi domandò e io annuii, così lui iniziò la sua opera d'arte di panna sul gelato.

Fu troppo tardi quando mi accorsi che la sua mano fosse puntata verso di me, e me ne resi conto solo quando avevo ormai il naso pieno di panna. Ero stato così impegnato a guardare lui che nemmeno me ne accorsi.

"Jungkook!" esclamai, spalancando gli occhi, non riuscendo però a evitare un sorriso, che vidi crescere anche sul suo volto.

"Sei bellissimo." sussurrò, avvicinandosi a me e leccandomi la parte del naso ricoperta di panna. Fui sicuro di essere avvampato, ma non cercai di nasconderlo, perché ormai già mi aveva visto.

"Scemo." sussurrai, mettendo una mano sulla guancia e il gomito sul tavolo, abbandonando tutto il peso della testa sul braccio.

Jungkook allungò una mano e mi accarezzò una guancia, guardandomi nello stesso modo in cui io ero sicuro di guardare lui, come solo due innamorati potevano fare.

E forse lo eravamo davvero.

Any reason to stay || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora