27.

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JAMES

James era in silenzio seduto sul suo letto. Albus era fuori insieme a Scorpius. Tra le mani teneva la busta bianca che aveva ricevuto a Natale. Era il biglietto del treno per Londra dove Teddy avrebbe avuto un corso per tatuatori.

Dopo Natale non si erano più visti, ma si erano scambiati qualche messaggio.

James non sapeva più come comportarsi. Sapeva che Teddy era impegnato con Victoire e il bambino che aspettavano, per questo, nonostante gli mancasse un sacco, non gli aveva mai chiesto di vedersi.

Però gennaio era terminato e mancavano solo due settimane a quel viaggio a Londra, avrebbe dovuto dare una conferma a Teddy.

James sospirò. Quel giorno non era andato al lavoro. Sì alzò dal letto e andò in bagno a farsi una doccia.

Sotto il getto di acqua calda si insaponò i capelli, la mente che vagava libera.

Sarebbe andato a trovare Teddy quella sera, così magari con la scusa di uscire a mangiare qualcosa, gli avrebbe detto del viaggio.

Voleva partire con lui, voleva passare due giorni in sua compagnia, solo loro. Così come era successo a Paradise.

Poi i suoi pensieri andarono a Patrick. Come avrebbe spiegato la sua assenza?

James si portò una mano al fianco, senza nemmeno pensarci. Quel calcio lo aveva ferito più nell'orgoglio che fisicamente.

Quell'uomo era violento e ossessivo con lui. Però... C'era sempre qualcosa che gli piaceva di lui, che lo eccitava.

Sospirò mentre versava il bagnoschiuma sulla spugna. Se non avesse rotto con Teddy, se lui non avesse adesso un figlio a cui badare, non sarebbe mai finito insieme a Patrick.

Ci aveva lavorato insieme per anni, perché adesso si era improvvisamente fatto avanti? James nemmeno lo aveva notato.

Inizialmente gli era pure sembrato un omofobo del cazzo.

Il modo di guardare lui e Nika quando venivano sorpresi abbracciati.

Quelle occhiate gelide...

James chiuse gli occhi.

Perché diavolo stava pensando a Patrick?

Sì sciacquò dalla schiuma e chiuse l'acqua. Sì avvolse nell'accappatoio morbido e si guardò allo specchio.

Doveva parlare con Teddy. Aveva bisogno di stare con lui, scappare dalla realtà per due giorni.

Solo loro, così come era successo a Paradise. Gli mancava un sacco.

Mentre James si copriva con i boxer si chiese se avrebbero mai messo piede a Paradise.

Alle sette James era pronto e scese in cucina.

Ginny si voltò verso il figlio.

"Stai uscendo? A quest'ora?" Chiese la donna che stava preparando la cena.

"Hem, si. Vado a mangiare con Teddy..." Disse.

Ginny sorrise dolcemente.

"Ma certo. Sono felice quando vi vedo insieme..." Disse la donna lasciando il figlio perplesso.

Non le fece alcuna domanda ma scappò dall'appartamento e salì in macchina diretto allo studio di tatuaggi del maggiore.

Parcheggiò davanti alla vetrina e scese dalla vettura, spingendo la porta.

Julian, il collaboratore di Teddy, sollevò lo sguardo confuso.

"Stiamo chiudendo" disse.

"Lo so. Non sono qui per tatuarmi, ma per Teddy. Sono James" disse all'uomo che annuì confuso e poi andò via a chiamare il giovane nell'altra stanza.

⁓Jeddy⁓ ParadiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora