✔23. Il collante

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Qualsiasi altra persona sarebbe stata felice, al settimo cielo, di poter scappare da una prigionia che durava da due anni, ma l'unica cosa che riuscivo a provare io era una grande sensazione di vuoto. Dettata dal fatto che avessi lasciato morire sia Chuck che Gally? Decisamente sì.
L'unica cosa che, dentro al labirinto, riusciva a mantenerti sano era l'amicizia, quel legame di fratellanza indissolubile che si era creato con il passare del tempo; eravamo una famiglia, che si supporta e, spesso e volentieri, si sopporta.
Faceva schifo ammetterlo ma ogni raduraio rappresentava un pezzettino del mio cuore, chi più grande chi più piccolo, e in questo momento era a pezzi.
Un macigno dalle enormi dimensioni sopra al mio corpo sarebbe stato meno doloroso, eppure quel masso lo avevo sul cuore. E faceva troppo male, era decisamente insopportabile, più insopportabile di Minho.

«ehi, stai bene?» chiese Newt, accarezzandomi la spalla.
«una ragazza forte in questo momento risponderebbe con un 'sì' secco, eppure non me la sento di essere forte ora. No, non sto bene.»
«tu sei forte, molto più di quanto immagini. E, molto probabilmente, più di quanto io possa immaginare.» Newt era bravo con le parole, riusciva sempre a convincermi con ciò che diceva. Era il suo dono; sproloquiare. La mia situazione era delicata, però, e niente mi avrebbe tolto dal cuore quello sfissiante peso che mi torturava.
«forse il labirinto non era così male.» gli dissi sottovoce, lui mi guardò male «almeno Chuck e Gally erano vivi...» aggiunsi subito.
Mi lasciò un bacio sulla tempia, avvicinandomi ancora un po' di più a lui «non è colpa tua.»
«Gally voleva uccidere me, è colpa mia.» una lacrima traditrice mi solcò la guancia, proprio nel momento in cuo avevo cominciato a volermi fare forza.
Newt passò il pollice sotto alla mia guancia «non devi piangere, ok? Mettiti in testa che non è colpa tua, o dovrò ripetertelo fino a che non vorrai uccidermi.», io riuscì a sorridergli «sei la persona più forte che conosca.» mi sorrise lui.
Gli lasciai un bacio sulle labbra, era letteralmente il mio angelo custode, il collante che teneva saldo il mio cuore, che tendeva facilmente a frantumarsi.

«sono felice di vedere che siete sempre i soliti smielati.» commentò Minho.
«sono felice di vedere che sei sempre il solito rompiscatole.» rispose Newt.
Minho gli fece l'occhiolino e riprese a guardare la vista del mondo esterno dal finestrino dell'elicottero.

«quando scenderemo da questa diavoleria vorrò vederti sorridere, perché finalmente sei libera. Puoi farlo per me?» mi chiese Newt.
Alzai gli occhi al cielo «non posso prometterlo.»
«sei odiosa lo sai? Da quando ho memoria non riesco a ricordarmi una volta in cui tu mi abbia assecondato.» poi si voltò offeso.
«Newt,» lo chiamai io, lui si voltò «ti amo.»
«anche io ti amo.»
Poggiai la testa sulla sua spalla «devi promettermi una cosa.»
«tutto quello che vuoi.»
Strinsi la sua mano alla mia «d'ora in avanti, qualunque cosa succeda, non lasciare la mia mano, ok?»
Saldò la presa della sua mano con la mia «te lo prometto.»


In quel momento mi sentivo al sicuro, sotto la sua protezione. Non potevo sapere che cosa ci aspettava nel mondo esterno. Non sapevo che quella promessa non avrebbe potuto manterla, non per sempre almeno.

𝗧𝗛𝗘 𝗖𝗥𝗔𝗡𝗞𝗦 ━ 𝖙𝖍𝖊 𝖒𝖆𝖟𝖊 𝖗𝖚𝖓𝖓𝖊𝖗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora