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Taehyung

Quando mi svegliai, il giorno dopo, aprii gli occhi e guardai verso il soffitto. Mi strofinai gli occhi con le mani chiuse in due pugni, poi mi alzai dal letto.

Presi un paio di jeans e una maglia leggera a maniche corte. Sarei dovuto andare a pranzo da mia zia, Hyejin, quindi andai in bagno e mi preparai velocemente.

Erano le dodici e mezza quando uscii di casa. Ero in ritardo, infatti aprii velocemente la portiera della macchina e mi sedetti nella mia Hyundai grigia, poi iniziai a guidare verso il centro di Seoul.

La parcheggiai e scesi. Camminai per qualche minuto e arrivai davanti al suo palazzo, suonando al campanello.

"Chi è?" sentii chiedere dalla sua voce e, istintivamente, sorrisi.

"Sono Taehyung, zia!" esclamai e dopo poco vidi il portone aprirsi automaticamente.

Salii le scale fino al secondo piano, trovando mia zia già sul ciglio della porta. Mi avvicinai e la abbracciai, non ci vedevamo da fin troppo tempo e mi era mancata molto.

"Ti stavo aspettando, perché hai fatto così tardi?" mi domandò, stringendomi forte.

"Mi sono svegliato poco fa." ridacchiai, staccandomi e guardandola. Sorrideva anche lei.

"Ieri sei uscito?" mi chiese "Aspetta, parliamo dentro, vieni." mi invitò ad entrare.

"Tae!" sentii urlare appena entrai in cucina, trovandomi davanti mia cugina che mi corse tra le braccia.

"Eunhui!" sorrisi, ricambiando il suo abbraccio.

Nonostante avesse sei anni in meno a me la adoravo e andavamo molto d'accordo. Lei mi raccontava tutto, da come andava a scuola fino ai ragazzi che le piacevano, e io le davo sempre consigli, che funzionavano per la maggior parte delle volte.

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"Oggi Joonwon non c'è," disse Hyejin triste, posando i tre piatti sul tavolo, sedendosi di fronte a me e di fianco a Eunhi "doveva lavorare, e mi scuso con te da parte sua." mi guardò negli occhi.

"Zia, non fa niente, tornerò anche un'altra volta, così staremo tutti e quattro insieme." la rassicurai.

"Raccontami un po' come va la tua vita, Tae, dai." disse lei, iniziando a mangiare il piatto di Dolsol Bibimbap, un insieme di riso, verdure e uovo crudo, che mia zia Hyejin sapeva quanto amassi.

In più di dieci anni che avevo passato a vivere in quella casa quasi tutte le domeniche le avevamo passate a mangiare solo quello.

"Niente di che, sempre le solite cose. Vado all'Università, studio e qualche sera esco con Jimin." risposi sinceramente.

"Fra poco dovrai sostenere l'esame di laurea, vero?" chiese Eunhui, che sapeva perfettamente ogni qual volta avrei dovuto avere un esame. Era come il mio calendario personale.

"Già, a fine mese." ammisi, annuendo con la testa "A voi come va?" domandai, voltando lo sguardo da mia zia a mia cugina.

"Iniziare il terzo anno dello scientifico è stato traumatizzante." sbuffò la più piccola, facendomi ridere.

"Sai che se hai bisogno posso aiutarti." ripetetti per la millesima volta da quando lei ebbe iniziato il liceo, anche se sapevo che non mi avrebbe mai dato la soddisfazione di chiedermi una mano. In quell'aspetto era proprio uguale a me, voleva sempre fare tutto da sola.

"Parlare con lei, di questo, è una battaglia persa, lo sai." disse infatti zia Hyejin.

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Appena finimmo di pranzare, aiutai a sparecchiare e poi, qualche ora dopo, avvisai entrambe che sarei dovuto andare via.

"Perché così presto?" mi chiese Eunhui, imbronciandosi.

"Domani ho lezione all'Università, Eun, sono già le sette." mi giustificai, cercando di non farmi convincere, dai suoi occhioni e dalle sue braccia che mi strinsero subito, a rimanere per un altro po' di tempo.

"Eunhui, lascialo andare, ha detto che tornerà quando papà sarà libero dal lavoro, per stare tutti insieme." le disse mia zia, facendola allontanare.

"Ci conto che torni presto." mi disse lei, sorridendomi.

"Ma certo." ricambiai il sorriso.

"La prossima volta che vieni voglio che mi porti qualche ragazza, eh." mi raccomandò  Hyejin, facendomi un occhiolino.

"O un ragazzo." ribatté la più piccola, facendo girare sua madre verso di lei e portandomi a corrucciare le sopracciglia "Che c'è? Non ho detto niente di male." continuò, innocentemente.

"In effetti." annuì zia, tornando a guardare me.

"Non porterò nessuno, né una ragazza e né un ragazzo, sto benissimo da solo." risposi prontamente.

"Poi ne riparliamo, adesso vai via, dai." mia zia mi condusse alla porta, aprendola e spingendomi fuori.

"Mi stai cacciando?" domandai ironicamente.

"No, però se parliamo ancora e si fa tardi dai la colpa a me." affermò lei.

"Ma è successo solo una volta!" esclamai, ormai già fuori.

"Due volte!" urlò Eunhui. Poi mi ritrovai il legno della porta davanti agli occhi.

Ridacchiai scuotendo la testa, dirigendomi verso l'uscita del palazzo.

-

Mentre camminavo per arrivare alla mia macchina, sentii delle voci. Avrei dovuto far finta di nulla, continuando ad andare avanti, ma proprio non ce la feci. Seguendo il mio udito, dopo qualche secondo, mi ritrovai di fronte ad un vicolo cieco. Mi nascosi dietro al muro, per non farmi scoprire, e di conseguenza nemmeno io riuscivo a vedere chi fosse lì, sia per la mancanza di illuminazione, che per la mia posizione.

"Cosa non capisci di ciò che dico? Tu e il tuo amichetto dovete muovervi, perché io posso anche essere paziente, ma sapessi solo quanto non lo sia il mio amico, lo capisci questo?" disse uno di loro.

"Se è così cattivo come dici tu, perché non è venuto lui stesso da me, come mi ha scritto?" ribatté un altro.

"Ti sei fatto ingannare da uno stupido messaggio, pensi davvero che ne saresti uscito vivo da qui se fosse venuto lui?" domandò ironicamente la voce del primo.

"Mi avrebbe ucciso? Ne sei sicuro?" chiese il secondo, ridendo.

"Fossi in te non riderei, che è riuscito ad aspettare due anni solo per il patto, ma adesso state sforando il tempo dato. Non ti conviene sfidare né lui, né me, né noi altri, che la testa te la faccio saltare io stesso, senza pensarci due volte, intesi?" poi si udì un tonfo. Ero sicuro avesse spinto l'altro per terra o contro un muro.

Spalancai gli occhi e, senza farlo apposta, il dorso della mia mano sinistra andò a sbattere contro la parete dietro di me, come per appiattirmi su di essa. Fece rumore e, per evitare di urlare, misi la destra sulle mie labbra.

Ci fu un completo silenzio per i secondi successivi, poi mi allontanai da quel posto, camminando a passo spedito verso la mia macchina. Ci entrai e poggiai la testa sul sediolino, chiudendo gli occhi, cercando di ristabilizzare il battito del mio cuore.

Sperai solo non mi avessero visto.

Any reason to stay || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora