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Taehyung

Erano un paio di giorni, o forse qualcuno di più, in cui avevo chiuso ogni contatto con i social o con il mondo. Ogni tanto sentivo il cellulare squillare, per una chiamata oppure per un messaggio, ma non avevo mai il coraggio di controllare chi fosse.

Avevo troppa paura di leggere il nome di Jungkook, ma, allo stesso tempo, ero terrorizzato di accorgermi che non avesse sprecato nemmeno un secondo per lasciarmi anche una sola notifica.

Le mie giornate erano diventate monotone, non avevo quasi niente da fare, se non mangiare, andare in bagno e dormire, ma non trovavo nulla di interessante che mi facesse venire voglia di uscire all'aperto. Anche prendere solo un po' di aria poteva essere un buon motivo, e solo quando capii questo mi resi conto che le mie fossero solo scuse.

Ero io che non volevo trovare niente di bello da fare, ero io che non volevo uscire, ero io che non volevo divertirmi. E la causa di tutto ciò era sempre una sola persona, Jungkook.

Sentirmi debole non era mai stato di mio gradimento, e nemmeno allora lo era, ma non riuscivo a capire cosa fare per evitarlo.

Percepivo ogni attimo di tristezza come se fosse quadruplicato, come se la sofferenza avesse la necessità di perforarmi il corpo e di arrivare alla mia anima, per distruggermi ancora, più di quanto non fossi già.

Era come se il mondo volesse farmi fuori in un secondo, e a essere onesti quasi quasi ci stava anche riuscendo. Ero consapevole che, se non avessi fatto niente per evitarlo, a breve, ne sarebbe stato in grado.

Ma io non avevo più le forze per ribellarmi, quindi decisi che avrei assorbito i colpi, senza fare altro per impedirmi di stare male.

Più che decidere quello ne fui obbligato, perché, se ne fossi stato in grado, avrei fatto di tutto per evitarlo.

-

Riuscii ad alzarmi dal letto, per qualcosa che non fosse un bisogno primario, solo al quarto giorno, dopo la mia completa agonia.

Mi avvicinai al telefono, ormai completamente abbandonato sulla scrivania della mia stanza. Sospirai e lo accesi, notando mille notifiche. Alcune erano di Instagram, altre di Twitter e di KakaoTalk.

Aprii quest'ultima applicazione,  vidi che diverse persone mi avessero mandato qualche messaggio, ma, ovviamente, i miei occhi caddero sul contatto di Jungkook, con soli cinque messaggi da leggere.

Lentamente risposi un po' a tutti, partendo da Jimin, che mi aveva chiesto se fossi vivo almeno un centinaio di volte, poi passai a qualche altro mio amico, e uno di loro mi colpii particolarmente.

Si chiamava Park Bogum, un mio ex compagno di Università, che mi chiedeva di uscire in uno di quei giorni, ma, per quanto fosse stato gentile, mi ritrovai a dire che gli avrei fatto sapere a breve, perché, in quel momento uscire era l'ultimo dei miei desideri.

Infine andai sulla chat di Jungkook, leggendo quei pochi messaggi in cui si scusava, inutilmente, e in cui mi chiedeva se stessi bene.

Risi e decisi di non rispondere, pensando, ironicamente, a quanto si fosse impegnato per lasciarmi due messaggi in croce.

Se credeva di essere sulla giusta strada per ottenere il mio perdono aveva sbagliato di grosso. Apprezzai che avesse pensato a me, almeno un minimo, però pensai che avrebbe potuto provarci un po' di più.

Non feci nemmeno in tempo a spegnere il cellulare che arrivò una chiamata. Guardai chi fosse e il mio cuore perse un battito quando lessi il nome di Jungkook.

Sospirai e tossii un paio di volte, per rigenerare la mia voce che non produceva una parola da quasi una settimana.

"Pronto?" dissi semplicemente.

"Taehyung? Oddio." sussurrò "Come stai? Tutto bene? Perché non hai risposto ai miei messaggi e alle mie chiamate?" iniziò a riempirmi di domande, come se gli importasse veramente qualcosa di me.

"Senti, Jungkook, pensavo di essere stato chiaro, proprio come lo sei stato anche tu, quindi adesso non fingere che non sia successo niente." dissi subito, perché non avevo la minima intenzione di essere preso ancora in giro, poiché se fosse accaduto di nuovo non lo avrei sopportato.

"Perché non vuoi ascoltarmi? Io- mi dispiace, va bene?" ammise. La sentii la sua voce che quasi si spezzava, ma non avrebbe mai potuto capire come mi sentissi e come mi fossi sentito io in precedenza.

"Non dirmi che ti dispiace per farmi felice, abbiamo già parlato e basta." chiarii, provando ad essere convincente.

"No, Taehyung, tu hai parlato." ribatté lui, prontamente.

"E tu non hai risposto! Non hai fatto niente per farmi capire che mi stessi sbagliando, quindi non osare provare a far ricadere la colpa su di me." iniziai ad alterarmi, e fui sicuro che la mi rabbia la stesse percependo anche lui.

"Non volevo farlo, vorrei solo parlare con te faccia a faccia e mentre siamo entrambi lucidi." sussurrò dolcemente, ma non sarei caduto nella sua trappola, credendo ancora alle sue inutili parole.

"Ti ho detto tutto ciò che dovevo dirti, Jungkook, e non voglio sentire le tue parole, ho già tutto chiaro." e staccai, senza aspettare una sua risposta, probabilmente perché non volevo sentirla davvero, o forse perché, ancora una volta, ero spaventato dalle sue parole.

Come se ciò che avesse potuto dirmi avrebbe potuto davvero rovinare le cose più di quanto non fossero già, ma sentirsi dire tutto a voce era completamente diverso, significava dover accettare al massimo ciò che non ero ancora in grado di ammettere, perché ero davvero convinto che io e Jungkook avremmo potuto avere un'altra possibilità, nonostante provassi a convincermi del contrario.

Udii il mio telefono squillare altre volte, fin troppe, e quello mi obbligò a spegnerlo, perché sapevo bene da parte di chi fossero ed ero consapevole che sarei ceduto e che avrei finito per rispondergli, dicendogli di venire a casa mia e di parlare, finendo poi per perdonarlo, perché mi conoscevo bene e sapevo che Jungkook fosse il mio punto debole e che, probabilmente, lo sarebbe sempre stato.

Any reason to stay || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora