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Yoongi

Alzai lo sguardo dal telefono per portarlo verso la porta della cucina, quando sentii il portone di casa venire bruscamente chiuso. Assottigliai lo sguardo confuso e, quando vidi Jungkook entrare nella mia stessa stanza con le vene del collo sporgenti e le mani chiuse in due pugni, mi alzai e mi avvicinai a lui.

"Vieni, siediti qui." gli misi le mani sulle spalle, da dietro, e lo aiutai a sedersi su una sedia. Quando Jungkook si comportava in quel modo o era arrabbiato oppure triste, ed era meglio non fare domande e aspettare che parlasse da solo, quando se la sarebbe sentita.

Mi sedetti di fronte a lui e lo sentii ispirare ed espirare velocemente, i suoi occhi guardavano oltre la mia testa, in un punto non definito. Sembravano persi. Jungkook, in quel momento, sembrava perso.

"Cosa ho fatto, cosa ho fatto-" continuava a ripetere, come una cantilena. Lo guardai confuso, ma lui non sembrava fare caso a me. Mormorava frasi sconnesse e senza senso, o almeno, per me non ne avevano uno.

Avevo visto Jungkook in quelle condizioni poche volte nella mia vita. Era come se stesse sprofondando, ma io lo conoscevo, lui affrontava le situazioni a testa alta e provava a far credere a tutti che non gli importasse di niente e di nessuno, ma io, essendo il suo migliore amico, riuscivo a leggergli dentro solo ascoltando il modo in cui respirava.

Eppure, in quel preciso istante, non riuscii a capire cosa stesse succedendo. Non avevo la minima idea del perché Jungkook fosse in quelle condizioni e, di conseguenza, non sapevo come comportarmi.

Hoseok era uscito e quindi avrei dovuto vedermela da solo, ma avevo paura che, quella volta, non sarei riuscito a farcela nel modo in cui avevo sempre fatto.

Solo in quel momento mi accorsi che Jungkook avesse smesso di parlare. In quel momento nella stanza si sentiva solo il suo respiro troppo accelerato e pesante.

"Kook, te la senti di dirmi cos'è successo?" chiesi, dolcemente e tranquillamente, cercando di contagiarlo con la mia calma. Lo vidi scuotere la testa e iniziare a tremare leggermente.

Fino a quel momento non mi aveva mai guardato negli occhi, ma, quando lo fece, notai tutto ciò che non avrei mai voluto vedere.

Vuoto. Le sue iridi trasmettevano un sentimento che, in Jungkook, non avevo mai visto. Era sempre stato arrabbiato, triste, angosciato, stanco, ma mai vuoto e deluso. E la cosa peggiore era che quelle emozioni non fossero scatenate da qualcuno di esterno, ma da sé stesso.

"Yoongi io-" cercò di dire una qualunque frase, ma non glie lo permisi.

"Shh." sussurrai, prendendogli le mani e stringendole tra le mie "Amico, andrà tutto bene, non so cosa sia successo, ma adesso devi respirare profondamente e cercare di controllare il battito del tuo cuore." annuii, cercando di trasmettergli positività.

"Il mio cuore, Yoongi." lo sentii dire, poi alzò una mano, togliendola dalle mie, e la avvicinò al suo petto "Io non pensavo di poter provare- queste cose, Yoongi, quindi perché adesso mi sento così...vuoto?" continuò, guardandomi negli occhi come non aveva mai fatto prima. Sembrava aspettarsi una risposta dal sottoscritto, ma io non sapevo cosa dirgli.

E solo allora capii cosa stesse succedendo al mio migliore amico, per la prima volta nella sua vita. Si stava innamorando, ma, evidentemente, le cose non sembravano andare bene.

"Kook, per caso c'entra Taehyung?" provai a chiedergli, cercando di essere il più delicato possibile, ma quella, mio malgrado, non era affatto una mia qualità.

"No." rispose lui in modo secco, spostando lo sguardo da me alla finestra alle mie spalle, facendomi capire che, al contrario di ciò che mi aveva appena detto, io ci avessi preso alla grande, ma non avrei insistito oltre, l'ultima cosa che volevo era che si alzasse e che se ne andasse per colpa della mia sfacciataggine.

"Va bene, vuoi un po' di acqua?" cambiai argomento, sperando che in quel modo si calmasse e decidesse di rendermi partecipe di ciò che stava provando e dei suoi sentimenti.

"No." sussurrò "Vorrei solo sparire." ammise. Per un secondo mi chiesi se il ragazzo seduto davanti a me fosse davvero Jeon Jungkook, il mio migliore amico, che aveva sempre avuto un'autostima più forte di una tempesta, ma che, in quel momento, stava venendo risucchiato dalle sue emozioni più oscure e tenebrose.

E allora compresi che la situazione fosse peggiore di quanto avessi immaginato, che Jungkook stesse passando cose che non aveva mai affrontato e che non sapevo se sarei stato in grado di evitare un suo crollo.

"Kook-" provai a parlare, ma venni interrotto da lui che si alzò in piedi e mi guardò tristemente.

"Non dire niente, Yoon, non ti preoccupare, riuscirò a tornare come prima, tu non fare niente, non chiedermi niente, per favore." disse, facendo qualche passo indietro e poi uscendo dalla cucina, lasciandomi da solo.

Misi le mani nei capelli e cercai di pensare alle ragioni che avessero potuto ridurre Jungkook in quel modo, ma non riusciva a venirmi niente in mente. Jungkook non era il tipo che si abbatteva facilmente, e quindi non riuscivo a capire cosa fosse stato tanto pesante da farlo reagire in quella maniera. Dubitavo che l'amore potesse fargli provare tutte quelle sensazioni negative.

Passai il resto del tempo a farmi domande, a cercare di capire come avrei potuto aiutare il mio migliore amico, e rimasi con mille pensieri nella mente, per ore.

Sarei voluto andare da lui, anche solo per stargli vicino, ma sapevo che avesse solo bisogno di stare in solitudine, e speravo davvero che riuscisse, almeno lui, a capire come uscirne a testa alta e felice come prima.

Anche se Jungkook, completamente felice, non lo era mai stato, e volevo tanto che, magari un giorno, sarebbe riuscito a esserlo.

I minuti passavano e io continuavo a chiedermi come si potesse salvare una persona che non vuole essere salvata.

Any reason to stay || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora