Capitolo 02

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(T/n) (T/c) POV

Mi svegliai di colpo per colpa di un incubo, quello che facevo più spesso.

-Mamma mia...

Presi il telefono e guardai l'ora. Mancavano tre minuti al suono della sveglia.
Disattivai la notifica della sveglia e mi alzai.
Andai a fare una doccia e subito dopo torno in camera mia a vestirmi.
Non ne avevo voglia di fare nulla, tanto meno andare a scuola.
Presi la divisa dall'armadio e la indossai di malavoglia. Era un completo con gonna nera e una camicia bianca a maniche corte, essendo quasi estate, con il logo del liceo. Giacca anch'essa nera, ma non l'avrei indossata con il caldo che c'era fuori. Per concludere la divisa scolastica, un nastrino nero da legare al colletto della camicia con un fiocco.
Finito di vestirmi, scesi al piano di sotto a fare colazione.

Non mi accorsi dell'orario. Mancavano dieci minuti al suono della campana, ed io ero ancora a casa. Me ne accorsi solo quattro minuti dopo.

«Oh cazzo!» imprecai.

Ero molto in ritardo, considerando che il tragitto tra casa mia e scuola era di minimo quindici minuti a passo svelto.
Presi lo zaino correndo e mi misi le scarpe.
Uscii di casa, ed iniziai a correre il più in fretta possibile.
Non dovevo permettermi di arrivare in ritardo una terza volta in sette giorni.

Mentre correvo, presi il telefono da tasca e guardai l'ora.

-Sto correndo da quattro minuti e non sono neanche a metà strada?

Ansimando per la stanchezza, aumentai la corsa il più possibile, quasi fino a non sentirmi quasi più le gambe.
Superato metà del tragitto, sento qualcuno suonarmi il clacson. Mi girai di sfuggita, vedendo che il guidatore non era altro che un mio compagno di classe. È stato bocciato varie volte, per questo, anche essendo in primo liceo, aveva la patente.
Mi fermai davanti al suo sportello e mi appoggiai al finestrino per riprendere fiato, con la speranza che mi avesse dato un passaggio.

«Serve un passaggio?» disse lui.

-Mi ha letto nel pensiero!

«Se- se stai andando- a scuola, si!» gli risposi ansimando.

«Dai salta su.»

Buttai lo zaino dentro la macchina e mi gettai a peso morto sul sedile dalla stanchezza.

«Cerca di fare piano, se no te ne vai a piedi.»

«Stavo... stavo correndo» dissi.

«Non morire qua dentro che l'ho appena pulita.» scherzò. «Prima scendi dall'auto.»

Gli lanciai un'occhiataccia, appoggiando poi la testa al sedile cercando di riprendere fiato.
Non capivo perché mi avesse suonato e addirittura fatta salire in auto. A scuola mi ignora come tutti gli altri e non abbiamo una chissà che di amicizia.
Con quel suo commento sembrava che non si riferisse nemmeno a me. Era il tono che solitamente si usa con qualche amico, e di certo io non lo ero.
Ero in imbarazzo, sia per il silenzio in quel momento che per la confidenza del ragazzo.

«Ma non potevi uscire prima?» mi chiese d'un tratto il ragazzo.

«Non mi sono accorta dell'ora...»

Lui si mise a ridacchiare guardando avanti. «Allora cerca di controllare più spesso l'orologio.»

Presi il telefono e guardai l'ora. «La campana è suonata un minuto fa. Non puoi accelerare?»

«Siamo quasi arrivati. E poi, dovresti ritenerti fortunata che ti abbia vista correre come una pazza.»

Lo guardai male. «Non mi piace arrivare sempre in ritardo!» ribattei.

-𝚁𝚎𝚍 𝚂𝚔𝚢 ▪︎ {Kirishima Eijirou X Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora