✔ 06. Qualcosa in cui credere

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Gli ultimi giorni passati alla W.C.K.D erano stati addolciti dalla presenza di Clerk. Cominciai a considerarlo come un potenziale confidente, disposto ad ascoltare e a sproloquiare abbastanza da cambiare argomento di discussione in tre secondi, mantenendo un filo connettore in grado di distrarmi da tutto ciò che potesse tormentarmi: poteva essere considerato come il Newt della W.C.K.D... solo che non era Newt.
C'era qualcosa in lui che riusciva a ricordarmi ognuno dei ragazzi che avevo conosciuto nella Radura; l'ironia di Minho, il coraggio di Thomas, la disponibilità di Frypan, la forza di Gally e lo spirito da leader di Alby. Ciò riusciva a farmeli mancare ancora di più e a farmi domandare ogni giorno se fossero ancora vivi e se stessero facendo qualcosa per salvarmi. O se, semplicemente, avevano deciso di dimenticarsi di me.
Passavo intere giornate in compagnia di Clerk, ascoltandolo mentre di perdeva a parlare di poesia, scienza e chissà quali altri argomenti complicati. C'era sempre un momento in cui mi fermavo a pensare a quanto tempo sarei dovuta rimanere prigioniera prima che i miei vecchi compagni trovassero un modo per farmi uscire viva da quella situazione. C'erano altri momenti, invece, in cui mi fermavo a ragionare sul fatto che non conoscessi neanche un aspetto della vita di Clerk e mi chiedevo se anche lui avesse una storia da raccontare, oltre a quelle epiche narrate da Omero e Virgilio.

Così glielo chiesi e basta; di raccontarmi qualcosa della sua vita che non sapesse nessuno e che mi permettesse di capire qualcosa sul suo conto. Lui rise un po' imbarazzato e mi disse che ero davvero una ragazza senza filtri, come aveva sentito dire. Poi iniziò a raccontare.

«Sono nato in Inghilterra, poi i miei genitori si sono trasferiti quando ero piccolo per motivi di lavoro. Non conoscevo nessuno, avevo sette anni ed ero spaesato. Vedevo gli altri bambini divertirsi tra di loro, si conoscevano tutti tra di loro e io mi isolavo. Nessuno era veramente interessato al bambino nuovo con l'accento strano» poi alzò gli occhi al soffitto e accennò un sorriso «Tranne ad una persona. A lei interessava di me» mi guardò e io potei notare i suoi occhi lucidi. Gli sorrisi, incoraggiandolo a continuare «Mi vide da solo, nel cortile, e si avvicinò. Si sedette vicino a me e mi sorrise; mi scaldò il cuore» sospirò pesantemente «Poi arrivò l'eruzione. I miei genitori mi portarono qui, al laboratorio, e mi dissero che sarei stato al sicuro. Che questo era il mio posto» continuò, guardando la stanza attorno a sé con disprezzo «Mi sentivo in gabbia qui dentro. Di nuovo avevo quella orribile sensazione di essere fuori posto. Ma quando mi portarono insieme agli altri bambini e la vidi... tutto sembrava di nuovo al posto giusto. Siamo cresciuti insieme e così anche i nostri sentimenti» sorrise «Era inevitabile d'altronde, passavamo tutto il nostro tempo insieme, senza mai separarci un secondo. E alla fine era ovvio che ci saremmo innamorati, era chiaro a tutti che sarebbe finita così. Poi però-» si interruppe per tirare su con il naso. Si morse anche il labbro inferiore, sul punto di piangere «Un giorno non riuscivo più a trovarla. Avevo provato a cercarla ovunque ma era come scomparsa. Arrivai alla sera che ero distrutto, non sapevo dove fosse o se stesse bene» la prima lacrima gli scese lungo la guancia «Janson mi chiamò nel suo ufficio. Io non sapevo cosa volesse da me, ma immaginai volesse parlarmi della sua improvvisa s-s-comparsa» balbettò, affranto dalle lacrime che ormai, copiose, gli bagnavano il volto triste «Avevano scoperto che non era immune. Io capì immediatamente, la procedura contro i non-immuni è la prima cosa che ti spiegano quando arrivi qui.»

«Loro la hanno...?»

«Uccisa?» continuò la mia domanda. Io annuì «Sì, la uccisero» rispose «Il mondo mi crollò addosso. Continuavo a chiedermi perché, tra tutte le persone, l'eruzione avrebbe dovuto prendersi proprio lei. Perché il mondo aveva voluto portarmi via l'unica persona che mi aveva ridato la vita, l'amore, qualcosa in cui credere...»

«Ed è per questo che hai iniziato a lavorare per W.C.K.D?»

«Sì. Ho pensato che non avrei più permesso che potesse capitare a qualcuno la stessa cosa che era capitata a me. Non avrei più permesso che qualcuno perdesse la persona più importante della sua vita a causa dell'eruzione. Promisi a me stesso che avrei aiutato a trovare una cura... lo promisi a lei» si fermò per asciugarsi le guance con le maniche della sua felpa «Adesso sono passati anni, non hanno ancora trovato una cura e io ho perso la speranza che ne esista una. Sono stufo di aspettare un qualcosa che non arriverà mai, quindi se vuoi fottere il sistema io ti sosterrò.»

«Ci ho già provato, ma è tutto inutile» lui annuì e io ripensai alla sua storia «Mi dispiace molto per quello che hai passato, ma sono certa che lei sarà fiera di te.»

«Anche se ho mollato?»

«Anche se hai mollato.»

Lui annuì incerto, però non rispose per qualche istante. Lo osservai cercando di capire cosa gli passasse per la testa. E, come a leggermi nella mente, interruppe il silenzio «Tu ce l'hai una persona che ti dà qualcosa in cui credere?»

Io annuì, tenendo la testa bassa per non fargli notare la mia estrema malinconia e gli occhi brillanti «Si chiama Newt.»

«Eravate insieme nel Labirinto?»

«Sì» risposi «Fino a quando non siamo finiti nella Zona Bruciata e mia sorella ha rovinato tutto.»

«Lui è ancora là fuori?»

«Lo sono tutti i miei vecchi compagni» dissi «O almeno spero.»

«Probabilmente stanno organizzando la tua fuga» scherzò «Chi lo sa, magari adesso sbucano proprio da quel condotto e ti portano via da qui.» continuò indicando una grata sul muro.

«Se non si sono dimenticati di me.» sussurrai.

«È impossibile dimenticarsi di te» controbattè «E se lo hanno fatto è perché ti considerano abbastanza in gamba da fare fuori questi stronzi da sola.»

«Ed è una buona cosa che mi lascino da sola a combattere questa battaglia?»

«Tu pensi che lo sia?» chiese «Sei solita accettare l'aiuto degli altri?»

«Non esattamente» risposi «Questo non significa che posso portare il peso del mondo sulle spalle.»

«Ovvio che no» concordò lui, poggiandomi una mano sulla spalla «Tu hai fiducia in loro?»

Io annuì «Sarebbe stupido non farlo. Sono le ultime persone che mi sono rimaste.»

«Allora non hai motivo di preoccuparti» mi rassicurò «Verranno a prenderti.»

«Spero solo che tu abbia ragione.»

Lo spero davvero tanto.

¯ ˢᵖᵃᶻⁱᵒ ᵈᵉˡˡ'ᵃᵘᵗʳⁱᶜᵉ
Mi scuso davvero infinitamente per l'assenza, ma la scuola è ricominciata e già ho voglia di rintanarmi tra le decorazioni natalizie e le domande scomode dei miei parenti, curiosi di sapere se abbia trovato il fidanzatino.
Spero solo che il risultato del capitolo sia decente e che siate diventate/i soft per Clerk - perché io lo sono.

P.s: il prestavolto di Clerk è Jordan Fisher, quindi amatelo solo per questo.

𝗧𝗛𝗘 𝗖𝗥𝗔𝗡𝗞𝗦 ━ 𝖙𝖍𝖊 𝖒𝖆𝖟𝖊 𝖗𝖚𝖓𝖓𝖊𝖗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora