L'accampamento del braccio destro era un agglomerato di tende, auto parcheggiate e armi da fuoco, da fucili a pistole a roba molto più grossa.
Il sentimento di reminescenza di quel posto, però, non scemava; era proprio come quel saggio su Platone nel quale lui parlava della sua teoria della reminescenza, per l'appunto. Anche se in realtà si trattava di una cosa molto più ampia: la teoria girava attorno all'esistenza di un mondo ideale, che lui aveva definito iperqualcosa. Questo mondo era identico al nostro, anzi, era il nostro mondo ad essere identico all'altro.
Non che la cosa mi fosse stata molto chiara, non era una lettura semplice, ma la parte in cui parlava dell'anima l'avevo letta e riletta talmente tante volte da impararla a menadito: la nostra anima, prima di nascere, conosce ogni cosa grazie all'iperqualcosa e poi, una volta che noi nasciamo su questo mondo, dimentichiamo tutto ciò che sapevamo in precedenza.
Io ero di certo ignorante in filosofia, non sapevo neanche cosa fosse prima di fare quella lettura prima di scappare nel deserto, ma quella teoria mi aveva fatto pensare a quanto la nostra situazione fosse simile a quella descritta da Platone; anche noi prima eravamo a conoscenza di ogni cosa, poi siamo entrati nel labirinto e non abbiamo più saputo niente.E allora la domanda sorse spontanea: era a quello che avevano pensato quelli di W.I.C.K.E.D? Avevano messo la nostra vita in mano ad una teoria formulata milioni e milioni di anni fa da un uomo morto e sepolto?
Sobbalzai, svegliandomi per conto mio dai miei stessi pensieri che, in qualche modo, mi stavano inquietando. Nel frattempo che formulai le mie cospirazioni sui complessi platonici i ragazzi avevano parlato di un certo Vince, ma non ero stata abbastanza attenta al resto del discorso per capire chi fosse o cosa volesse da noi —anche se non era di certo lui l'intruso lì.
Anche questo te lo dice la tua reminescenza, Allison?
Esilarante, coscienza, davvero.
«Chi sono?» chiese il presunto Vince. Era un omone con la barba e i capelli lunghi, abbastanza arruffati da poter ospitare un nido di rondini, e lo avrei anche detto ad alta voce se non avesse portato un fucile in spalla e pistole nelle tasche dei pantaloni.
«Immuni.» rispose Harriet.
Immuni? A che cosa? Al morso delle bestie di Satana nel deserto?
«E ne siamo certi?»
«Conosco quel ragazzo, Aris» Harriet lo indicò e lui fece un passetto avanti «Mi fido di lui.»
«Io no» rispose lui «Tu, controllali.»
Un altro omone si avvicinò al nostro gruppetto e cominciai a trattenere il fiato. Era normale che mi sentissi infetta nonostante, probabilmente, non lo fossi? Era normale che le mani sudassero al pensiero che non avrei fatto una bella fine se avessero scoperto che in realtà non ero immune, come credevano loro? Di certo non conoscevo i gentiluomini in questione, ma immaginavo non facesse piacere avere degli infetti nel proprio accampamento.
Fu in quel momento che Brenda svenì. Il mio istinto da medicale fu quello di gettarmi a terra accanto a lei, lasciandomi andare di peso sulle ginocchia. Jorge mi si affiancò e prese Brenda tra le braccia.
«Brenda...» la chiamò l'uomo «Brenda, guardami!»
Respirava affannosamente e non aveva una bella cera. Le labbra le si erano scurite e le vene erano visibili attraverso la pelle, cosa che prima invece non era possibile. Quella situazione mi ricordò Winston, che da un secondo ad un altro era svenuto in mezzo alla sabbia, con le vene sporgenti e le labbra tendenti al nero.
Trattenni il respiro quando Vince sollevò una benda sulla gamba di Brenda e io riuscì a scorgere le stesse ferite di Winston. L'uomo si allontanò e tirò fuori la pistola; oh caspio.Mi affiancai istintivamente alla ragazza, così come Thomas si frappose tra la pistola e lei distesa a terra. Il mio amico alzò le mani, agitandole in segno di negazione.
«Non sparare!» gridò Thomas «È successo da poco, non è pericolosa.»
«Non vogliamo spaccati qui. Se li lasciamo entrare non dureremmo più di una settimana. Adesso levati di mezzo!»
«Sì, lo capisco... lo capisco. È solo che- che io le ho detto che potevate aiutarla, okay? Ci sarà pur qualcosa che possiate fare.»
Per un momento, uno solo, pensai che Thomas fosse riuscito a calmare le acque, ma Vince sembrò irremovibile «Sì, mettere fine alla sua agonia.» e caricò la pistola.
Jeorge gridò e io fui allontanata di forza, nonostante i miei tentativi di divincolarmi, l'uomo era più forte di me. E allora chiusi gli occhi, non avrei sopportato vederla morire così, senza alcuna pietà.
«Vince! Adesso è troppo!» chiamò una voce alle spalle dell'uomo che, ancora, teneva la pistola tra le mani.
«È infetta, dottoressa. Non c'è niente che possiamo fare.»
La donna guardò prima Brenda, ancora distesa a terra, poi passò lo sguardo attentamente su tutti noi. Osservò a lungo Thomas e poi me. Cosa aveva da guardare?
La tua reminescenza non ti dice nulla su di lei?
O coscienza, vai al diavolo.
E poi, con il sorriso, rispose a tutti i miei dubbi con una sola frase: «Noi no» poi guardò me e Thomas, di nuovo «Ma loro due sì.»
Io e Thomas ci lanciammo uno sguardo confuso.
Ci conosceva?«Ciao Thomas» poi passò il suo sguardo verso di me «Ciao Kathrine.»
—ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Chiedo umilmente perdono per la pubblicazione del capitolo nuovamente in ritardo, però l'ispirazione —putroppo o per fortuna— non si può comprare. Diciamo solo che è stata una bozza complicata da buttare giù, spero comunque che il risultato sia complessivamente buono.
Buona lettura! (anche se, effettivamente, se siete qui significa che avete già letto il capitolo. Stupida me!)
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𝗧𝗛𝗘 𝗖𝗥𝗔𝗡𝗞𝗦 ━ 𝖙𝖍𝖊 𝖒𝖆𝖟𝖊 𝖗𝖚𝖓𝖓𝖊𝖗
CasualeSono passati due anni, due anni da quando Allison è arrivata nel labirinto. Sembra che l'equilibrio sia stabile, e che tutto fili liscio, almeno fino a quando due nuovi fagiolini arriveranno nella radura: Thomas e Teresa. Allison dovrà affrontare i...