✔︎ 15. Missione di salvataggio

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Aprì gli occhi a fatica; le palpebre erano ancora pesanti a causa di un sonnifero iniettato – la confezione di medicinali e la siringa sul tavolo lo confermò. Avevo le gambe intorpidite dalla corsa e le strette cinghie intorno alle caviglie permettevano a stento al sangue di circolare. Il punto in cui Teresa mi aveva colpita alla testa faceva un male cane e l'ambiente circostante era ancora sfocato; ero stata legata ad una sedia – mani e piedi bloccati – e lasciata da sola a riprendere conoscenza.
Cercai di guardarmi intorno, ma le cinghie mi impedivano di muovermi troppo e l'unica cosa che riuscì a vedere fu un microscopio, un fazzoletto sporco di sangue e una siringa ancora sigillata.

Cominciai ad agitarmi sulla sedia, tirando le cinghie con le ultime forze che mi erano rimaste. Dietro di me, dei passi sul pavimento cominciarono a muoversi nella mia direzione «Smettila» la voce di Teresa tremava, era come se avesse pianto fino a pochi momenti prima «Non puoi davvero pensare di rompere quelle cinghia a mani nude.»

«Liberami, allora.»

«Io–»

Poi, la voce che per ultima avrei preferito sentire irruppe nella stanza, rimbombò tra le mura fredde e mi provocò un brivido – di rabbia, di terrore, di disgusto «Non credo che sia possibile, Kathrine» sorpassò Teresa, poggiandole una mano sulla spalla, e arrivò in prossimità della sedia a cui ero legata. Il suo perfido e caratteristico sorriso era stampato sulle sue labbra e, seppur trasandato e sporco di sangue, la sua aria strafottente non minacciava di sparire «Teresa ha fatto una scoperta interessante. Perché non glielo dici?»

Il mio sguardo, allora, si posò su mia sorella: gli occhi azzurri erano tristi, stanchi e sul punto di versare nuovamente delle lacrime. Serrò le labbra per contenere un singhiozzo e respirò profondamente con il naso. Ci mise un po' prima di guardarmi negli occhi e quando lo fece, nonostante tutto quello che mi aveva fatto, l'unica cosa che avrei voluto fare era abbracciarla. Dopotutto era mia sorella, l'unica famiglia che mi era rimasta e, mettendomi nei suoi panni, capì solo in quel momento che lei stava cercando solo di fare la cosa giusta, di rendersi utile e di lottare per trovare una cura – che essa esistesse o meno. E, mettendo da parte il risentimento e la delusione, riuscì a sorriderle leggermente per incoraggiarla a parlare «Ho trovato la cura» i miei occhi si spalancarono per lo stupore. Per tutto quel tempo avevo pensato che stesse lottando inutilmente, che avesse sacrificato la sua unica sorella e i suoi unici amici vanamente. Ma, alla fine dei giochi, il suo sacrificio aveva portato a dei frutti «Però per averla... per averla io... io devo–» asciugò le lacrime con il pollice e i suoi occhi si erano fatti improvvisamente rossi.

Janson, alle sue spalle, aveva preso la siringa sigillata tra le mani e, dopo averla liberata dall'involucro, la porse a mia sorella «Avanti, dillo.» la cattiveria e la rabbia con cui si rivolse a lei mi fece ribollire il sangue nelle vene, e divenni ancora più sicura che se mi avessero liberata lo avrei strozzato a mani nude.

«La cura è una combinazione del tuo sangue con qualche goccia di quello di Thomas» che cosa? Il mio stupore si fece ancora più visibile in viso. E, d'improvviso, il motivo per cui Mary ci volle entrambi nel tendone dopo essere arrivati all'accampamento del braccio destro, per salvare Brenda, fu chiaro. E fu chiaro anche il motivo del suo tradimento: lei sapeva «Ho già suo sangue a sufficienza, ma per ottenere il tuo – ottenerne abbastanza – io dovrei...» abbassò lo sguardo. Lasciava scorrere le sue lacrime senza vergogna adesso.

«Ucciderti» Janson completò la frase per lei. Cominciai a dimenarmi ancora più di prima; mi ero appena riunita ai miei amici, a Newt, e per un gesto di pura idiozia ero caduta nella sua trappola mortale «Mi dispiace, piccolina, ma è così che deve andare.»

Le mani di Teresa tremavano e più avvicinava la siringa al mio braccio più il battito del mio cuore aumentava.
La mia determinazione e il mio impulso mi avrebbero fatta morire prima o poi, lo sapevo io stessa che gesti sconsiderati non potevano portare a niente di buono, ma morire per mano di mia sorella era l'ultimo degli scenari figurati nella mia mente.

Teresa cercò di mantenere una mano ferma, poi un singhiozzo la scosse e ritirò il braccio «Non posso farlo.»

Janson grugnò di frustrazione, strappandole la siringa di mano e spingendola via con il braccio «Stupida ragazzina!» il suo sorriso malefico si intensificò alla visione delle mie lacrime. Mi afferrò il braccio, stringendo con forza, e avvicinò la siringa alla vena che, a causa del mio pallore, spiccava sulla mia pelle.

Prima che potesse fare un altro movimento, però, un forte suono di vetro rotto irruppe nella stanza e, intorno a me, mille frammenti si depositarono sul pavimento. Janson cadde a terra e, dietro di lui, Teresa gettò a terra quello che era rimasto del contenitore frantumato. Si precipitò verso di me, liberandomi dalle cinghie con fatica a causa delle sue mani tremanti.
Janson si teneva la testa dolorante, mentre il sangue aveva iniziato a sgorgare sul pavimento.

«Teresa...» mi era rimasto poco fiato nei polmoni e mia sorella mi abbracciò di slancio prima ancora che potessi rimettermi in piedi.

«Mi dispiace» pianse sulla mia spalla «Mi dispiace così tanto, non avrei mai dovuto fare tutto questo, non a te.»

«Va tutto bene» cercai di rassicurarla «Ti voglio comunque bene.»

«Che scena commovente» Janson era riuscito ad alzarsi in piedi e, con il sangue a coprire parte della sua faccia e il ghigno sulle sue labbra, era più terrificante che mai «Temo dovremmo rimandare, perché voglio la mia cura.»

La giacca che indossava si era tagliata in diversi punti, incluso il braccio. Fu in quel momento di puro panico che i miei occhi caddero sulla sua pelle scoperta in quel punto: le vene pulsanti, il colore violaceo e le spaccature profonde.

Janson voleva la cura perché sarebbe diventato uno spaccato senza.

«Tu...» i miei occhi rimasero fissi sulla sua pelle mentre continuavo ad indietreggiare ad ogni passo che lui compiva verso di noi.

«Sorpresa, ragazzina.»

Rimasi immobilizzata sul posto fino a che non sentì le braccia di Teresa spingermi verso l'uscita «Vattene via!»

nota dell'autore
Scusate la lunghissima assenza, mi rendo conto di avervi fatto aspettare parecchio per un aggiornamento.
Chiedo scusa, ma mi sono voluta godere l'ultima estate prima dell'ultimo anno e, di conseguenza, della maturità.
Nel frattempo, ho avuto anche il tempo di guardare la trilogia di Fear Street su Netflix e vedere la mia amatissima Emily Rudd – ovvero la prestavolto di Allison – sullo schermo.

𝗧𝗛𝗘 𝗖𝗥𝗔𝗡𝗞𝗦 ━ 𝖙𝖍𝖊 𝖒𝖆𝖟𝖊 𝖗𝖚𝖓𝖓𝖊𝖗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora