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Taehyung

Presi un grande respiro e scesi dalla mia auto, chiudendola a chiave. Mi incamminai verso il luogo in cui sarei dovuto andare e fermai i miei passi appena mi ritrovai davanti la fontana.

Seduto sul bordo, vidi Jungkook con una sigaretta tra le dita e il viso alzato verso il cielo che, piano piano, diventava arancione, colorato dal tramonto.

Ero dietro di lui, quindi non poteva vedermi.

"Ieri potevi entrare." ripresi a camminare, andando a sedermi al suo fianco. Si voltò verso di me, prendendo un tiro dalla sigaretta, l'ultimo, per poi schiacciarla sotto un piede.

"Cosa?" mi chiese. I nostri occhi si mescolavano tra di loro ed i nostri visi erano vicini, più di quanto avrebbero dovuto essere normalmente.

"Ti ho sentito ieri, fuori la mia porta, potevi suonare al campanello."

Avevo la gola secca, ogni cosa che avrei voluto dirgli la stavo dimenticando e la mia salivazione non aiutava. Avere Jungkook così vicino a me non giovava a mio favore.

"Come hai fatto a sentirmi?" domandò, muovendosi in avanti e sedendosi più vicino a me. Le nostre ginocchia si toccavano, così ritirai la mia mano, situata sul marmo dietro di me, per evitare che toccasse la sua.

Ero arrivato lì con l'intento di sapere il motivo per cui il giorno prima fosse fuori casa mia, ovviamente dopo avergli fatto capire quanto fossi arrabbiato, ma quel ragazzo girava sempre tutto.

"Ero, casualmente, dietro la porta." alzai le spalle "Ma non è questo il punto." strisciai un po' indietro, senza rischiare di cadere nella fontana "Perché eri lì?" chiesi ciò che, effettivamente, volevo sapere.

Ero in quel posto, dove ero consapevole che lo avrei trovato, solo per quello, niente di più.

"Niente, volevo solo-" lo sentii deglutire e sospirare "niente, Taehyung, non volevo niente." si girò dall'altro lato, opposto a dov'ero io.

No, quella volta non gli avrei permesso di ignorarmi e di andare via. Non ancora.

Con tutto il coraggio che riuscii a raccattare alzai la mia mano sinistra e presi il suo mento, poi, senza fargli male, gli girai il viso verso di me.

Non oppose resistenza, non mi allontanò e non mi allontanai io. La mia mano, come se fosse controllata da qualcuno che non fossi io, si alzò verso la sua guancia sinistra.

"Perché fai così?" chiesi, inclinando la testa verso destra e guardando i suoi occhi. Le sue pupille si allargarono di poco e, se non fossimo stati così vicini, nemmeno me ne sarei accorto.

"Sei tu, Taehyung." rispose, mettendo il suo palmo sul dorso della mia mano, ancora sulla sua guancia.

"Io?"

"Sei tu il motivo per cui faccio così." ammise, lasciandomi ancora più perplesso, ma, prima che io potessi ribattere, continuò a parlare "Non so cosa sia, ma quando ci sei tu non capisco le mie stesse azioni."

Il respiro accelerò e il cuore sembrava essere impazzito. Ciò che diceva non aveva senso ed ero a conoscenza del fatto che non potesse significare ciò che pensai.

Scossi la testa e mi allontanai. Le nostre mani non erano più in contatto, proprio come le nostre ginocchia e i nostri occhi. Mi ero alzato, ma non sarei andato via.

Anche lui copiò le mie mosse, mettendosi di fronte a me.

"Non so quanto possa essere positiva la cosa che mi hai appena detto."

"Non so nemmeno cosa significhi, ma hai ragione, non è affatto una cosa positiva."

E, che io provassi le sue stesse sensazioni, poteva risultare anche peggio. Quindi scelsi la soluzione più facile, cioè tenere quelle emozioni per me.

"Voglio che tu sappia che sono ancora molto arrabbiato per ciò che è successo, ma," cambiai argomento "anche io sono stato un po' esagerato." odiavo ammettere le mie colpe, eppure, se quello fosse stato l'unico modo per tornare a parlarci e a essere ciò che eravamo, qualsiasi cosa fossimo, avrei potuto provarci.

"Sono io il problema," ammise, e io feci un passo verso di lui "è normale il modo in cui hai reagito, io avrei fatto molto peggio." rise.

"Quando vorrai dirmi cosa è successo puoi farlo, so che c'è una ragione importante."

Probabilmente, una volta tornato a casa, quando non avrei avuto più i suoi occhi fissi nei miei e il suo corpo così vicino al mio, mi sarei maledetto per tutta la dignità che stavo mettendo in gioco, ma, dopo giorni e giorni in cui non parlavamo, e dopo aver litigato pesantemente, avevo capito che non sarei riuscito ad andare avanti in quel modo.

"Adesso abbiamo chiarito?" mi chiese, nonostante sapesse già la risposta.

"Ne hai di strada da fare per farti perdonare." gli feci l'occhiolino, ironicamente.

"Posso iniziare da stasera, o hai altro da fare?"

"Ho tutto il tempo che vuoi."

"Allora andiamo." disse infine, prendendomi il polso con una mano e trascinandomi in qualche posto.

-

Dopo qualche minuto di camminata, Jungkook si fermò, facendo in modo che io gli sbattessi contro la sua schiena, preso alla sprovvista da quel gesto.

"Eccoci." si mise al mio fianco, lasciandomi il polso. Mi guardai intorno ma non vidi niente, solo il buio della notte, che da poco era scesa, e qualche albero.

"Che ci facciamo qui?" mi voltai verso di lui. Non mi rispose, ma lo vidi sedersi per terra per poi trascinarmi con lui.

"Guarda in alto." sorrise, allora seguii le sue indicazioni, e insieme ci voltammo a guardare il cielo.

Era pieno di stelle. In ventidue anni della mia vita, non ne avevo mai viste così tante.

"I posti belli di Seoul li conosci tutti tu." ridacchiai, stendendomi sul prato e mettendo le mani sotto la mia testa e, con la coda dell'occhio, vidi Jungkook fare lo stesso.

"Se mi perdonerai ti porterò in tantissimi altri luoghi." e, per quanto sapessi che stesse scherzando, sperai davvero succedesse ciò che disse.

"Potrei pensarci solo per girare tutta la città."

"Mi sento offeso." girò il capo verso di me, così feci lo stesso. Vidi il sorriso sulle sue labbra e, di conseguenza, mi leccai le mie, sorridendo di rimando.

"Tra poco devo andare." cambiai argomento, vedendolo poi mordersi l'interno guancia.

"Dopo ci pensiamo."

Il mio cuore faticava sempre di più a ignorare le sue parole. E lo stesso faceva la mia mente.

Any reason to stay || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora