Capitolo 40

107 8 4
                                    

(T/n) (T/c)'s pov

La porta si chiuse. Cadde il silenzio nella stanza; c'eravamo solo io e quella villain Toga.
Lei si mise le scarpe, avvicinandosi poi a me. Io indietreggiai, andando a sbattere contro il lettino d'ospedale. La ragazza si fermò.

«Non fare storie. Hai sentito Tomura-kun, dobbiamo curarti!»
«Da che cosa dovete curarmi?! Non ho nessuna malattia!»
«Non farà male. È solo un aghetto!»
«A... ago? Vuoi prelevarmi il sangue? A quale scopo?!»

La villain allungò il braccio verso il mobiletto accanto al lettino, prendendo proprio una siringa.
I suoi occhi gialli mi fissavano intensamente. Lo stesso e identico sguardo che aveva qualche ora prima, solo più... tranquillo. Lei era tranquilla; chissà a cosa pensava fissandomi quasi incantata.
Alzò la siringa, prendendola poi con entrambe le mani e osservandola subito dopo.

«Eppure non mi sembra chissà quanto grande.» le sue pupille tornarono su di me. «Se ti fa paura questo, è meglio se ti sdrai; non ci vorrà di certo qualche secondo.»
«No.» affermai. «Non mi infilerai quell'ago nel braccio e tantomeno non mi farete proprio un bel niente!»

Abbassò la siringa mettendo il broncio. Questa ragazza avrà sì e no la mia età, eppure da come si comporta non sembra nemmeno.
Le mura bianche da cui siamo circondate e la luce eccessiva non aiutavano molto nella situazione, soprattutto perché in quella stanza non c'erano finestre, quindi, zero possibilità di capire dove mi trovassi.
Trovarmi in un luogo del genere era proprio una delle ultime cose a cui potessi anche solo immaginare; ovviamente dopo del risveglio in una stanza con via d'uscita solo una porta blindata.

«Perché perdi così tanto sangue, (t/n)-chan?»
«Eh...?»
«Ti avevo appena bendato la ferita, eppure ora stai macchiando il bellissimo pavimento bianco!»

Le parole della bionda mi fecero abbassare lo sguardo a terra, vedendo che effettivamente stavo nuovamente perdendo sangue dalla ferita fatta proprio dalla stessa ragazza che me l'aveva bendata.
Le goccioline di sangue mi scorrevano lungo tutta la lunghezza delle gambe andando ad unirsi al liquido già presente sul pavimento da chissà quanto.

«Questa stanza è forse la più bella di tutto questo posto! Non sporcarla!» mi rimproverò la ragazza andando poi a prendere un panno. «Con questi incidenti non finiremo mai in tempo! Tomura-kun non mi affiderà più niente!»

Mi guardai attorno rapidamente, rimanendo poi ad osservare il tavolino accanto al letto: ogni cosa al di sopra di esso era inutilizzabile come difesa o per riuscire anche solo ad uscire da questa dannata stanza.
Approfittai però di quel momento di distrazione della villain per avvicinarmi alla porta. Certo, potevano esserci i suoi compagni fuori, ma non potevo sicuramente uscire da un'altra parte.
A passo felpato raggiunsi la porta, voltandomi un'ultima volta verso la ragazza per assicurarmi che fosse ancora impegnata a cercare. Non vedendola attenta alla sottoscritta mi voltai verso la porta, abbassando la maniglia e uscendo correndo dalla stanza senza guardarmi dietro.
Avevo il batticuore.
Avevo paura... paura di ciò che poteva farmi quella ragazza.
Salvarmi la vita... una marea di stronzate.

Lungo tutto il corridoio notai con la coda dell'occhio molte porte uguali alla stessa che rinchiudeva me in quella specie di cella al mio risveglio. La maggior parte di esse erano socchiuse o del tutto aperte, ma l'angoscia che mettevano tutte quante ad un solo e sfuggito sguardo, era terribile.
La paura che avevo nel ricordo di qualche minuto prima era forse peggio del fatto stesso. Cinque miseri minuti saranno passati in quell'asso di tempo in cui ripresi conoscenza, eppure i miei ricordi mi lasciavano sensazioni di paura e claustrofobia, come se in quella stanza ci fossi stata mesi.

I miei passi facevano più rumore del previsto nel mentre che correvo. Tuttavia, non mi fermai.
Il solo pensiero di ciò che poteva farmi quella villain mi fece solamente aumentare il passo. Mi bloccai però quando vidi una porta che faceva proprio finire il corridoio. Era tutta malandata e ricordava parecchio una porta di una casa abbandonata.
Presi un respiro profondo. Impugnai la maniglia.
Presi un altro respiro e la abbassai.
Se solo quella fosse stata l'uscita mi sarei potuta salvare. Però non era affatto così.
Non appena la porta si aprì, l'attenzione di tutte le persone in quella stanza cadde su di me. All'interno di quelle quattro mura vi erano chissà quanti villain, tuttavia, uno tra tutti suscitò il mio interesse più di chiunque altro in quell'istante; non faceva parte di quelli che mi avevano rapita: era immobilizzato con delle cinghie che lo tenevano fermo su una sedia al centro della stanza. Il suo sguardo faceva capire che non si aspettava di vedermi in questo luogo e in queste circostanze.
Bakugou...!
Le urla erano le sue e solamente le sue. Era ovvio che avevano preso anche lui essendo un bersaglio di questa banda di pazzi!

-𝚁𝚎𝚍 𝚂𝚔𝚢 ▪︎ {Kirishima Eijirou X Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora