✔ 04. Ecco la ragione

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ᴅɪsᴄʟᴀɪᴍᴇʀ
Questo capitolo che state per leggere è ambientato due anni prima delle vicende narrate nel resto del libro.


«Quanto tempo ci vorrà prima che lo capiscano?» chiese Thomas, sottovoce.

«Non lo so, non ci vorrà molto però.» risposi.

Eravamo seduti sul pavimento della mia stanza, in attesa che le guardie di W.C.K.D venissero a prendermi. Quella mattina avevo firmato la mia condanna a morte ed era solo questione di tempo prima che ne pagassi le conseguenze.

«Non vuoi neanche provare a scappare?»

«E dove potrei andare?» chiesi guardandomi intorno «Questo posto è un vicolo cieco. Ci sono guardie ovunque.»

«Cavolo» sospirò portandosi la testa tra le mani «Perché diamine l'hai fatto?»

«Non lo so» risposi «La verità è che pensavo di farlo per loro, ma probabilmente l'ho fatto per me.»

Thomas non capì «E questo che significa?»

«Non ne posso più di stare qui dentro, Thom. È soffocante!» esclamai esasperata «So per certo che non mi lasceranno andare via, così ho fatto l'unica cosa che mi sembrava ragionevole.»

«Infrangere le regole ti sembra ragionevole?» chiese lui accigliato «Lo sai cosa ti succederà adesso?»

Io annuì, abbracciando le mie ginocchia con le braccia «Mi manderanno nel labirinto, lo so.»

Thomas cominciò ad accarezzarmi la schiena con la mano, poi mi abbracciò «Non hai paura?» chiese in un sussurro.

«Mentirei se ti dicessi di no» gli risposi, poi sciolsi il nostro abbraccio per guardarlo negli occhi «Dimenticare tutto è la parte che mi fa più paura. Non avrò più niente e dovrò ricominciare da capo.»

«Vorrei che potessimo tornare indietro.» ammise lui tirandosi in piedi. Cominciò a fare avanti e indietro per la stanza, torturandosi le pellicine delle mani con i denti.

«Thom» lo chiamai io, alzandomi in piedi «Promettimi che non la darai vinta a questi figli di puttana, per favore. Ho bisogno di saperlo prima di andare.»

«Te lo prometto» mi rassicurò lui. Prese le mie mani nelle sue e cominciò ad accarezzarmi i palmi «Aiuterò Mary dall'interno e farò in modo di liberarti.»

«Non farti beccare, però. Non voglio che ti succeda niente.»

La verità era che Thomas era più mio fratello di quanto Teresa fosse mia sorella. Eravamo cresciuti, praticamente, insieme.

«Starò attento.»

Ci abbracciammo e un bussare insistente alla porta ci fece sussultare. Le guardie entrarono, aprendo la porta con violenza, dirigendosi verso di me. Mi afferrarono per le braccia e mi strattonarono fino a portarmi via dalla mia stanza. Lanciai a Thomas uno sguardo triste, quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei visto: non mi sarei più svegliata con il suo incessante bussare alla porta, non avrei più potuto sistemare i laboratori insieme a lui – ed era la cosa più divertente del mondo perché, alla fine, la stanza era più in disordine di prima –, non avremmo più potuto ridere di Janson e prenderlo in giro chiamandolo uomo ratto, non avrei più potuto deriderlo alla vista delle sue guance rosse e impacciataggine quando si rivolgeva a mia sorella... non avrei avuto più niente di Thomas.
Le guardie chiamarono l'ascensore e digitarono il tasto del piano terra – o sottoterra, dato che era un sotterraneo buio e tetro – e mi trascinarono al suo interno.

«Ce l'abbiamo, capo.» annunciò una guardia al suo walkie-talkie.

Quando arrivammo al sotterraneo Janson era lì ad aspettarci, con lui anche le dottoresse del progetto labirinto. C'era una poltrona in mezzo alla stanza, terribilmente simile a quella di un dentista, e di fianco un tavolino attrezzato di aghi e siringhe, una delle quali contenenti il liquido giallo – il reset lo chiamavamo io e Thomas.

«Vorrei dire che non me lo sarei mai aspettato da te, figlia mia» cominciò Janson avvicinandosi a me con le mani dietro alla schiena «Ma non è così.»

«Risparmiati la ramanzina, papà. So cosa ho fatto.»

Lui sorrise languido e mi posò due dita sotto al mento «Vorrei tanto poter evitare tutto questo, ma quello che hai fatto è imperdonabile, bambina mia.»

Con un gesto delle dita incaricò le guardie di farmi sedere e legarmi alla poltrona. Le dottoresse, nel frattempo, cominciarono ad armeggiare con gli aghi e la siringa contenente il reset.

«Ti credevo più furba, Kathrine» sospirò Janson «Stai dando via la tua memoria, la tua vita, per salvare dei ragazzini che non sanno nemmeno chi sei» mi derise lui «Certo, tu li hai conosciuti. Ma loro? Loro non si ricordano neanche chi tu sia. Allora dimmi, ne è valsa la pena?»

«Se questo significa dimenticarmi di te e di tutto il male che si fa qua dentro, allora sì.» risposi.

Lui mi guardò torvo, inclinando leggermente la testa di lato «E Thomas? Tua sorella? Tua madre?» chiese «Vale la pena scordarsi anche di loro?»

Deglutì la mia saliva, gli occhi iniziarono a pizzicarmi e non sapevo come rispondere. Avrei rinunciato al ricordo di Janson, di W.C.K.D, di Ava Paige e di tutti gli esperimenti rivoltanti a cui avevo assistito e, anzi, avrei fatto di tutto pur di non ricordarmene mai più. Ma con i ricordi brutti se ne vanno anche quelli belli; se ne va Thomas, se ne va Teresa, se ne va mamma.

«In qualunque caso, ormai il danno è fatto, giusto? Non c'è la minima possibilità che tu la passi liscia per quello che hai fatto» concluse lui, avvicinandosi per lasciarmi un bacio sulla fronte, io mi dimenai per ritirarmi ma la sedia mi teneva immobile «O bambina mia, mi mancherai.»

Le dottoresse si avvicinarono a me, tenendomi fermo il braccio per poi iniettarmi la siringa di reset. La vista cominciò ad annebbiarsi e persi qualunque potere che avevo sul mio corpo. Le voci e i rumori attorno a me cominciarono ad affievolirsi e, senza neanche rendermene conto, chiusi gli occhi.

Il primo rumore che sentì dopo la convalescenza fu un forte e cigolante rumore meccanico. Mi tirai a sedere e mi accarezzai la tempia con la mano. La testa mi girava e non sapevo dove mi trovassi. Un tonfo di fianco a me mi fece voltare e un ragazzo biondo mi scrutò con attenzione. Alzando gli occhi potei notare molte facce che mi osservavano dall'alto.

Il ragazzo biondo mi porse la mano «Benvenuta nella radura, pive» mi disse, io afferrai la sua mano, sorreggendomi a lui per alzarmi.

Lo osservai confusa «Tu chi sei?»

«Mi chiamo Newt.»

ɴᴏᴛᴀ ᴅᴇʟʟ'ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Questo sarà l'unico capitolo con un throwback e il motivo per cui l'ho scritto lo capirete nel prossimo capitolo.
Adesso mi ritiro, ci vediamo con il prossimo capitolo (che cercherò di scrivere quando posso).

𝗧𝗛𝗘 𝗖𝗥𝗔𝗡𝗞𝗦 ━ 𝖙𝖍𝖊 𝖒𝖆𝖟𝖊 𝖗𝖚𝖓𝖓𝖊𝖗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora